lunedì 31 ottobre 2016

Chiacchiericcio#5: Lucca Comics and Games 2016



Carissimi lettori, buon Halloween! In questa giornata nebbiosa perfettamente intonata alla celebrazione (a Bologna senz'altro) ho deciso di condividere con voi un Chiacchiericcio molto speciale, dedicato tutto al Lucca Comics and Games, fiera del fumetto, dei giochi e del fantasy per antonomasia qui in Italia e a cui io ho partecipato ieri per la mia primissima volta.
Innanzitutto, i motivi che mi ci hanno spinta. Non sono una cosplayer - anche se un pensierino talvolta lo faccio - e non leggo fumetti, per non parlare dei giochi (perchè nessuno li farebbe con me, ovviamente. Che persone noiose che conoscoxD). Allora, perchè andare?
Le risposte sono due.
Brandon Sanderson e Virginia de Winter.
Per chi bazzica questi luoghi da un po' deve avermeli già sentiti nominare. Sono due scrittori fantasy che io amo moltissimo e che ieri sono finalmente riuscita a incontrare. La particolarità di questa esperienza è stata ancora più ampia, fra l'altro, perchè chissà quando Sanderson tornerà mai nelle vicinanze dalle lontane Americhe e Virginia de Winter si è mostrata per la prima volta in pubblico con questa presentazione. L'emozione è stata, in entrambi i casi, grandissima e io ho sorriso tutto il tempo come una scema.
Ma andiamo con ordine.
Nonostante tutti i miei tentativi, non sono riuscita a fare una cosa semplice come passare una foto dal telefono al blog. Avrei voluto mostrarvi quella che io e mia sorella abbiamo fatto con Sanderson, a testimonianza che si, è avvenuto davvero. Vista la mia inettitudine, però, vi rimando al mio profilo di Instagram, dove mi trovate come Virginia Fairfax Rochester, sempre con il faccione di Charlotte Bronte come foto di profilo. Là ho postato l'immagine in questione (fra l'altro, se in effetti siete curiosi e vi va di andare a vedere, secondo voi quale delle due ragazze sono? Piccola curiositàxD).
Adesso eccovi la mia versione un po' più dettagliata.
Eravamo piuttosto pochi a farci firmare i libri. Io e mia sorella ci eravamo portate i primi - e per ora unici - due volumi delle Cronache della Folgoluce: una l'ha dedicata a me, una a Teresa, personalizzandola con una piccola frase molto cara ai fan (life before death e bridge four*-*). C'è stato il tempo per un saluto e qualche domanda, la firma e le foto. Sono uscita - e non sto esagerando - con le ginocchia deboli per l'emozione. Incontrarlo, finalmente, è stato bellissimo.
L'incontro con Virginia de Winter è stato un po' più articolato, perchè non ci sono stati solo gli autografi ma anche la presentazione de La spia del mare, che io ho acquistato proprio ieri allo stand della Mondadori.
Che dirvi, senza invadere la privacy di questa bravissima scrittrice?
Virginia non me la sarei mai immaginata così. Si guardava intorno intimidita, quasi incredula di vedere che tutti noi eravamo lì per lei. La prima cosa che ho pensato, sentendola parlare, è che mi sembrava una persona dolcissima. Sui social - dove tutti siamo più disinvolti, certo - l'ho conosciuta come ironica, divertente, brillante. Si, è anche tutte queste cose, ma ha un lato di dolcezza che non mi ero aspettata e che mi ha colpita subito al cuore. Mi è piaciuto quello che ha detto e come l'ha detto; mi ha colpita con la sua disponibilità e con la sua gratitudine per noi fan. Mi ha fatta sentire importante - ci ha fatti sentire tutti importanti - dando attenzione a tutti, riservando uno sguardo e una parola affettuosa a tutti. E si, ho ANCHE le sue foto, ma voglio rispettare la sua riservatezza, che da sempre protegge, e rimarranno nel mio cellulare e nel mio cuore.
Se Sanderson e la de Winter hanno monopolizzato la giornata, c'è anche stato posto per altro. Lucca è una città bellissima e mi sarebbe piaciuto vederla con un po' più di calma, senza dover fare a pugni per ogni passo (ma quanti eravamo domenica??). La giornata era calda e soleggiata, perfetta per camminare senza meta e perdersi ad ammirare i cosplayers (bravissimi, davvero!) e mi si è scaldato il cuore nel rendermi conto che, per quanto sola con le mie stranezze possa sentirmi a volte, in Italia siamo tanti, tantissimi, tutti pronti a emozionarci, travestirci e farci chilometri solo per poterci riunire, per poter incontrare i nostri autori preferiti, scoprire un nuovo gioco/fumetto/libro.
Questa giornata, nella mia miglior tradizione, non è stata priva di ansie (per fortuna Teresa è una persona molto più pacata, altrimenti non so come fareixD). L'ansia di non trovare questo famigerato Padiglione Carducci ("Si, signorina, è dall'altra parte della città"!!) e di non arrivare in tempo, l'ansia di esserci perse a Lucca (mi perderei pure a casa mia se fosse umanamente possibile) e non per ultima l'ansia di aver perso lo shuttle per Bologna (arrivato con 30 minuti di ritardo, ci tengo a precisare. L'ansia era giustificataxD),
Ma quante altre cose belle ci sono state? Quante persone ho conosciuto, che probabilmente non incontrerò mai più, di cui magari non so i nomi? In fila per Sanderson, con altri due appassionati di fantasy (non mi capita spesso di parlare con appassionati come voi, ragazzi!); in fila per l'autografo della De Winter (ancora fantasy come se non ci fosse un domanixD). Soprattutto, il gruppo di disagiati sullo shuttle per Bologna, compagni di ansie e di giochi demenziali durati per due ore e mezzo e con i quali mi sono fatta tantissime risate, chiudendo degnamente le giornata.
Questa esperienza è stata bellissima e sono felice di averla potuta fare e di averla fatta con mia sorella. Spero di poterla ripetere, ma in ogni caso è stato uno dei giorni più emozionanti della mia vita.

Virginia



sabato 29 ottobre 2016

Recensione: Belgravia di Julian Fellowes

Titolo: Belgravia
Autore: Julian Fellowes
Traduttore: Simone Fefè
Casa editrice: Neri Pozza
Numero di pagine: 414
Formato: Cartaceo

Nel giugno del 1815, Bruxelles appare 'en fête', con le affollate bancarelle nei mercati e le carrozze aperte pitturate a colori vivaci. Nessuno immagina che l'imperatore Napoleone sia in marcia, pronto ad accamparsi sul limitare della città da un momento all'altro. La diciottenne Sophia Trenchard, tipica bellezza inglese bionda dagli occhi azzurri, non ha alcun interesse per le questioni belliche; i suoi pensieri sono rivolti a Lord Edmund Bellasis, erede di una delle famiglie più importanti della Gran Bretagna, che le ha appena procurato gli inviti per il ballo della duchessa di Richmond. La guerra ha alterato gli schemi, permettendo di tralasciare le solite regole, e l'ambiziosa Sophia è intenzionata a non lasciarsi sfuggire questa occasione, insperata per una ragazza con i suoi natali. Suo padre, James Trenchard, è "il Mago", un abile commerciante che fornisce pane e birra ai soldati. Partito da una bancarella a Covent Garden, grazie a un vero talento per gli affari, ha compiuto una vertiginosa scalata sociale, spinto dall'insopprimibile desiderio di appartenere al bel mondo. Anne, la moglie di James, sembra essere l'unica della famiglia Trenchard ad aver conservato un po' di buon senso e a ostacolare l'unione tra la figlia e Edmund Bellasis. Durante il ballo un aiutante di campo irrompe nella sala recando con sé una missiva. Le truppe francesi hanno oltrepassato il confine e gli ufficiali inglesi, le uniformi da gala ancora indosso, vengono richiamati ai propri reggimenti...
Buon sabato, amici lettori e ben ritrovati! Oggi vi propongo la recensione di un altro dei miei regali di compleanno - sono stata incredibilmente brava, ormai li ho letti quasi tutti*-* -, un libro che mi ha incuriosita fin dall'originalissima tecnica di pubblicazione. La Neri Pozza, infatti, lo ha inizialmente proposto un capitolo a settimana, facendo ritornare noi lettori ai bei tempi di Dickens e della sua rivista, che ha pubblicato con costanza nomi del calibro di Wilkie Collins ed Elizabeth Gaskell. Ovviamente, come segno dei tempi che avanzano, è cambiato il formato: non più in cartaceo, tra le pagine di una rivista, ma in digitale. Ma io, che non ho pazienza e sono tremendamente ingorda e materialista, ho preferito aspettare la pubblicazione del volume completo e me lo sono accaparrato in cartaceo. Perchè, diciamocelo, la Neri Pozza rende bene così, con queste edizioni eleganti e un po' altere. Io, pur ammirandone il catalogo e la fattura, ho cominciato solo di recente a comprarli in modo un po' più costante e, indovinate un po'? Mi è scoppiata la febbre Neri Pozza, letteralmente! La mia wl si è improvvisamente raddoppiata, nella foga un po' consumistica di avere libri su libri.
Chiusa questa digressione, eccovi il mio parere su questa lettura.
Il nostro prologo è a Bruxelles, nel 1815. Si tratta della famosa festa data dalla duchessa di Richmond, interrotta poi dall'avanzata di Napoleone, che culminerà con la sua definitiva disfatta a Waterloo. Su questo quadro realmente delineato dalla Storia si muovono i nostri personaggi fittizi: la bella e ambiziosa Sophia Trenchard, i suoi genitori e Lord Edmund Bellasis. Saranno loro i futuri protagonisti di una vicenda che vedrà il suo pieno svolgimento solo vent'anni dopo.
Non so se lo sapete, ma Fellowes è lo sceneggiatore della celebre serie tv Downtown Abbey. Io non l'ho mai vista, ma la trama si articola in questa antica magione signorile, tra i nobili e la servitù, cuore pulsante - e spesso ignorato - della casa. Anche in questo romanzo Fellowes segue nobili e domestici, ricchi e poveri, intrecciando invidie, rancori e amori impossibili. A unire questa variegata umanità un segreto, che fa capo a quel lontano ballo dalla duchessa di Richmond e che spinge i borghesi arricchiti Trenchard e i nobili Brokenhurst a interagire gli uni con gli altri e a interessarsi delle sorti di un anonimo Charles Pope, giovanissimo mercante di cotone in cerca di sostegno economico.
Il libro è scorrevolissimo e si legge molto piacevolmente. Sebbene non ci siano grossi segreti per il lettore - in realtà tutto appare piuttosto chiaro fin dagli inizi - è comunque piacevole seguire lo sviluppo dei personaggi e il modo in cui le loro vicende si intersecano. I personaggi più interessanti, a mio parere, sono stati Susan, moglie di Oliver (il figlio dei Trenchard - Anne e James) e John Bellasis, nipote ed erede dei Brockenhurst. Se il secondo è un'arrivista senza scrupoli, la prima è una bugiarda arrampicatrice sociale, un'astuta intrigante che mi ha portato alla mente la ben più complessa e affascinante Becky Sharp di quel capolavoro che è La fiera delle vanità
Il modo in cui Fellowes mescola nobiltà e servitù è piacevole, anche se non così originale. In generale, non si può riconoscere al libro altro merito che non sia quello di intrattenere piacevolmente il lettore, fine non disprezzabile e a cui adempie dignitosamente.
Vorrei però spendere due parole su alcuni personaggi.
Il protagonista della vicenda, il motore dell'azione, è il già citato Charles Pope. Egli è anche al centro di invidie e gelosie, di amore e ammirazione. Ma chi è questo Charles Pope, per dar adito a tutto questo scalpore?
Nessuno di degno di nota.
Fellowes ci porta in scena questo giovane che, miracolosamente, riunisce in sè ogni virtù: volenteroso, intraprendente, bello, virtuoso, nobile d'animo. Le qualità si sprecano e non stupisce che il povero Oliver, un personaggio che mi ha fatto molta compassione, subisca il confronto spietato che i genitori di lui gli pongono davanti.
Ecco, l'unica convinzione che ho di Charles Pope è che è un'idiota. Nonostante tutti i tentativi di Fellowes di farlo entrare nelle grazie del lettore, con me ha mancato clamorosamente il colpo, e mi sono invece trovata a simpatizzare con i detrattori di Charles, che si pongono sulla scena come personaggi molto più sfaccettati di lui, nonostante Fellowes cerchi di renderli assolutamente disprezzabili. Charles è un manichino vuoto e odioso e il mio cuore malvagio ha desiderato fino all'ultimo - senza osare sperarci - che gli accadesse qualcosa di molto brutto.
Si, sono perfida.
A parte questo appunto, il libro si è rivelato molto piacevole e mi ha lasciato il desiderio di provare, un giorno, a leggere altro di questo autore.

Virginia

mercoledì 26 ottobre 2016

W... W... W... Wednesday#13

Immagine trovata su Google e NON creata da me

Ola lettori e buon mercoledì! Siamo al giro di boa, dal mercoledì in poi il weekend si avvicina a grandi passi e io lo attendo con più ansia del solito, perchè domenica andrò a Lucca, per incontrare Virginia de Winter (e con la scusa comprare il neonato La spia del mare) e Brandon Sanderson, due scrittori che adoro*-* Saranno, fra l,'altro, due incontri speciali anche per altri motivi: Brandon Sanderson è uno dei miei scrittori favoriti di fantasy in assoluto e viene dall'America, quindi bisogna assolutamente cogliere l'occasione, mentre Virginia de Winter, pur essendo molto attiva sui social, non si è mai mostrata. Insomma, non sto più nella pelle!
Ma prima di domenica c'è mercoledì, una nuova occasione per sbirciare nelle librerie altrui e allungare un wl che ormai fa concorrenza alla famigerata Lista dei Debiti di Paperino, e tutto grazie alla rubrica ideata dal blog Should Be Reading. Tutti potete - dovete - partecipare, basta rispondere a queste tre domande:

What are you currently reading? (Cosa stai leggendo?)

What did you recently finish reading? (Quale libro hai appena finito di leggere?)

What do you think you'll read next? (Qual è il prossimo libro che pensi di leggere?)

Ovviamente mi piacerebbe molto che anche voi partecipaste, quindi non esitate a postare le vostre risposte nei commenti o, in caso, a mettere il link del vostro blog, che verrò volentieri a ficcanasare.
Ma eccovi le mie risposte!

WHAT ARE YOU CURRENTLY READING?


Nel giugno del 1815, Bruxelles appare 'en fête', con le affollate bancarelle nei mercati e le carrozze aperte pitturate a colori vivaci. Nessuno immagina che l'imperatore Napoleone sia in marcia, pronto ad accamparsi sul limitare della città da un momento all'altro. La diciottenne Sophia Trenchard, tipica bellezza inglese bionda dagli occhi azzurri, non ha alcun interesse per le questioni belliche; i suoi pensieri sono rivolti a Lord Edmund Bellasis, erede di una delle famiglie più importanti della Gran Bretagna, che le ha appena procurato gli inviti per il ballo della duchessa di Richmond. La guerra ha alterato gli schemi, permettendo di tralasciare le solite regole, e l'ambiziosa Sophia è intenzionata a non lasciarsi sfuggire questa occasione, insperata per una ragazza con i suoi natali. Suo padre, James Trenchard, è "il Mago", un abile commerciante che fornisce pane e birra ai soldati. Partito da una bancarella a Covent Garden, grazie a un vero talento per gli affari, ha compiuto una vertiginosa scalata sociale, spinto dall'insopprimibile desiderio di appartenere al bel mondo. Anne, la moglie di James, sembra essere l'unica della famiglia Trenchard ad aver conservato un po' di buon senso e a ostacolare l'unione tra la figlia e Edmund Bellasis. Durante il ballo un aiutante di campo irrompe nella sala recando con sé una missiva. Le truppe francesi hanno oltrepassato il confine e gli ufficiali inglesi, le uniformi da gala ancora indosso, vengono richiamati ai propri reggimenti...

Ed eccomi qui a smaltire un altro regalo di compleanno. Certo che, pian pianino, li sto facendo fuori tutti! Sono orgogliosa di me, mi sento legittimata a ripetere l'esperimento a Natale (fra l'altro, la wl sta tornando a lievitarexD).
Il libro in questione l'ho appena iniziato. Dopo L'isola di Arturo non sapevo cosa leggere e mi sono buttata su una lettura che mi ha fatto fare dei rapidi passi indietro, per riparare su questo allettante Neri Pozza. Vedremo come procederà:)

WHAT DID YOU RECENTLY FINISH READING?


SAVE ME AND I'LL SAVE YOU....

My name is Calla Price, and I’m one half of a whole. 
My other half-- my twin brother, my Finn-- is crazy. 

I love him. More than life, more than anything. And even though I’m terrified he’ll suck me down with him, no one can save him but me.

I’m doing all I can to stay afloat in a sea of insanity, but I’m drowning more and more each day. So I reach out for a lifeline. 

Dare DuBray. 

He’s my savior and my anti-Christ. His arms are where I feel safe, where I’m afraid, where I belong, where I’m lost. He will heal me, break me, love me and hate me. 
He has the power to destroy me. 

Maybe that’s ok. Because I can’t seem to save Finn and love Dare without everyone getting hurt. 

Why? Because of a secret. 

A secret I’m so busy trying to figure out, that I never see it coming. 

You won’t either. 


Il romanzo è un'esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L'isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote. L'isola, dunque, è il punto di una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui, nella sua isola, l'eroe ragazzo-Arturo. È una scelta rischiosa perché non si dà uscita dall'isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza.


Due letture agli antipodi, decisamente. E dire che L'isola di Arturo lo avevo abbandonato - momentaneamente - per leggere Nocte! In ogni caso, per sapere di più sulla mia opinione, qui c'è la recensione di Noctequi quella de L'isola di Arturo.

WHAT DO YOU THINK YOU'LL READ NEXT?


Pensato per un pubblico - i braccianti della California - che non sapeva né leggere né scrivere, "Uomini e topi" (1937) è un breve romanzo, ricco di dialoghi, che, nelle intenzioni di Steinbeck, avrebbe dovuto essere in seguito adattato, come difatti avvenne, per il teatro e per il cinema. Protagonisti, due lavoratori stagionali, George Milton, e l'inseparabile Lennie Little, un gigante con il cuore e la mente di un bambino, che il destino e la malizia degli uomini sospingono verso una fine straziante. Il ritratto di un'America stretta dalla sua peggiore crisi economica nella drammatica rappresentazione di un maestro.

Partendo dal presupposto che ho appena iniziato Belgravia, la prossima ipotetica lettura è Uomini e topi. Non sarà La spia del mare, per il semplice fatto che lo leggerò il weekend dopo, in modo da potermi dedicare pienamente alla de Winter, senza interruzioni di sorta*-*

Queste sono le mie letture! Spero di avervi interessati e di avervi proposto qualcosa di degno di nota. Alla prossima!

Virginia








martedì 25 ottobre 2016

Recensione: L'isola di Arturo di Elsa Morante

Titolo: L'isola di Arturo
Autore: Elsa Morante
Casa editrice: Einaudi
Numero di pagine: 379
Formato: Cartaceo
Il romanzo è un'esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L'isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote. L'isola, dunque, è il punto di una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui, nella sua isola, l'eroe ragazzo-Arturo. È una scelta rischiosa perché non si dà uscita dall'isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza.

Questo è il secondo romanzo che leggo e recensisco di Elsa Morante (qui la mia recensione de La Storia) e ormai è irrimediabile: sono innamorata. Di questo libro ancor più del precedente, se possibile. Si, non ci credevo all'inizio, ma questo romanzo mi è piaciuto ancora di più del precedente, anche se mi ci è voluto un po' per entrare nella storia e metabolizzare le differenze.
Cominciamo da quelle.
Nella Storia una delle cose che mi avevano incantata più di tutti era stata la lingua, lo stile di scrittura della Morante. Se ne L'isola di Arturo abbiamo uno stesso stile ricco e stratificato, con l'utilizzo di termini alti e dialettali insieme (si vede che sto studiando letteratura italiana, eh?xD), sempre lo stesso amore per la Parola e tutte le sue inflessioni, abbiamo però anche una significativa differenza. Garboli - che ha curato il commento alla mia edizione - definisce questo romanzo "Una piccola, criptica Achilleide resuscitata" e, in effetti, questo romanzo sembra talvolta un piccolo, intimo poema epico e di questo filone ha lo stile, specie agli inizi. Questo comporta l'utilizzo di un registro "epico", appunto.
Ciò che cambia è l'argomento del poema. Non si narra di guerre (anche se l'ombra della Seconda Guerra Mondiale incombe), di eroi o amori impossibili.
O meglio, si narra di tutte queste cose, ma in una luce intima, familiare, introspettiva, indegna dei grandi cantori perchè troppo piccola e quotidiana. Ma la lingua della Morante dona dignità anche a materia così modesta, e così l'isola di Procida, poco lontana da Napoli, diventa una petrosa Itaca, dove si consuma il dramma più grande di tutti, vissuto ogni giorno e per questo disprezzato dagli aedi degli anni della Morante: il dramma della crescita, il brusco passaggio dall'infanzia e dai suoi sogni alle responsabilità e ai dolori della vita adulta. Le guerre ci sono, ma sono quelle che un giovanissimo, tenero Arturo combatte con sè stesso per scendere a patti con la realtà del mondo; ci sono gli eroi, se eroe si può chiamare un ragazzetto che passa le sue giornate a sognare di battaglie e viaggi avventurosi; ci sono gli amori impossibili, se tralasciamo che il loro oggetto è una piccola napoletana bruttarella e molto ignorante. La Morante si fa cantrice dei travagli del quotidiano, ma lo fa usando il linguaggio eroico di Omero e Virgilio.

   "E tu non saprai la legge
ch'io, come tanti, imparo
- e a me ha spezzato il cuore:

fuori del limbo non v'è eliso."

La meravigliosa poesia che la Morante compone come dedica (e di cui io ho riportato solo l'ultima e, a mio parere più significativa, parte) ci dona fin dall'inizio una delle chiavi di lettura più importanti del romanzo: la crescita, appunto, l'abbandono del regno dell'infanzia e il crollo di tutti i sogni e le certezze infantili. Quelle di Arturo, in particolare, ruotavano attorno alla figura del padre.
Wilhelm Gerace, figlio di un italiano e di una tedesca, biondo e bellissimo agli occhi del figlio, con quel sorrisetto obliquo, gli occhi freddi e i suoi lunghissimi viaggi. Arturo lo ammanta, aiutato dalla penna sublime della Morante, di eroicità, immagina per lui avventure in luoghi selvaggi, onori e ricchezze. Stravede per lui, lo ammira come nessun'altro e il suo più grande desiderio è partire in viaggio con lui, a girare il mondo. Fuor di metafora si potrebbe parlare di come ogni bambino "mitizzi" i genitori e come, crescendo, si apprende una delle verità più dure: che sono umani e fallibili, come noi, e come noi sono deboli e imperfetti.

"Dunque, pare che alle anime viventi possano toccare due sorti: c'è chi nasce ape, e chi nasce rosa. Che fa lo sciame delle api, con la sua regina? Va, e ruba a tutte le rose un poco di miele, per portarselo nell'arnia, nelle sue stanzette. E la rosa? La rosa l'ha in sè stesso, il proprio miele: miele di rose, il più adorato, il più prezioso! La cosa più dolce che innamora essa l'ha già in sè stessa: non le serve cercarla altrove. Ma qualche volta sospirano di solitudine, le rose, questi esseri divini! Le rose ignoranti non capiscono i propri misteri.
"La prima di tutte le rose è Dio.
"Fra le due: la rosa e l'ape, secondo me, la più fortunata è l'ape. E l'Ape Regina, poi, ha una fortuna sovrana! Io, per esempio, sono nato Ape Regina. E tu, Wilhelm? Secondo me, tu, Wilhelm mio, sei nato col destino più dolce e col destino più amaro:
"tu sei l'ape e sei la rosa."

Wilhelm rimane un mistero fino all'ultimo, la sua leggenda incrementata da racconti e fantasie. Ma quando il sogno svanirà, la realtà sarà ancora più dolorosa, per Arturo.
Uno dei temi di questo libro, oltre al passaggio tra infanzia e giovinezza, è quello, a me sempre molto caro, della solitudine. Arturo è orfano di madre, che è morta dandolo alla luce; il padre, sebbene adorato, non è fatto per l'amore. Arturo cresce da solo nella selvaggia Procida, accompagnato solo dalla fedele cagna Immacolatella. Se da bambino questa condizione gli pesava solo in modo inconscio e si tramutava nel desiderio potentissimo di avere una madre e nell'immaginarsela come spirito dell'isola, crescendo e cominciando a prendere consapevolezza di sè stesso e della realtà diventa un'angoscia profonda e continua, che il suo orgoglio gli impedisce di mostrare. E così desidera baciare e ricevere baci, perchè non ne ha mai dati o ricevuti; e abbraccia, di nascosto, i tronchi degli alberi, fingendo che siano persone. Il quattordicenne Arturo, moro e scuro, orgoglioso e fiero, indipendente e arrabbiato, alla ricerca di amore e amicizia, fino alla consapevolezza, inconscia, che la vita adulta è questo: solitudine e lontananza dall'altro, ma continua ricerca di vicinanza.
Questo libro mi è piaciuto moltissimo, mi ha toccata, mi ha commossa (si, la Morante ci riesce). La scena del confronto tra Arturo e il padre è di una potenza emotiva rara; Arturo entra sotto pelle, intenerisce il lato materno e atavico che è in ogni donna (come nel caso di Useppe ne La Storia), ma ci coinvolge soprattutto come simbolo di ciò che, in un modo o in un altro, abbiamo passato tutti: la fine dell'innocenza come fine delle illusioni infantili, Procida che, da Itaca, prende infine l'aspetto di un'Isola Che Non C'è preservata dal dolore. Quando il dolore - che ci trova ovunque - riesce a trovare perfino Arturo è il momento della rottura definitiva dell'illusione di poter essere felice e giovane per sempre.
Con L'isola di Arturo la Morante vinse il premio Strega. Un premio meritatissimo, a mio parere. Più in generale, trovo che la Morante sia una scrittrice incredibile e mi meraviglia - e mi amareggia - che non trovi più spazio nella nostra storia della letteratura. Ma noi, che siamo più intelligenti dei programmi scolastici in quanto capaci di pensare autonomamente, possiamo decidere di dare alla Morante l'onore che si merita: quello tributato a una grandissima scrittrice, che esplora, con uno stile ricco e sfaccettato, la nostra Storia e, soprattutto, la nostra fragilità

Virginia 

giovedì 20 ottobre 2016

Recensione: Nocte di Courtney Cole

Titolo: Nocte
Autore: Courtney Cole
Casa editrice: Lakehouse Press Inc
Numero di pagine: 322
Formato: Digitale

SAVE ME AND I'LL SAVE YOU....

My name is Calla Price, and I’m one half of a whole. 
My other half-- my twin brother, my Finn-- is crazy. 

I love him. More than life, more than anything. And even though I’m terrified he’ll suck me down with him, no one can save him but me.

I’m doing all I can to stay afloat in a sea of insanity, but I’m drowning more and more each day. So I reach out for a lifeline. 

Dare DuBray. 

He’s my savior and my anti-Christ. His arms are where I feel safe, where I’m afraid, where I belong, where I’m lost. He will heal me, break me, love me and hate me. 
He has the power to destroy me. 

Maybe that’s ok. Because I can’t seem to save Finn and love Dare without everyone getting hurt. 

Why? Because of a secret. 

A secret I’m so busy trying to figure out, that I never see it coming. 

You won’t either. 


Avevo l'eBook di Nocte sul Kindle da anni ma ci sono voluti un momento di incertezza e una recensione stellare (quella sul blog Chiara's Book Blog, by the way) per decidermi a spolverare questo eBook - nonchè il mio inglese da un po' troppo tempo trascurato. Se avete letto la recensione di Chiara avete un'idea di cosa aspettarvi; se avete letto una trama avete idea di cosa aspettarvi. Come resistere a parole così intriganti e conturbanti, come negarsi a un mistero che percorre fitto l'intera narrazione, a un'ambientazione oscura e disturbante?
La curiosità mi ha travolta come un treno, tanto che non ce l'ho fatta ad aspettare: ho abbandonato la mia lettura corrente e mi sono fiondata su quest'opera oscura.
Ed eccomi qua, a darvene il mio sincero parere.
Non mi è piaciuto.
Non mi è piaciuto.
Ci sono rimasta quasi male, perchè il sentimento che andava per la maggiore, dentro di me, era la noia.
Non so neanche spiegarmi perchè, sono ancora qui ad arrovellarmici su! Il libro avrebbe, sulla carta, tutte le potenzialità: una trama intrigante, un'ambientazione che dire suggestiva è dire poco e una scrittura poetica.
Eppure, qualcosa con me non ha funzionato.
La primissima cosa che, sicuramente, mi ha reso da subito indigesta la lettura è stata la protagonista, Calla. Non mi è piaciuta, ma non posso dare una motivazione oggettiva. Come quando, nella vita, una persona ci sta antipatica a pelle, anche in questo caso è andata così. 
Soprattutto, e nonostante la spiegazione finale, non mi è piaciuta la storia d'amore. A questi due basta guardarsi per amarsi e la loro connessione ha qualcosa di innaturale, tanto da avermi fatto temere una virata sul paranormal nel finale. Lo temevo perchè, dopo tutta questa tensione accumulata e questo mistero, risolvere il tutto con una bella magia mi avrebbe fatto infuriare, oltre ad essere completamente fuori dalle dinamiche stesse del libro. Per fortuna almeno questo mi è stato risparmiato!
Calla ha sentito l'odore di Dare
Una volta chiarito questo, però, mi risulta ai limiti del ridicolo che Calla riesca ad avvertire la presenza di Dare dal suo odore. Scusate l'accostamento, ma mi ha fatto venire in mente un setter irlandesexD
Quello che doveva essere il personaggio più importante di tutti, Finn, ha pochissimo spazio e, dopo un inizio in cui monopolizza Calla e tutta la scena, viene relegato nei pochi momenti in cui Dare non è con Calla. Che sono pochissimi, purtroppo.
Questo mi porta a un altro problema del libro: oltre ai tre protagonisti principali - Dare, Calla e Finn - la scrittrice non si degna di descrivere decentemente nessun personaggio. La madre, dimenticata dopo due sguardi di Dare, rimane relegata nel suo ruolo di defunta; il padre, che soffre, compare un paio di volte, giusto per mostrarci la sua inutilità genitoriale. Per il resto, abbiamo il vuoto più assoluto. Sembra che ci vivano solo loro, in questo benedetto paesino!
Infine, il Grande Segreto.
Probabilmente era un colpo di scena ben congegnato - senz'altro originale, nel panorama romance - ma io, complici alcune letture recenti, sono riuscita a indovinare a metà di cosa si trattasse. L'unico dubbio è il ruolo di Dare in tutto questo, lo ammetto, e mi piacerebbe tanto che qualcuno mi facesse un bello spoiler sul secondo romanzo della trilogia per togliermi questo pensiero. Perchè, sia chiaro, non ho la minima intenzione di leggermelo.
Ma allora, questo libro lo boccio completamente?
Assolutamente no!
Credo che questo romanzo possa piacere a molti, possa rivelarsi una lettura intensa e spiazzante. Io sono una lagna e devo sempre trovare il pelo nell'uovo, ma ciò non toglie che perfino a me siano arrivate le atmosfere cupe e un po' inquietanti (perfette per Halloween, fra l'altro, ora che ci penso;)). 
Il libro mi ha annoiata? Si. C'è però da dire che io i romance, in inglese, non riesco a leggerli, non mi prendono. Magari, se tradotto in italiano, avrei apprezzato maggiormente questo libro. Non lo so, mi limito ad ipotizzare. E, se qualcuno di voi avesse letto la trilogia, per favore mi dica, sotto spoiler, come finisce:)

Virginia



mercoledì 19 ottobre 2016

W... W... W... Wednesday#12

Immagine trovata su Google e NON creata da me

Ed eccoci a un nuovo mercoledì, lettori fissi e passanti casuali. Che dire, l'università mi sta prendendo molto e, anche se stimola il mio cervellino in maniera paradisiaca, mi lascia il tempo appena necessario per dedicarmi alle mie passioni e alla mia socialità (che non ha mai avuto particolari esigenze, in ogni casoxD). 
Nonostante tutto, però, tengo botta e per questo riesco a condividere con voi anche questa settimana il mio WWW. Ricordo che questa rubrica consiste nell'elencare i libri letti, in lettura e di prossimo approccio nel corso della settimana, e vi ricordo anche che a crearla non è stata la sottoscritta, che si è solo ispirata al blog Should Be Reading. Come al solito mi piacerebbe moltissimo vedervi partecipare, rispondendo nei commenti (o linkandomi i vostri blog) a queste tre domande:

What are you currently reading? (Cosa stai leggendo?)

What did you recently finish reading? (Quale libro hai appena finito di leggere?)

What do you think you'll read next? (Qual è il prossimo libro che pensi di leggere?)

Eccovi dunque le mie risposte, sperando che possano suggerirvi qualcosa di interessante!

WHAT ARE YOU CURRENTLY READING?


SAVE ME AND I'LL SAVE YOU....

My name is Calla Price, and I’m one half of a whole. 
My other half-- my twin brother, my Finn-- is crazy. 

I love him. More than life, more than anything. And even though I’m terrified he’ll suck me down with him, no one can save him but me.

I’m doing all I can to stay afloat in a sea of insanity, but I’m drowning more and more each day. So I reach out for a lifeline. 

Dare DuBray. 

He’s my savior and my anti-Christ. His arms are where I feel safe, where I’m afraid, where I belong, where I’m lost. He will heal me, break me, love me and hate me. 
He has the power to destroy me. 

Maybe that’s ok. Because I can’t seem to save Finn and love Dare without everyone getting hurt. 

Why? Because of a secret. 

A secret I’m so busy trying to figure out, that I never see it coming. 

You won’t either. 

Finalmente sono tornata a leggere in inglese! Erano mesi che ormai non lo facevo e temevo di essere regredita a un livello di prima elementare, invece tutto sommato le mie "abilità" sono rimaste intatte. Vorrei tornare alla buona abitudine di leggere un libro in inglese al mese, ma adesso mi accontento di aver ripreso una buona abitudine.
Tralasciando la lingua, il romanzo si presenta come molto intrigante, sensazione aumentata, fra l'altro, dalle miriadi di recensioni positive e sconvolte sparse sul web. Io non mi esprimo (presto vi arriverà la recensione!), vi dico solo che nutro un certo sospetto e vi dirò, in futuro, se sarà confermato o meno (ovviamente senza fare spoiler!).

WHAT DID YOU RECENTLY FINISH READING?


Hertfordshire, 1848. La brina ricopre i campi e le strade quando Amy Snow, la mantella stretta per difendersi dal gelo, si allontana da Hatville Court, la casa in cui ha vissuto per ben diciassette anni. L’unica persona che lei abbia mai amato, Aurelia Vennaway, figlia unica di Lord Charles e Lady Celestina Vennaway, una delle famiglie più in vista della contea, giace sotto sei piedi di terra in un angolo silenzioso del camposanto. E a Amy non resta che svanire come un’orma che si discioglie nella brina. Era stata proprio Aurelia a trovarla, diciassette anni prima, in una tersa mattina di gennaio in cui l’aria era tagliente come vetro. L’aveva vista agitarsi nella neve, minuscola neonata con la pelle fredda come gelatina di fragole, piccolo essere glabro e azzurrino abbandonato ai margini di una foresta inospitale. L’aveva battezzata Snow, perché era piena di neve, e Amy, perché era il nome della sua bambola preferita. E l’aveva portata con sé, a Hatville Court, la dimora dei suoi da tempo immemorabile. Erano cresciute insieme, Aurelia e Amy, come due sorelle inseparabili. Perché così si consideravano, loro. Ma a Hatville Court, e nell’intero villaggio, Amy poteva essere, a seconda dei giorni, degli umori della servitù e dei pregiudizi dei Vennaway, una giovinetta rispettabile o una vagabonda, una sorella o una sguattera. E ora, con la scomparsa di Aurelia, non può più restare nella grande dimora dei Vennaway, divenuta un luogo ostile e inospitale. Abbandonarla è un grande dolore, una pena che si aggiunge a quella che l’affligge da sempre: non sapere chi siano stati i suoi genitori, non avere nemmeno un frammento di informazione su di loro: un nome, la forma di un naso, la canzone prediletta... una cosa qualsiasi. Ad Amy non resta che mettere da parte il dolore e rivolgersi con determinazione al compito che Aurelia le ha affidato poco prima di morire: decifrare una serie di lettere contenute in un pacchetto occultato con cura, lettere che contengono un segreto cui Aurelia non ha mai fatto cenno quando era in vita. Lettera dopo lettera, Amy esegue diligentemente il compito per imbattersi in sorprendenti verità, che saltano fuori una dopo l’altra dall’armadio del passato, e hanno a che fare con i segreti più intimi di Aurelia e con la sua stessa misteriosa origine.

«Questo affascinante personaggio mi ha stregato, e la sua storia è così avvincente che non si riesce a smettere di leggere. Una vera delizia!».
Kathleen Grissom, autrice di Il mondo di Belle

«Amy Snow è scritto con calore e attenzione al dettaglio. Ma, soprattutto, offre un tenero, struggente ritratto della vera amicizia».
Historical Novel Society

«Tracy Rees è la nuova, eccezionale voce del romanzo storico».
Lucinda Riley

Di Amy Snow ho pubblicato la recensione giusto lunedì, quindi non mi dilungo. Per chi volesse la sintesi, eccovi serviti: un libro molto gradevole e che indaga dei temi interessanti, che viene però - purtroppo - ostacolato da alcuni difetti che ne limitano la lettura. In sostanza, promosso!


WHAT DO YOU THINK YOU'LL READ NEXT?


Il romanzo è un'esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L'isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote. L'isola, dunque, è il punto di una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui, nella sua isola, l'eroe ragazzo-Arturo. È una scelta rischiosa perché non si dà uscita dall'isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza.

Bene, bene, originalità saltami addossoxD Avevo detto che sarebbe stata la prossima lettura già nello scorso WWW e invece niente, nisba. Continuo però a volerlo leggere, quindi spero di potervi dare notizie differenti la settimana prossima:)

E con questo è tutto! Vi invito, ancora una volta, a lasciarmi le vostre risposte nei commenti o, in alternativa, a lasciarmi il link ai vostri blog. Io verrò sicuramente a dare una sbirciatina, a caccia di consigli:)

Virginia




lunedì 17 ottobre 2016

Recensione: Amy Snow di Tracy Rees

Titolo: Amy Snow
Autore: Tracy Rees
Traduttore: Ada Arduini
Casa editrice: Neri Pozza
Numero di pagine: 456
Formato: Cartaceo

Hertfordshire, 1848. La brina ricopre i campi e le strade quando Amy Snow, la mantella stretta per difendersi dal gelo, si allontana da Hatville Court, la casa in cui ha vissuto per ben diciassette anni. L’unica persona che lei abbia mai amato, Aurelia Vennaway, figlia unica di Lord Charles e Lady Celestina Vennaway, una delle famiglie più in vista della contea, giace sotto sei piedi di terra in un angolo silenzioso del camposanto. E a Amy non resta che svanire come un’orma che si discioglie nella brina. Era stata proprio Aurelia a trovarla, diciassette anni prima, in una tersa mattina di gennaio in cui l’aria era tagliente come vetro. L’aveva vista agitarsi nella neve, minuscola neonata con la pelle fredda come gelatina di fragole, piccolo essere glabro e azzurrino abbandonato ai margini di una foresta inospitale. L’aveva battezzata Snow, perché era piena di neve, e Amy, perché era il nome della sua bambola preferita. E l’aveva portata con sé, a Hatville Court, la dimora dei suoi da tempo immemorabile. Erano cresciute insieme, Aurelia e Amy, come due sorelle inseparabili. Perché così si consideravano, loro. Ma a Hatville Court, e nell’intero villaggio, Amy poteva essere, a seconda dei giorni, degli umori della servitù e dei pregiudizi dei Vennaway, una giovinetta rispettabile o una vagabonda, una sorella o una sguattera. E ora, con la scomparsa di Aurelia, non può più restare nella grande dimora dei Vennaway, divenuta un luogo ostile e inospitale. Abbandonarla è un grande dolore, una pena che si aggiunge a quella che l’affligge da sempre: non sapere chi siano stati i suoi genitori, non avere nemmeno un frammento di informazione su di loro: un nome, la forma di un naso, la canzone prediletta... una cosa qualsiasi. Ad Amy non resta che mettere da parte il dolore e rivolgersi con determinazione al compito che Aurelia le ha affidato poco prima di morire: decifrare una serie di lettere contenute in un pacchetto occultato con cura, lettere che contengono un segreto cui Aurelia non ha mai fatto cenno quando era in vita. Lettera dopo lettera, Amy esegue diligentemente il compito per imbattersi in sorprendenti verità, che saltano fuori una dopo l’altra dall’armadio del passato, e hanno a che fare con i segreti più intimi di Aurelia e con la sua stessa misteriosa origine.

«Questo affascinante personaggio mi ha stregato, e la sua storia è così avvincente che non si riesce a smettere di leggere. Una vera delizia!».
Kathleen Grissom, autrice di Il mondo di Belle

«Amy Snow è scritto con calore e attenzione al dettaglio. Ma, soprattutto, offre un tenero, struggente ritratto della vera amicizia».
Historical Novel Society

«Tracy Rees è la nuova, eccezionale voce del romanzo storico».
Lucinda Riley


Amy Snow è l'esordio letterario di Tracy Rees, giovane scrittrice che si diverte a calare sè stessa e il lettore in un libro dalle tinte dickensiane e con quella sfumatura à la Jane Austen che tutte noi, in realtà, gradiamo assai.
Il romanzo della Rees ha vari livelli di lettura, proprio come piace a me.
Il primo è quello più evidente: la trama in sè stessa.
Amy è una trovatella cresciuta nella tenuta nobiliare dei Vennaway. Scelta come sorella dall'indomita Aurelia e detestata dai suoi genitori, Amy ha sempre vissuto un'esistenza a metà: tra il privilegio e la privazione, tra l'amore e l'odio. La morte di Aurelia, premessa del libro, è anche la premessa dell'inizio di una nuova vita per Amy che, un indovinello dietro l'altro, viene coinvolta in un imprevedibile caccia al tesoro architettata dalla stessa Aurelia, il cui tesoro è un prezioso segreto.
Andando un poco più a fondo, vi troviamo quelli che sono i temi cardine del romanzo: la condizione della donna, innanzitutto, e anche la crescita e l'evoluzione di una giovane donna, che da ragazza spaurita imparerà il valore della libertà e della possibilità di scegliere.
Le protagoniste indiscusse del romanzo sono Amy e Aurelia. Sono molto diverse l'una dall'altra, ma ciò non ha impedito loro di stringere un legame profondo e autentico. Se Amy, purtroppo, non è riuscita a imporsi ai miei occhi come narratrice principale della storia, non posso dire lo stesso di Aurelia che, anche se morta, continua a imprimere la sua forte personalità ad ogni pagina. Questo perchè Amy non riesce a dimenticarla - giustamente - e per poter proseguire con la sua vita e superare questa fase di stasi dovrà fare i conti con un passato improvvisamente pieno di segreti e con la figura che più di tutte è stata per lei importante: Aurelia. La si odia, la si ama, la si comprende. Un po' egoista e capricciosa ma con un grande cuore; bellissima ed energica, indomita e ribelle. Aurelia ruberebbe la scena a chiunque e Amy riesce a fatica a competere con una figura del genere.
Aurelia è anche, a mio parere, il personaggio più tragico. Intrappolata in una gabbia d'oro, le cui catene sono le convenzioni, le ipocrisie e il dovere, lotta contro il suo destino di "ricca" e "femmina" con tutte le sue forze, cercando di rompere gli schemi in cui la società vorrebbe rinchiuderla. 
La figura femminile viene però indagata a tutto tondo. Accanto ad Aurelia e Amy, dunque, abbiamo un corollario di altri personaggi femminili che, ne bene e nel male, arricchiscono la narrazione. Fra tutte, il personaggio migliore - l'unico che riesca, a mio parere, a cancellare persino Aurelia - è quello della signora Riverthorpe. Sgradevole, maleducata, un po' volgare, sicuramente sfacciata. Eppure colpisce il lettore dritto al cuore ed è un dispiacere vederla scomparire.
Le figure maschili risultano in realtà più tiepide, così come la storia d'amore, che mi è parsa quasi fuori luogo. Se Henry è dunque discretamente simpatico (Garland è odioso fin dall'inizio, noiosissimo con tutte quelle smancerie e quella perfezione!), la dinamica amorosa risulta invece un po' annacquata e, ora della fine, quasi una macchia su un quadro altrimenti discreto.
Un appunto alla traduzione. Non sono solita criticarla, a meno che non ci siano errori grammaticali, ma qui mi sono trovata davanti un'abitudine che mi è parsa un po' fastidiosa. La traduttrice, infatti, continua ad usare il sostantivo "fanciulla", anche un po' a sproposito, a mio parere (esempio: Non vedo l'ora di chiacchierare con le fanciulle - o qualcosa di molto simile). Di per sè non è un errore - ed è il mio l'unico appunto ad una traduzione per il resto ineccepibile - ma io personalmente l'ho trovato un po' fastidiosoxD
Detto questo, è il momento di tirare le somme. Nonostante il libro non sia perfetto, è comunque godibilissimo, anzi, si fa leggere che è un piacere. Il segreto di Aurelia e i suoi vari stratagemmi incollano il lettore alle pagine, così come lo stile scorrevole della Rees. I temi, anche se interessanti, non sono innovativi, ma riescono comunque a coinvolgermi sempre.
In definitiva, quindi, un libro consigliato per una piacevolissima lettura dalle tinte dickensiane e per riflettere meglio su un periodo spesso un po' idealizzato (da me per prima).

Virginia

giovedì 13 ottobre 2016

Albion Book Tag

Immagine trovata su Google e NON creata da me
Ciao a tutti lettori, ho per voi una sorpresa speciale. Dal titolo lo avrete già capito (io ho gli occhi ancora a cuoricino*-*) ma oggi vi presento un Book Tag, e che Book Tag! L'onore non va a me ma a Yvaine del Blog Il Pozzo dei Sussurri, anche se io lo spiato dalle Belle più famose del web: quelle del blog La Bella e il Cavaliere
Come molti di voi sapranno, sono innamorata della serie Albion di Bianca Marconero e quindi come potevo resistere a questo Book Tag meraviglioso??
Ma procediamo con le domande!


MARCO: Un libro con un protagonista che era insopportabile ma che poi è migliorato.


Il primissimo personaggio che mi è venuto in mente è Malta Vestrit, della trilogia (pentalogia, a sentire la Fanucci) di Borgomago di Robin Hobb. Malta è uno dei personaggi più belli della saga ed è caratterizzata da un profondo e graduale cambiamento. Se prima è solo una ragazzina egoista e prepotente, alla fine dell'ultimo libro abbiamo una donna, temprata dalle molte prove e scevra di quell'egocentrismo che la caratterizzava agli inizi. La cosa più bella è che il cambiamento è fatto talmente bene che, di punto in bianco, si passa dall'odiarla ad amarla!

HELENA: Un libro con un personaggio che a molti non piace ma a te si


Ma quanto sono belle le cover americane? Potrei ricomprarmi tutta la saga in inglese solo per loro*-* Ah, comunque scherzavo, non ho così tanti soldi. E qua mancano le cover degli ultimi romanzi.
Ma andiamo al sodo.
Dal terzo libro uno dei personaggi che si impongono e che rimarrà importante fino alla fine è Faile. So che in moltissimi non la sopportano, ma io semplicemente l'ho amata. Certo, sbaglia molto e ha un bel caratterino (come tutte le donne di Jordan), ma io l'ho sempre trovata molto interessante e ho sempre capito la sua eccessiva gelosia, che tanta antipatia le ha attirato dai fan.

DEACON: Un libro con un protagonista sarcastico


La protagonista di questa trilogia ha sempre la risposta pronta e più volte ci fulmina con le sue uscite un po' spaccone (leggi: fuori luogo). Non posso dire che mi abbia fatta impazzire (la protagonista come la trilogia in sè), però credo che si adatti bene a questo punto:)

SAMIRA: Un libro di cui hai cambiato opinione, nel bene o nel male


Ok, gente, è il momento di scoprire gli altarini. Alla prima lettura Albion non mi aveva fatta impazzire. Lo avevo trovato un libro carino ma nulla di più. Poi, qualche mese dopo, l'ho riletto e non so cosa sia scattato, semplicemente mi sono ritrovata ad aspettare il seguito con un'ansia davvero sproporzionata. Poi è arrivato Ombre e... be', direi che il resto è storiaxD

EREK: Un libro con un protagonista totalmente positivo


Scopriamo un altro altarino? Ebbene, nonostante non apprezzi più Twilight (ma a 14 anni ne avevo la febbre), continuo a rileggermi con grande piacere L'ospite. La protagonista, Wanda, è un personaggio talmente buono e dolcettoso che, sulla carta, dovrei odiarla. E invece mi piace, e parecchio. Quindi ve la beccate, perchè Wanda vomita arcobaleni e unicorni e neanche il mio lato malvagio può nulla contro di leixD

LANCE: Un libro dove è presente una forte amicizia tra ragazzi


Quale amicizia più dolce di quella fra Will e Jem? Li amo profondamente (anche se NON ho amato la trilogia, l'unica in tutto il mondo conosciuto, pare) e mi sarebbe piaciuto tanto vederli finire assieme. Si, li shippo, senza alcuna vergogna, yeah.

MORGANA: Un libro con un protagonista antieroe/negativo


Rimango perfettamente in tema e parlo proprio di... Morgana! Questa volta, però, è la Morgana di Marion Zimmer Bradley, voce narrante del meraviglioso Le nebbie di Avalon (non l'ho avete ancora letto?? Fatelo ORA). Da sempre vista come uno dei personaggi più oscuri del mito, la Fata della Bradley ci presenta per la prima volta il suo punto di vista, in uno dei libri più belli della letteratura fantastica.

NINIANE: Un libro di cui aspetti con ansia l'uscita


Fra i tanti, credo che avrò una crisi isterica quando Brandon Sanderson annuncerà la data di pubblicazione del terzo romanzo della serie The Stormlight Archive. No, non è questa la cover. Ma è la cover del primo e, lo so, è MERAVIGLIOSA*-* Ragazzi, voi non potete capire quanto ami questa serie. Quando uscirà il terzo mi renderò irreperibile per un mese (il tempo che mi ci vorrà per leggerlo tutto in inglesexD) e guai a chi mi cerca.

RICCARDO: Un libro che ti ha fatto piangere


Come forse qualcuno di voi ricorderà, io non piango mai.
Ma è impossibile non farlo con questo romanzo, davvero. Bellissimo, commovente, da strapparti in brandelli il cuore. Ne scrivono troppo pochi di libri così.

Ebbene, queste sono le mie risposte! Mi piacerebbe tanto sapere anche le vostre di risposte, quindi vi taggo tutti:) Mettetemi il vostro link nei commenti, in caso, che passerò sicuramente a dare un'occhiata:-*
E con questo è tutto. Alla prossima!

Virginia