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mercoledì 1 novembre 2017

CineRecensione#15: Stranger things (II stagione)

Anno: 2017
Episodi: 9
Produttore: Netflix

SPOILER SULLA PRIMA STAGIONE

Buongiorno a tutti e buon primo novembre! Avrei voluto pubblicare questa recensione ieri ma non ce l'ho fatta, quindi eccovi oggi il mio parere sulla seconda, attesa stagione di Stranger things.
È passata un anno da quando Will è tornato dal Sottosopra e Undici ha ucciso il Demogorgone. Tutto sembra tornato alla normalità: Nancy e Steve stanno insieme, i quattro amici Dustin, Mike, Lucas e Will sono tornati uniti e Joyce ha iniziato una relazione con Bob, vecchio compagno di scuola e cervellone, un uomo un po' goffo ma molto dolce, che prova in tutti i modi non solo ad essere un buon compagno per Joyce ma anche un padre per i suoi figli.
Tutto sembra andare bene. Eppure.
Cos'è la normalità dopo che hai combattuto un mostro, dopo che la ragazza di cui sei innamorato è morta per ucciderlo, dopo essere stato nel Sottosopra? Com'è possibile tornare a ciò che era prima? 
Non è possibile, infatti. E così Mike non riesce a smettere di sperare che Undi sia lì, da qualche parte, ad ascoltarlo; Nancy non riesce a superare la morte di Barb, a non sentirsi responsabile della sua morte. E Will vede qualcosa, un'ombra mostruosa nel Sottosopra che, secondo i medici del laboratorio di Hawkins, è solo il residuo del trauma subito un anno prima. Ma ovviamente non è così e un nuovo pericolo sta per abbattersi su Hawkins e i suoi abitanti.



Non ho apprezzato subito questa seconda stagione. Agli inizi, anzi, ero un po' delusa e solo dopo gli ultimi episodi e una valutazione a posteriori sono riuscita a collocare bene questa stagione.
Parto con gli elementi che non mi hanno convinta:
1. Jonathan. Lui è stato il mio personaggio preferito della prima stagione e avevo grandi aspettative per ciò che gli sarebbe successo, in particolare della sua relazione con Steve e Nancy. Invece in questa seconda stagione il suo è un ruolo assolutamente marginale e, anche se ci danno #unagioia, non basta ad addolcire l'amarezza di un'occasione mancata. E questo discorso coinvolge anche Nancy! Un personaggio che ci ho messo un po' ad apprezzare ma che poi mi aveva convinta e appassionata ed è qui protagonista di un filone abbastanza noioso e poco convincente.
2. Steve. Un personaggio non fra i migliori ma comunque che ha una sua rivalutazione, che progredisce ulteriormente in questa stagione. Solo che non mi è piaciuto il modo in cui lo hanno fatto rapportare a Nancy e Jonathan. Se della prima non voglio dire nulla per non fare spoiler, nel secondo caso posso dire tranquillamente che credo abbiano segnato un record: in otto puntate da un'ora credo che Jonathan e Steve non si siano rivolti neanche una mezza parola. Cioè, capiamoci. Questi sono innamorati della stessa ragazza, hanno combattuto esseri sovrannaturali, si sono salvati la vita l'un l'altro e... Neanche un ciao? Ma sul serio? Mah!
3. Joyce. Nel senso che - e in questa stagione è più evidente che mai - ha solo un figlio ed è Will. Jonathan è uno che casualmente vive a casa sua, è già tanto se se ne ricorda il nome.
4. Il fatto che Dustin e Lucas si innamorino della stessa ragazza. Non potete essere così cattivi, gente. Loro sono troppo puri e non se lo meritano:'(
5. In generale è meno originale della prima stagione.

Detto questo, adesso passiamo alle cose belle, e sono tante!
Per prima cosa, Undici.
Undi è la protagonista per eccellenza della seconda stagione e riprende con perizia la caratterizzazione iniziata nella prima. Ciò che amo di lei è il suo essere al limite. È una ragazzina dai poteri incredibili, cresciuta in un laboratorio e continuo oggetto di esperimenti, senza una briciola d'amore. Nel momento in cui si libera, gioca sul filo dell'instabilità. In questa stagione dovrà imparare a fare una distinzione fra giusto e sbagliato, a separare la vendetta dalla giustizia, a capire chi vuole essere. Posso solo dire che la sua scelta mi ha resa davvero orgogliosa e che è la prova di come il personaggio sia cresciuto. Ho amato il suo rapporto con Hopper, che rimane uno dei personaggi migliori della serie, così come l'ho adorata con Mike*-*
Credo che sia un'attrice molto brava ed è riuscita a interpretare bene un personaggio non certo facile e in continua crescita. Il finale con lei è stato pazzesco, sprizzava epicness da tutte le parti e io stavo morendo per i troppi feels *ha un attacco di convulsioni.
Ma in generale tutti i bimbi sono stati meravigliosi, anche se Dustin si distingue sempre per patatosità.

Un attimo di silenzio per il sorriso più tenero della tv*-*

Abbiamo qui una new entry, la rossa Max. Un'altra figura femminile, molto diversa da Undi ma ancora non ben indagata. Max è una ribelle, un vero maschiaccio che si farà incantare subito dal mondo segreto dei nostri nerd preferiti.
Per quanto riguarda gli adulti, abbiamo anche qui un nuovo personaggio: Bob, il nuovo compagno di Joyce, un uomo dolce e tenero a cui voler bene viene naturale, un eroe un po' diverso dal solito ma non per questo meno importante. Siamo tutti concordi che Bob è solo da amare, vero?
Il rapporto Joyce - Hopper continua sui binari della prima stagione: sono amici e si vogliono un sacco di bene e mi piacerebbe che il loro rapporto rimanesse sui toni dell'amicizia, ma tanto lo sappiamo tutti che sono destinati a mettersi insieme (WHY???).
In generale, Stranger things è uno strepitoso mix di musiche e ritmo. Finito un episodio ne vuoi vedere un altro, in un circolo vizioso che ti porta con le occhiaie violacee e un senso di vuoto al pensiero che manca un anno - UN ANNO! - alla terza stagione. Non si è mai stanchi, anche nei momenti in cui ero meno convinta dalla direzione presa non riuscivo a staccarmi. Gli ultimi episodi, poi, sono stati un tripudio di feels, in particolare la fine dell'ultimo, un momento bellissimo e una conclusione molto più emozionante di quella - un po' tirata via - della prima stagione. Il fatto è che, a mio parere, questa seconda stagione chiude un ciclo e con la terza se ne aprirà un altro. Per questo ci voleva un finale un po' più soddisfacente e "definitivo". Godiamocelo, perchè fra un anno ho idea che verranno di nuovo rimescolate tutte le carte e piangeremo tutte le nostre lacrime.
Che devo dirvi, anche se con un inizio un po' traballante sono di nuovo innamoratissima di questa serie e già mi mancano i personaggi e le atmosfere. La terza stagione non arriverà mai troppo presto*-*

Virginia

venerdì 13 ottobre 2017

CineRecensione#13: Black Mirror (I-II-III stagione)

Anno: 2011
Episodi: 3 (I); 4 (II); 6 (III)
Produttore: Netflix

Di solito inserisco qualche riga di trama nelle mie CineRecensioni (non scritta da me), ma questa volta no e dico subito il motivo: Black Mirror non ha una trama effettiva. Ogni stagione è un susseguirsi di episodi che cambiano ogni volta personaggi, ambientazione e trama e l'unica cosa che hanno in comune è la tecnologia, vera protagonista della serie.

Per questo motivo, mi limiterò a parlarvi dei singoli episodi che più mi hanno colpita, concludendo poi con qualche riflessione generale.

- Messaggio al Primo Ministro (1/01)


Il primo episodio è uno shock. Ed io ero stata avvertita, perchè è stata mia sorella a vedere per prima questa serie, a parlarmene di volta e in volta e poi a spronarmi a vederla. Quindi, ero preparata. Ma nonostante ciò, ho finito l'episodio con un fortissimo senso di nausea. La trama è presto detta. Una notte il Primo Ministro inglese viene informato che una delle principesse reali è stata rapita. Su Youtube è apparso un video, dove la ragazza, sotto istruzioni del rapitore, ha comunicato le condizioni del suo rilascio: il Primo Ministro deve avere un rapporto sessuale con un maiale, completo e non finto, e ripreso in diretta nazionale. Se non verrà fatto nel giro di 24 ore, la principessa verrà uccisa.
Una trama particolare a dire poco, per un primo episodio che ha il merito (?) di tenere incollati allo schermo, prima scettici, poi increduli, infine disgustati, esattamente come il Primo Ministro. Una riflessione su quanto l'opinione altrui (opinione pubblica nel caso del Primo Ministro) ci manovri, un tema molto importante per questa serie tv e che verrà affrontato ancora una volta. Da notare che qui la tecnologia è ancora a un livello contemporaneo, molto lontano dai livelli fantascientifici di tutti gli altri episodi.

- Orso Bianco (2/02)


Una donna si sveglia in una stanza. Non ricorda nulla, neanche il suo nome, e ha un gran mal di testa. Nel momento in cui esce fuori di casa, si trova a vivere un incubo. Circondata da persone che non fanno altro che filmarla continuamente col cellulare, verrà presa di mira da persone mascherate che brandiscono ogni genere di arma e cercano di ucciderla. L'unica speranza è raggiungere il fantomatico Orso Bianco, legato però a strani e confusi ricordi...
Questa è stata una delle puntate più terribili, dal punto di vista psicologico. E il motivo è tutto legato al finale, un colpo di scena che ribalta completamente il punto di vista dello spettatore e che lascia un senso di amaro e, di nuovo, quasi disgusto in bocca. Mai come in questo episodio ho sentito più forte il mio ribrezzo e la mia paura per l'umanità come massa.

- San Junipero (3/04)


Premiato ultimo episodio, credo che sia uno dei pochi che, nonostante qualche spunto sempre un po' ambiguo, si concluda positivamente (o comunque non in una maniera tale da farti desiderare di cavarti gli occhi). San Junipero è un paese strano e solo andando avanti con l'episodio si capirà davvero cosa succede in questo posto. Le protagoniste sono due giovani donne che si incontrano per la prima volta qui e, nonostante le grandi differenze tra loro, si innamorano. Non posso dire altro, altrimenti farei spoiler tremendi. 
Episodio privo di quel senso di abbattimento e disgusto che si accompagna alle altre visioni, è una sorta di boccata d'aria fresca. Molto bello, diverso.

Ho portato un solo episodio per stagione, ma me ne sono piaciuti - e molto - vari altri. Ciò che importa è che Black Mirror riesce, anche senza portare avanti un'unica narrazione coerente, a trasmettere con forza alcuni temi che ho trovato importantissimi e attuali.
Il primo - e il più controverso - è quello della tecnologia. Tecnologia che, lo ripeto, è qui futuristica, incredibile, fantascientifica. E, nonostante tutto ciò che si sente dire in giro, io credo che il messaggio di questa serie tv non sia da riferirsi tanto al pericolo di queste tecnologie così avanzate, ma in quello insito nella stessa natura umana. In ogni episodio visto, dove ogni sfumatura di progresso sembrava portare più infelicità e alienazione, mi sono resa conto che a condurre a questi risultati non era la tecnologia in sè ma l'uomo, che trasmette nell'oggetto le sue passioni, solitamente negative. E così in Ricordi pericolosi un supporto sostanzialmente innocuo (un chip che, comandato da un telecomando, permette alle persone di vedere i propri ricordi come un film) diventa lo strumento per un uomo ossessivo e paranoico per portare la propria psicosi a un livello superiore, fino al suo esito disastroso. Oppure in Torna da me diventa un modo per evitare una situazione dolorosa, un palliativo che impedisce alla protagonista di interiorizzare e superare un lutto. Mi è piaciuto dunque questo controverso rapporto tecnologia/uomo, in cui è l'uomo - sempre e comunque - a sfruttare il potenziale dannoso della tecnologia, con un processo che, sebbene in scala minore (ma perchè parliamo di tecnologie molto meno avanzate!) vediamo in atto anche ai giorni nostri. Ma se generalmente ci si scaglia contro la tecnologia in sè, la serie conferma il mio pensiero, ovvero che la responsabilità sia nella persona, che sfrutta in maniera positiva o negativa un potenziale.
Black Mirror affronta ogni faccia di questa nostra nuova realtà e non trascura nè i reality show nè i social network. Nel primo caso, l'episodio più significativo è 15 milioni di celebrità, una sorta di distopia in cui l'unico modo per fuggire a una realtà alienante è guadagnare abbastanza punti e partecipare a un reality show, la classica occasione in cui si dice che solo 1 su 1000 ce la fa. Il finale è, come quasi sempre del resto, molto amaro e ci porta in un mondo fatto di curiosità morbosa e crudeltà. I giudici, cattivi e sempre indifferenti alle persone che hanno davanti, sembrano usciti da uno dei nostri programmi e la freddezza con la quale decidono delle persone e distruggono uno dei momenti culmine dell'episodio è terribile.



Ecco qui la scena in questione (anche se priva del finale, per non spoilerare troppo), un momento di grandissima intensità emotiva appena prima che tutto precipiti e che parla direttamente a noi e alla nostra realtà, una realtà fatta, come dice Bing, di cazzate, di cose che non esistono e di falsità. Ogni cosa è presa, distorta e commercializzata, spettacolarizzata. Un finale tremendo anche in questa puntata, ma perfettamente in linea con l'umanità - purtroppo anche fin troppo veritiera - di Black Mirror.
Come vi dicevo, si parla anche dei social network e l'episodio dove l'argomento viene affrontato nella maniera più diretta è Caduta libera, dove a monopolizzare la vita delle persone è una sorta di Instagram. In questo episodio vediamo come un social network possa impattare in maniera effettiva sulla vita di una persona, delineando una sorta di nuova classe sociale. La ricchezza, dunque, si combina con valutazioni alte (il corrispettivo dei like di facebook) e la protagonista Lacey, novella parvenu, cerca in tutti i modi di diventare parte di quel mondo dorato da lei guardato con invidia da sempre, un mondo dove vivono la crudeltà e la falsità, caratterizzato da repentino successo ma anche da disastrose cadute.  In Odio universale, invece, i social network mostrano invece l'altra faccia, quella che vede il popolo del web unito contro un capro espiatorio sempre diverso, odiato in maniera violenta e irrazionale, un odio insensato ma non per questo meno intenso, che trova nei social, anche oggi, un ottimo modo per esprimersi.
Un altro aspetto che questa serie tv analizza, è l'immedesimazione dello spettatore con il carnefice. Questo è particolarmente evidente in Orso Bianco e in Zitto e balla. Sono due puntate che farei vedere a chi è favorevole alla pena di morte, perchè credo che lasci molta amarezza e molti dubbi. Uno degli effetti, sicuramente, soprattutto del primo episodio, è il ritratto del popolo come massa, che si pone come giudice e giuria, un fenomeno legato a doppio filo con il discorso che facevo prima per i social e a cui possiamo tranquillamente assistere ogni giorno, sul web come nella vita. In un mondo dove sparare giudizi e pareri non richiesti è diventata l'abitudine, Black Mirror ci prende alla sprovvista, ribalta la prospettiva e, in definitiva, ci frega alla grande. Giudica il peccato e non il peccatore, si dice, e anche nei casi più estremi l'umanità emerge potente, come il senso di pietà. O così dovrebbe essere, immagino. Se non vi è capitato, io mi preoccuperei, e lo dico tranquillamente.
Allo stesso modo, assistiamo anche a un processo di deumanizzazione della vittima in Gli uomini e il fuoco, una dura critica a quelle tecnologie che ci portano a mettere una qualunque distanza con altre persone al fine di poterle trattare con crudeltà senza rimorsi.
Questa serie mi è piaciuta davvero molto, anche se mi ha turbata. Non è una serie facile e non dà una lettura felice o positiva del mondo. È crudelmente realistica e non fa sconti a nessuno, non edulcora la realtà a nostro uso e consumo. È uno specchio, a tutti gli effetti. E l'immagine che ci rimanda è quella di un'umanità oscura.

Virginia







martedì 15 agosto 2017

CineRecensione#11: Stranger things (I stagione)

Anno: 2016
Episodi: 8
Produttore: Netflix

Stranger Things streaming è una serie mistery dai toni sovrannaturali ambientato negli anni ’80, segue le indagini sulla sparizione di un ragazzo che porteranno alla scoperta di esperimenti governativi top-secret e forze sovrannaturali dai poteri terrificanti.

Ciao a tutti:) Come molti di voi hanno potuto notare, ormai escono CineRecensioni come se piovesseroxD La verità è che ultimamente ho rallentato il mio ritmo di lettura, mentre la visione di drama/serie tv prosegue imperterrita.
Dopo un paio di mesi in cui mi sono immersa profondamente nei drama coreani, sono tornata a bazzicare un po' anche dalle parti di Netflix. Ad essere sincera, vorrei riuscire un po' ad alternare drama e serie tv, vediamo se riesco a portare avanti questo proposito.
Oggi, quindi, vi parlo di una delle più famose produzioni di Netflix. Da mesi mi ripromettevo di vedere Stranger things e, visto che il 31 ottobre dovrebbe uscire la seconda stagione, ho deciso di buttarmici.
E me ne sono perdutamente innamorata*-*
Intanto, sparatevi un po' il trailer;)



L'idea alla base di questa serie tv è semplicemente strepitosa. Ambientata in un paesino della provincia americana degli anni '80 (Hawkins), seguiamo tre filoni narrativi che, con l'approssimarsi della fine, vedremo intrecciarsi. Ma ogni cosa ha inizio con un unico fatto: la scomparsa di un ragazzino di nome Will Byers. Sembra un evento poco significativo. Come spiega Hopper, il capo della polizia, nulla di degno di nota è mai avvenuto a Hawkins ed è probabile che il bambino sia con il padre. Ma i giorni passano, Will non si trova, e la gente inizia a preoccuparsi. Partono le ricerche, ma qualcuno sembra voler insabbiare tutto e i protagonisti della serie dovranno districarsi fra intrighi governativi e cose che non sembrano appartenere al nostro mondo...
Uno degli aspetti più interessanti di Stranger things è che i protagonisti principali sono dei bambini. Gli amici di Will - Mike, Lucas e Dustin - decidono di indagare a modo loro e presto saranno aiutati da una bambina stranissima, che parla poco e ha un passato terribile: Undici, dal tatuaggio sul suo polso.
I bambini sono adorabili: sono dei nerd appassionati di scienze che giocano per 10 ore di fila a Dungeon&Dragons. Affrontano situazioni tremende ma riescono ad affrontarle grazie a un grande coraggio, molta fantasia e una bella dose di incoscienza. Come mi è stato fatto notare, sembrano i protagonisti di un libro di Stephen King (io non ho potuto non pensare a It mentre vedevo l'evolversi delle loro avventure). 
Altri co-protagonisti sono Jonathan e Nancy, rispettivamente il fratello di Will e la sorella di Mike. Non sono amici: sono adolescenti inquieti, ognuno vittima a modo suo dell'esclusione e del bullismo. Entrambi vivono situazioni difficili in famiglia, che li hanno fatti crescere troppo in fretta. E anche se sembrano agli antipodi l'uno dall'altra, i tragici eventi di Hawkins e una fotografia li avvicinano e li spingono a collaborare per sciogliere il mistero. 
Nei primissimi episodi Nancy non mi piaceva per nulla, ma ho poi gradualmente cambiato idea. Nonostante sia fisicamente fragile, nasconde una grande forza, che mostra in alcuni dei momenti più inquietanti di tutta la serie.
Jonathan, al contrario, è stato fin dall'inizio il mio personaggio preferito della serie. Nonostante sia giovanissimo, va a scuola e lavora e gli tocca il duro compito di essere l'uomo di casa di una famiglia bella ma disastrata. Oltre a questo, a scuola le cose non vanno molto bene: è visto come quello strambo, lo sfigato, ed è vittima di bullismo. Lui stesso fa fatica a rapportarsi con le altre persone: è più semplice fotografarle, come dice, quando si spogliano di tutte le menzogne per essere solo sè stesse. In quel modo, attraverso un obiettivo, sente di poter comunicare in qualche modo con loro.
Come dicevo, Jonathan e Nancy non sono amici, i loro mondi sono troppo lontani. Ma un caso li fa incontrare e una missione li unisce. Il rapporto che viene a instaurarsi fra di loro mi è piaciuto moltissimo e spero solo che nella prossima stagione avremo anche qualche intrallazzo romantico (*me fangirla senza ritegno).
Infine abbiamo Joyce e Hopper. Lei è la madre di Jonathan e Will, lui il capo della polizia di Hawkins. Entrambi sono provati dalla vita e un po' incasinati, ma sono combattivi e, sotto il sarcasmo e la vita disastrata, delle brave persone. In quanto adulti, a loro tocca l'indagine intesa nel modo più "canonico". Nonostante agli inizi Hopper sia scettico, è anche veloce a rendersi conto che qualcosa non quadra e che qualcuno sta cercando di nascondere qualcosa di grosso.
In questa serie, nessuno dei protagonisti è convenzionale. Chi più chi meno, sembrano tutti assolutamente inadatti a risolvere il mistero e, soprattutto, a fronteggiare ciò che vi si cela dietro. Per questo, forse, vederli all'opera è così incredibilmente appassionante.

Sicuramente l'ambientazione e le atmosfere ricreate incrementano il fascino di questa produzione. Sono stati ripresi tutti i cliches di un certo tipo di storie, sono stati mescolati insieme e serviti: un successo premeditato e ottenuto. La suspence, l'horror vecchio stile, i personaggi... Ogni aspetto di questa serie concorre a rendere la visione assolutamente irresistibile. Con Stranger things si fa un salto nel passato e non se ne vorrebbe più uscire. Per parte mia, come vi dicevo, sono stata assolutamente catturata da questa serie e non vedo l'ora che esca la seconda stagione.
E voi, avete visto Stranger things? In caso, che ne pensate?

Virginia

lunedì 22 maggio 2017

CineRecensione#6: Chiamatemi Anna (I stagione)

Anno: 2017
Episodi: 7
Produttore: Netflix

Un'orfana coraggiosa e con grandi passioni arriva nell'improbabile famiglia di una dura zitella e del suo mite fratello celibe. Tratta dalla serie di popolari romanzi.

Questa rubrica latita da un sacco di tempo. Non perchè io abbia smesso di vedere film (anzi), ma perchè di molti non ho nessun interesse a scrivere una recensione. Non mi hanno stimolato riflessioni particolari e dunque ho deciso di non portarle da voi.
Il fatto poi che io sia precipitata nel tunnel di Netflix e delle serie tv, poi, non ha aiutato. Ho deciso quindi di dare nuova linfa a questa rubrica, portandovi le recensioni anche delle serie tv che vedo, stagione per stagione. In questo caso, vi parlo di una delle più recenti uscite dello stesso Netflix, la serie che prende avvio dal celebre romanzo Anna dai capelli rossi di Lucy Maud Montgomery. Prima di lanciarmi nella recensione della serie, vorrei segnalarvi che la casa editrice Flowere-ed (che io apprezzo molto per la sua interessante e originale saggistica) ha recentemente portato in Italia l'autobiografia della Montgomery (qui il link ad Amazon). Non l'ho letta ma magari qualcuno di voi potrebbe essere interessato:)
Meno nota, invece, è l'iniziativa di un'altra CE (Il Gatto e la Luna), che da qualche anno a questa parte ha portato finalmente in Italia la serie completa dedicata ad Anna dai capelli rossi. Io me la sono accaparrata subito, felicissima di quest'opportunità (la serie è introvabile o quasi nella sua interezza qui in Italia).
Detto questo, eccovi la mia recensione.

Ho letto Anna dai capelli rossi molti anni fa, quand'ero poco più che una bambina, ma non ha mai occupato nel mio cuore il posto di altri romanzi (Piccole donne, per fare un esempio). Non ho neanche mai visto l'anime e non ero particolarmente interessata, finchè Netflix non ha rilasciato una sua propria rilettura del romanzo e il trailer era talmente accattivante che mi sono buttata sul primo, lunghissimo episodio.
Complice il fatto che la prima stagione consta di soli sette episodi, nel giro di qualche giorno l'ho conclusa e sono qui, in trepidante attesa di notizie sulla seconda. Perchè, ve lo dico fin da subito, mi è piaciuta moltissimo, e per svariati motivi.
Innanzitutto, da un punto di vista tecnico: i paesaggi sono bellissimi, le inquadrature pure. A ripensarci ora, ho l'impressione di un tripudio di luci e di colori brillanti: il verde, l'azzurro, il bianco.
Ho trovato perfetti i personaggi principali come caratterizzazione: Anna, Marilla, Matthew. Ma in generale, mi sono innamorata di Green Gables e dei suoi abitanti, proprio come Anna; mi sono innamorata dei personaggi secondari (Rachel*-*), mi sono innamorata dell'atmosfera da paesino vecchio stile, dove covano liti e dispute, certo, ma dove tutti - o quasi - sono disposti a darsi una mano l'un l'altro.
A parte questi aspetti, però, ho amato proprio l'impostazione data alla serie e il suo messaggio. Si perchè Chiamatemi Anna è un inno bellissimo alla diversità, all'essere sè stessi, alla bellezza di non essere tutti uguali. Ho amato i molteplici riferimenti a Jane Eyre, personaggio che ha chiaramente ispirato la versione cinematografica (se non quella romanzesca) di questa intrepida, dolcissima, logorroica Anna, che mi ha intenerita con il suo desiderio di una famiglia, con il suo combattere contro la cattiveria del mondo (terribili gli episodi sui primi giorni a scuola, una fotografia impietosa del bullismo e delle sue conseguente - molto più efficace, a mio parere, del tanto chiacchierato Tredici, che pure ha del bullismo il suo tema fondante), con la sua fantasia sfrenata e contagiosa.
I personaggi di questa serie, però, si fanno notare e amare soprattutto per le loro imperfezioni. La stessa Anna non è esente da un bel po' di piccoli, fastidiosi difetti che la rendono solo più reale. In quest'ottica, però, il personaggio che davvero mi è entrato nel cuore è Marilla. Dura, pratica, di poche parole. Fin dall'inizio si oppone ad Anna per temperamento e circostanze (è lei, più del fratello Matthew, a rifiutare l'adozione di una bambina). Le due si scontrano spesso e con violenza, ma a mio parere ciò non fa che rimarcare le loro somiglianze. Perchè sono entrambe sincere, schiette, forti e dannatamente ostinate e orgogliose. Il povero Matthew, timidissimo, si trova schiacciato fra queste due volontà forti che prima si scontrano e poi si incontrano.
Fra i personaggi secondari, vorrei nominare di nuovo Rachel. La pettegola vicina di casa, sicuramente un po' impicciona, che all'inizio veste i panni del personaggio negativo ma che invece si rivela essere una signora di buon cuore e pronta a prodigarsi per i suoi amici, ma non esente, anche lei, da difetti.
Poi ci sono Jerry e Gilbert che, ho idea, ci daranno in futuro materia per un triangolo amoroso coi fiocchi (qui sono già un po' meno contentaxD). E poi Diana, ovviamente, la prima e migliore amica di Anna, che la accetta così com'è e torna da lei nonostante tutto.
Come accennavo, i temi trattati sono molteplici e per nulla leggeri, nonostante una sensazione di gioiosa leggerezza che fa da sfondo a tutta la serie.
Il primo è quello della condizione degli orfani, visti come un peso e accolti spesso e volentieri solo in qualità di manodopera gratuita. Anna ha 13 anni ma ha già lavorato e visto e sentito cose che, nonostante tutto, non hanno intaccato la sua incontenibile gioia di vivere. Inoltre, gli orfani erano spessi visti con occhio critico perchè considerati a priori pericolosi e viziosi: non si sa chi siano stati i genitori, se gente perbene o delinquenti; in più, la povertà e la necessità sono come una malattia, agli occhi delle irreprensibili signore di Avonlea, una malattia contagiosa e disgustosa.
Un altro dei temi è l'opposizione maschi/femmine o, più in generale, il ruolo della donna. Siamo in anni in cui si dibatte di ciò che una donna può o non può fare, abbiamo le prime aperture, ma la consuetudine è uno zoccolo duro che persiste e rimane lì. Anna proclama con decisione di poter fare esattamente quello che fa un maschio ed è consapevole della propria vivace intelligenza e la stessa Marilla, che è tutto meno che rivoluzionaria, la sostiene con forza nel suo desiderio di studiare.
Ma a scuola Anna incontra un ostacolo non da poco. La sua diversità, i suoi paroloni importanti, i suoi sogni a occhi aperti, la sua educazione bizzarra e non convenzionale, il suo modo di vestire. Ogni cosa la destina a diventare un'emarginata, una vittima presa di mira. Ho trovato davvero difficile vedere quegli episodi e sono solo felice che le cose, a un certo punto, trovino un loro corso. Ripeto, ho trovato più efficace Chiamatemi Anna che non Tredici.
Questi i temi chiave che percorrono tutta la stagione. Ce ne sono altri, certo, ma credo che questi siano un po' la struttura ossea dei primi episodi. Questi e l'affinità con Jane Eyre. Credo che sappiate tutti dell'importanza che ha avuto - e ha - per me questo romanzo. Anna è come Jane. Non solo la conosciamo con una citazione del libro, ma i titoli stessi dei singoli episodi sono tratti dal romanzo. Ma a prescindere da questi aspetti, per così dire, di contorno, è proprio Anna ad essere una nuova Jane. Entrambe orfane, entrambe segnate da una vivace intelligenza ma da un aspetto insignificante; entrambe ostinate e orgoglioso e con una notevole forza di volontà; entrambe hanno conosciuto l'abbandono e il disprezzo del mondo ed entrambe hanno resistito, senza permettere che la bruttezza di altre persone rovinasse il loro animo.
Aspetto con ansia la seconda stagione, sperando che mantenga i connotati della prima, magari espandendo certi aspetti o focalizzandosi su altre tematiche ancora, ma senza dimenticare quella spensierata leggerezza, quella luminosità che è caratteristica delle avventure della nostra Anna.



Virginia