martedì 15 agosto 2017

CineRecensione#11: Stranger things (I stagione)

Anno: 2016
Episodi: 8
Produttore: Netflix

Stranger Things streaming è una serie mistery dai toni sovrannaturali ambientato negli anni ’80, segue le indagini sulla sparizione di un ragazzo che porteranno alla scoperta di esperimenti governativi top-secret e forze sovrannaturali dai poteri terrificanti.

Ciao a tutti:) Come molti di voi hanno potuto notare, ormai escono CineRecensioni come se piovesseroxD La verità è che ultimamente ho rallentato il mio ritmo di lettura, mentre la visione di drama/serie tv prosegue imperterrita.
Dopo un paio di mesi in cui mi sono immersa profondamente nei drama coreani, sono tornata a bazzicare un po' anche dalle parti di Netflix. Ad essere sincera, vorrei riuscire un po' ad alternare drama e serie tv, vediamo se riesco a portare avanti questo proposito.
Oggi, quindi, vi parlo di una delle più famose produzioni di Netflix. Da mesi mi ripromettevo di vedere Stranger things e, visto che il 31 ottobre dovrebbe uscire la seconda stagione, ho deciso di buttarmici.
E me ne sono perdutamente innamorata*-*
Intanto, sparatevi un po' il trailer;)



L'idea alla base di questa serie tv è semplicemente strepitosa. Ambientata in un paesino della provincia americana degli anni '80 (Hawkins), seguiamo tre filoni narrativi che, con l'approssimarsi della fine, vedremo intrecciarsi. Ma ogni cosa ha inizio con un unico fatto: la scomparsa di un ragazzino di nome Will Byers. Sembra un evento poco significativo. Come spiega Hopper, il capo della polizia, nulla di degno di nota è mai avvenuto a Hawkins ed è probabile che il bambino sia con il padre. Ma i giorni passano, Will non si trova, e la gente inizia a preoccuparsi. Partono le ricerche, ma qualcuno sembra voler insabbiare tutto e i protagonisti della serie dovranno districarsi fra intrighi governativi e cose che non sembrano appartenere al nostro mondo...
Uno degli aspetti più interessanti di Stranger things è che i protagonisti principali sono dei bambini. Gli amici di Will - Mike, Lucas e Dustin - decidono di indagare a modo loro e presto saranno aiutati da una bambina stranissima, che parla poco e ha un passato terribile: Undici, dal tatuaggio sul suo polso.
I bambini sono adorabili: sono dei nerd appassionati di scienze che giocano per 10 ore di fila a Dungeon&Dragons. Affrontano situazioni tremende ma riescono ad affrontarle grazie a un grande coraggio, molta fantasia e una bella dose di incoscienza. Come mi è stato fatto notare, sembrano i protagonisti di un libro di Stephen King (io non ho potuto non pensare a It mentre vedevo l'evolversi delle loro avventure). 
Altri co-protagonisti sono Jonathan e Nancy, rispettivamente il fratello di Will e la sorella di Mike. Non sono amici: sono adolescenti inquieti, ognuno vittima a modo suo dell'esclusione e del bullismo. Entrambi vivono situazioni difficili in famiglia, che li hanno fatti crescere troppo in fretta. E anche se sembrano agli antipodi l'uno dall'altra, i tragici eventi di Hawkins e una fotografia li avvicinano e li spingono a collaborare per sciogliere il mistero. 
Nei primissimi episodi Nancy non mi piaceva per nulla, ma ho poi gradualmente cambiato idea. Nonostante sia fisicamente fragile, nasconde una grande forza, che mostra in alcuni dei momenti più inquietanti di tutta la serie.
Jonathan, al contrario, è stato fin dall'inizio il mio personaggio preferito della serie. Nonostante sia giovanissimo, va a scuola e lavora e gli tocca il duro compito di essere l'uomo di casa di una famiglia bella ma disastrata. Oltre a questo, a scuola le cose non vanno molto bene: è visto come quello strambo, lo sfigato, ed è vittima di bullismo. Lui stesso fa fatica a rapportarsi con le altre persone: è più semplice fotografarle, come dice, quando si spogliano di tutte le menzogne per essere solo sè stesse. In quel modo, attraverso un obiettivo, sente di poter comunicare in qualche modo con loro.
Come dicevo, Jonathan e Nancy non sono amici, i loro mondi sono troppo lontani. Ma un caso li fa incontrare e una missione li unisce. Il rapporto che viene a instaurarsi fra di loro mi è piaciuto moltissimo e spero solo che nella prossima stagione avremo anche qualche intrallazzo romantico (*me fangirla senza ritegno).
Infine abbiamo Joyce e Hopper. Lei è la madre di Jonathan e Will, lui il capo della polizia di Hawkins. Entrambi sono provati dalla vita e un po' incasinati, ma sono combattivi e, sotto il sarcasmo e la vita disastrata, delle brave persone. In quanto adulti, a loro tocca l'indagine intesa nel modo più "canonico". Nonostante agli inizi Hopper sia scettico, è anche veloce a rendersi conto che qualcosa non quadra e che qualcuno sta cercando di nascondere qualcosa di grosso.
In questa serie, nessuno dei protagonisti è convenzionale. Chi più chi meno, sembrano tutti assolutamente inadatti a risolvere il mistero e, soprattutto, a fronteggiare ciò che vi si cela dietro. Per questo, forse, vederli all'opera è così incredibilmente appassionante.

Sicuramente l'ambientazione e le atmosfere ricreate incrementano il fascino di questa produzione. Sono stati ripresi tutti i cliches di un certo tipo di storie, sono stati mescolati insieme e serviti: un successo premeditato e ottenuto. La suspence, l'horror vecchio stile, i personaggi... Ogni aspetto di questa serie concorre a rendere la visione assolutamente irresistibile. Con Stranger things si fa un salto nel passato e non se ne vorrebbe più uscire. Per parte mia, come vi dicevo, sono stata assolutamente catturata da questa serie e non vedo l'ora che esca la seconda stagione.
E voi, avete visto Stranger things? In caso, che ne pensate?

Virginia

venerdì 11 agosto 2017

Recensione: Nuvole di fango di Inge Schilperoord

Titolo: Nuvole di fango
Autore: Inge Schilperoord
Traduttore: Stefano Musilli
Casa editrice: Fazi
Numero di pagine: 188
Formato: Cartaceo

D’estate, in cerca di sollievo dal caldo, la tinca si immerge nella melma dei fondali. Quando poi torna a muoversi, inevitabilmente solleva una nuvola di fango. Come Jonathan: giovane dal passato segnato, ha bisogno di nascondersi, cerca di muoversi il meno possibile e, quando lo fa, solleva una nuvola torbida attorno a sé.
Trentenne attratto dalle bambine, Jonathan fa ritorno a casa dopo un periodo trascorso in carcere. La madre è una donna anziana e solitaria e il villaggio di pescatori in cui è cresciuto si sta svuotando. Non c’è quasi più nessuno. Jonathan non ha amici. Una casetta malmessa, il mare a due passi, il cielo sconfinato. Lui, la madre, il caldo estivo soffocante. L’unico barlume di normalità, l’unico attaccamento alla vita vera, è il prendersi cura degli altri: della madre, del cane e di una tinca che ha trovato, ferita, in un laghetto vicino casa. Ma le giornate di Jonathan prendono una piega inaspettata quando Elke, una bambina sempre sola che condivide con lui la passione per gli animali, sembra cercare la sua compagnia… Nuvole di fango è un viaggio vorticoso dentro una mente malata che lotta contro se stessa. Pagine ipnotiche, intrise di umanità, in cui ogni giudizio viene sospeso, costringendoci a vedere il mondo attraverso gli occhi di un criminale che cerca in tutti i modi di non cadere in tentazione. Non di nuovo.
Nel suo sorprendente romanzo d’esordio, accolto dalla critica in maniera entusiastica, la psicologa Inge Schilperoord ha avuto l’audacia di indagare là dove la maggior parte delle persone non osa nemmeno avvicinarsi.


Questo libro è stato un acquisto assolutamente spontaneo e imprevisto. Ricordando vagamente una recensione positiva di un nome fidato, ho letto velocemente la sinossi e deciso che si, sarebbe tornato a casa con me. Non solo, ho anche deciso di leggerlo subito dopo aver terminato la lettura in corso. E così ho fatto, per una volta nella vita. La lettura è durata una giornata appena, complice un sabato privo di impegni e un po' di frescura, per non parlare della curiosità di sapere come l'autrice avrebbe trattato un tema così scottante.
Jonathan è un pedofilo. Dopo aver molestato una bambina, finisce in carcere e lì si impegna con tutte le sue forze a seguire il percorso di recupero attuato per lui dagli psicologi. Questo finchè non viene rilasciato per mancanza di prove e Jonathan, finalmente, è libero.
Questo è un libro estremamente triste. Jonathan è un personaggio triste e claustrofobica è l'atmosfera delineata dalla Schilperoord, fatta di strade vuote e aride, il cemento incandescente in un estate caldissima fin troppo simile alla nostra di quest'anno. Il caldo e il silenzio sono compagni costanti del protagonista, che è attorniato da pochissimi personaggi e tutto preso a districare il doloroso nodo della psiche umana.
Chi è Jonathan? Certo non è il cattivo della narrazione. Ci aspettiamo un mostro, un uomo viscido e disgustoso, e troviamo un trentenne completamente ripiegato su sè stesso, schiacciato dalla consapevolezza di essere sbagliato, da un passato che lo ferisce, da una madre opprimente, tirannica nel suo eterno bisogno. Le dinamiche fra madre e figlio sono morbose, contorte, segnate da pesanti silenzi e parole non dette; la vita di Jonathan è l'eterno ripetersi di uno stesso rachitico giorno.
Uscito di prigione, Jonathan vorrebbe solo cancellare il passato e costruirsi un nuovo presente. Ferreo nel mettere in pratica gli esercizi assegnatigli dallo psicologo, è fermamente convinto che la tenacia lo salverà, che il controllo - di sè stesso e dei suoi pensieri - lo riporterà sulla retta via.
Nonostante il mio istintivo ribrezzo per il ruolo incarnato da Jonathan, nel corso della lettura non ho potuto non sentirmi male per lui. Non c'è cattiveria in quest'uomo - non davvero. Si odia, si avvilisce continuamente; per lui l'attenzione per una bambina è simile a quella per un animale: vuole solo proteggere chi è più piccolo e debole, vuole solo prendersi cura. Come gli dice lo psicologo, però, lui non è capace di provare vera empatia, quindi è fin troppo facile sovrapporre ciò che vuole lui a ciò di cui un altro essere vivente ha davvero bisogno. Questo è ciò che accade anche con la tinca menzionata in quarta di copertina: la alleva, la nutre, se ne prende cura. Ma, chiusa in un piccolissimo acquario e fuori dal suo habitat naturale, non può che morire. Il lento deperimento della tinca sembra coincidere con il graduale venir meno dei tanti buoni propositi di Jonathan, che ben presto si troverà in una situazione pericolosamente simile a quella che lo ha condotto già una volta in prigione.
Ciò che davvero mi ha colpita di Jonathan è la sua solitudine. Da sempre preferisce la compagnia degli animali a quella degli uomini, una specie dal quale si sente fuori, non integrato. Convive con la madre, una presenza disturbante nella sua psiche, associata a inespressi desideri sessuali e a rabbia repressa. Non c'è rapporto nè comunicazione fra i due, non davvero. E pur cercando di essere un buon figlio - Jonathan cucina e si occupa della casa con molta solerzia - è come se fra di loro non potesse esserci mai davvero un contatto, una comprensione: la madre non lo capisce, peggio, lo svilisce. Anche prima del carcere, ha sempre sminuito il suo amore per gli animali e ha sempre rigirato il coltello nella ferita della sua solitudine.
Di Jonathan, inoltre, mi ha colpita il suo disperato tentativo di essere normale. Suddivide le sue giornate e le riempie di impegni, lotta per migliorarsi. Ma lotta da solo, e questo forse è il motivo principale del suo fallimento. Mi è dispiaciuto per lui, ho provato una tristezza profonda: è perso, spezzato, disperatamente alla ricerca di calore.
Non che questo giustifichi ciò che ha fatto. Non che la giustificazione sia il punto di questo libro. Un po' come per quel capolavoro che è A sangue freddo di Truman Capote, qui si va oltre determinati aspetti e si scopre solo la duplice faccia dell'uomo, che da un lato ferisce ma dall'altra è ferito. Questo genere di libri ci insegna che, spesso, i mostri li creiamo noi; ancora oltre, che i mostri non esistono, esistono solo esseri umani, deboli e fragili, fallati. Meritevoli di pietà, dopo la punizione.
Non posso dire che questo libro mi abbia scossa, perchè tutte queste riflessioni - e altre - sono frutto della precedente lettura di Capote. Questo romanzo, però, oltre a suscitare riflessioni simili, ha il dono di una prosa meno giornalistica (che era comunque l'intento dichiarato di Capote), più intima, che ci permette di entrare nella testa del protagonista/criminale e di sondarlo direttamente dall'interno. 
Un libro consigliato, ma sempre tenendo conto della scabrosità del tema.

Virginia

lunedì 7 agosto 2017

Liebster Award 2017#2


Ciao a tutti e buon lunedì! Oggi concludo il mio post sul Liebster Award, un premio che sono sempre onorata di ricevere (qui la prima parte, dove rispondo alle domande di Silvia e Mariarca). Come giàdetto nel post precedente, visto che il premio ha girato parecchio non nominerò nessuno e mi limiterò a rispondere alle domande. Ma lasciate che vi elenchi ancora una volta cosa deve fare chi riceve il premio:
1. Ringraziare chi ti ha premiato
2. Scrivere qualche riga per promuovere un blog che seguite
3. Rispondere alle 11 domande del blogger che ti ha taggato
4. Scrivere a piacere 11 cose su di te
5. Premiare a tua volta 11 blog
6. Formulare 11 domande per i blogger che nominerai
7. Informare i blogger del premio assegnato

Allora, questa volta ringrazio ben tre blogger, ovvero Luz di Io, la letteratura e Chaplin, Viola di Quasi Adatta e Vale di L'apprendista libraia. Grazie mille per aver pensato a me!
Seguo parecchi blog e, dal momento che non ho intenzione di taggare nessuno, non nominerò nessun blog in particolare. Vi invito semplicemente a dare un'occhiata alla lista dei blog che seguo, perchè ce ne sono parecchi di molto interessanti!
E ora, veniamo alle domande.

- Luz (Io, la letteratura e Chaplin):
1. Il primissimo libro che hai ricevuto in dono.
Ragazzi, io sono banale e scontataxD Si tratta sempre di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban! Primo regalo librosi che ricordi e causa della mia passione per la lettura*-*
2. Come ti immagini da vecchio/a? (Descrivi una tua ipotetica foto)
Allora, non posso dire di pensarci spesso, anzi! Sicuramente avrò una ruga molto marcata e verticale in mezzo alla fronte, causata da un eterno corrucciarsi che ha lievemente incrinato la giovinezza della mia pelle già alla giovane età di 20 anni (mia sorella la chiama la Grande Ruga. Non posso farci niente se ho sempre l'espressione incavolataxD). Per il resto, avrò i capelli grigi perchè sono pigra e dopo un po' mi romperò di tingerli; avrò gli occhiali (li ho già adesso). E lotterò con la bilancia, esattamente come adesso. Ah, e sarò una rompiballe. Perchè, anche in questo caso, già lo sono adessoxD
3. C'è un viaggio in luoghi remoti che ti piacerebbe fare?
Al momento Corea del Sud (maledetti drama coreani...), ma in generale sono tremendamente affascinata dall'Asia, dall'Africa e dall'estremo Nord*-*
4. Hai mai scritto un libro?
Sinceramente? Ci ho provato varie volte, ma non sono mai riuscita a finire nulla, sono troppo incostantexD
5. Hai mai scritto una poesia?
Si. Schifezze inenarrabili.
6. Tre aggettivi che riguardano i tuoi pregi.
Sensibile, autocritica, forte.
7. Tre aggettivi che riguardano i tuoi difetti.
Ostinata, orgogliosa, arrogante.
8. In quale epoca storica del passato ti vedresti assai bene?
Durante la Preistoria, così non mi devo depilare (:P)? In nessun periodo, credo, perchè anche se sembrano affascinanti a posteriori, la verità è che viverli non deve essere stato semplice, per nulla.
Edit: Mi affascina molto il periodo della scoperta dell'America. La scoperta di un nuovo mondo, il senso di meraviglia... Ecco, se proprio devo scegliere, scelgo quello.
9. Pianifichi tutto prima di un viaggio o inventi là per là?
Premettendo che ho viaggiato poco, pianifico solo l'indispensabile (viaggio, albergo...) e per il resto improvviso.
10. Se tu fossi un personaggio della letteratura saresti...
Lucy Snowe di Villette di Charlotte Bronte. Decisamente.
11. Quanto tempo hai impiegato per scrivere questo post?
Sono solo all'inizio, ma stimo un'orettaxD

- Viola (Quasi Adatta):
1. Parliamo di musica. Genere/gruppo/cantante preferito.
Ehm... Non uccidetemi, credo di essere una delle poche persone al mondo che ascolta la musica senza particolare coinvolgimento. Non che non mi piaccia, semplicemente le mie passioni sono altre, quindi non ho cantanti preferiti in senso stretto, solo canzoni singole che mi piacciono particolarmente sul momento. Ma se proprio devo dire, la canzone italiana un po' "datata" non mi dispiace per nulla.
2. C'è un libro, una serie tv o un film a cui cambieresti il finale?
Tendo ad essere molto rispettosa della volontà di chi crea una storia e quasi sempre mi accontento di quello che c'è. Ma un finale (libro) che ho proprio sentito sbagliato è quello di Il destino dell'assassino di Robin Hobb. Non so, ho avuto quasi l'impressione che la Hobb avesse tradito lo spirito stesso dei personaggi che avevo tanto amato.
3. Come hai scelto il nome del tuo blog? Ha un significato particolare?
Qui lo spiego.
4. Hai un libro linus (un libro che una volta ogni tanto senti il bisogno di rileggere)?
Purtroppo no. Rileggo spesso, ma non per necessità di un determinato libro. Oppure, se anche è stato così, è stato per libri che ho ormai riletto talmente tante volte che hanno perso qualunque effetto di questo tipo.
5. Ridiamoci su. Racconta una figuraccia.
Allora, avevo sui 12 anni e con delle amiche ero al luna-park del mio paese. Ero sugli autoscontri e io sono scesa dalla macchina un po' troppo presto, prima che gli altri si fossero fermati del tutto. Be', uno mi ha urtata da dietro e io sono finita dritta dritta in braccio al suo guidatore, mi sono proprio ribaltata addosso a luixD
6. Ti piace il posto in cui vivi? Vorresti vivere da un'altra parte?
No, non mi piace, mi piacerebbe essere da qualche altra parte. Allo stesso tempo, so di essere una persona molto inquieta e che stando male con me stessa starei male in qualunque altro posto.

- Vale (L'apprendista libraia):
1. Fai parte di un fandom? Se si, quale?
Allora, fangirlo su parecchie cose ma non lo faccio quasi mai in compagnia (se si esclude la Sister, che si becca TUTTI i miei deliri), quindi non faccio effettivamente parte di nessun fandom.
2. Ti piace disegnare?
Si, ma faccio schifo ahahah.
3. Il tuo colore preferito?
Verde scuro.
4. Qual è il tuo social preferito?
Facebook, frequento un sacco di gruppi interessanti e mi permetti di farmi un bel po' di affari altruixD
5. Hai un libro preferito? Se si, quale?
No, non riesco a scegliere.
6. Il tuo scrittore preferito?
Idem come sopra.
7. Hai mai letto libri horror?
No, sono troppo fifona, giusto i Piccoli BrividixD
8. Un libro che consiglieresti di leggere.
Troppo generico, dipende dalle circostanze.
9. Ti piacciono gli animali?
Si (*me gattara tutta la vita).
10. Nella tua famiglia, oltre te, c'è qualcun'altro che legge?
Mia madre e la Sister:)
11. Come ti sei avvicinato alla lettura?
Al mio ottavo compleanno mio zio mi ha regalato HP3. Da lì è nato tutto*-*

Allora, queste sono le mie risposte! Adesso eccovi 11 fatti straordinariamente noiosi interessanti su di me:
1. Faccio un sacco di auto analisi, proprio per carattere. Per questo mi ritengo molto consapevole di me stessa e sono piuttosto obiettiva sui miei pregi ma, soprattutto, sui miei difetti. Ma spesso e volentieri scopro cose nuove, non sempre piacevoli.
2. Sono entrata in fissa coi drama coreani e, in generale, con la Corea del Sud, tanto da volerne studiare la lingua (ma non ho il tempo, maledizione!), nonostante non sia mai stata troppo portata per le lingue.
3. Cerco un po' di me stessa nei libri che leggo. 
4. Mi incavolo subito e sono molto polemica, ma sono bravissima a fingere, quindi la maggior parte della gente non se ne accorge.
5. Gli occhiali cambiano molto il mio viso. Per un anno ho portato le lenti a contatto e i miei tratti si addolciscono molto. Poi ho dovuto smettere e con gli occhiali sembro molto più seria e rigida, una maestrina. Il che porta un sacco di gente a credermi fatta in un certo modo quando non è vero. Per questo, quando mi accorgo che qualcuno mi ha giudicata solo in base al mio aspetto, gli metto addosso una croce grande come una casa.
6. Amo mangiare, in particolare i carboidrati. Anche se non sono mai stata "grassa", lotto da anni contro i chili in più: dimagrisco e poi li riprendo, in un ciclo continuo.
7. Dovrei imparare a frenare di più la lingua. Spesso parlo troppo e poi me ne pento.
8. Ho bisogno di stare sola. Se non ci riesco nell'arco della giornata, inizio a "svalvolare".
9. Uscire mi piace poco, tendo ad annoiarmi in fretta. Ma non lo dico troppo in giro, perchè è un argomento che la gente si ostina a non capire e a fraintendere.
10. Mi annoio delle persone, degli amici. Nel corso dei miei 23 anni ho cambiato migliore amica con frequenza allarmante. 
11. Devo ancora imparare a bastare a me stessa. Ma ci sto lavorando.

Questo è quanto! Spero di non avervi annoiato troppoxD

Virginia



giovedì 3 agosto 2017

CineRecensione#10: Heirs


Anno: 2013
Episodi: 20
Categoria: KDrama

La storia segue un gruppo di studenti privilegiati e la loro vita quotidiana mirata ad eccellere per ereditare gli imperi economici delle loro famiglie. Ragazzi che sembrano avere tutto sotto controllo, tranne le loro relazioni sentimentali. Tra esili forzati, complotti, lotte di potere, Kim Tan e Cha Eun-sung si incontrano. Lui erede dell'Empire Group, lei figlia di una governante muta. Un amore proibito, complicato dall'arrivo di una fidanzata prestabilita, Rachel Yoo, e dalla presenza ingombrante del suo fratellastro, il bullo, Choi Young-do, improvvisamente innamorato di Eun-sung. Chi ha detto che essere dei ricchi e affascinanti liceali sia facile?
( Trama presa dal sito Anime Click)



Ciao a tutti:) Dopo la megarecensione di lunedì, ho pensato che un drama potesse distendere un po' gli animi (:P). Dopo Chicago Typewriter, torno con una storia scolastica (libri, serie tv... le ambientazioni scolastiche sono da sempre il mio guilty pleasure, non c'è trash da cui mi tenga lontana pur di tornare fra i banchi) e, soprattutto, torno con Lee Min Ho, mio primo amore coreano ( Boys over flowers vi dice niente?xD)*-*
Ad affiancarlo, due coprotagonisti di cui ho sempre sentito tanto parlare, ovvero la famosissima Park Shin Hye e l'altrettanto noto Kim Woo Bin. Ero davvero curiosa di vederli tutti insieme in un drama e a fermarmi in precedenza era stata solo la paura di ritrovare una storia un po' troppo simile a quella di Boys over flowers. Dopo essere stata però rassicurata, mi ci sono buttata subito e ho fatto bene, perchè mi è piaciuto un sacco.
Come potete vedere, la trama è piuttosto canonica e si, nelle premesse può ricordare Boys over flowers. In effetti, però, molti sono veri e propri clichè tipici dei drama (ragazza povera/ragazzo ricco, scontri in famiglia, eccetera), e soprattutto la storia ha modo di svilupparsi in maniera autonoma pur con premesse simili e soprattutto di portare all'attenzione dello spettatore dei personaggi molto diversi da quelli dell'altro drama.
Ho amato i personaggi, in particolare i coprotagonisti maschili, Kim Tan (Lee Min Ho) e Choi Young Do (Kim Woo Bin). Entrambi sono molto complessi, a mio parere, e il loro passato condiviso, fatto di amicizia e tradimenti, emerge lentamente, dando un nuovo significato a un odio reciproco che non era ancora stato spiegato.
Tan è ricco, bello e popolare, ma all'inizio del drama lo ritroviamo in America, dove studia da 3 anni. Potrebbe essere un sogno, solo che per lui è una punizione: è stato esiliato là per una colpa imperdonabile e inevitabile, ovvero il fatto di essere un figlio bastardo in una famiglia molto nota e molto potente. Questo è il segreto della famiglia Kim, dove ogni suo membro sembra costantemente in lotta con l'altro: il patriarca, anziano e malato, ha avuto un figlio (Won) dalla prima moglie ormai morta; dal secondo matrimonio non sono nati figli, ma un figlio è nato dalla sua relazione con l'amante, la madre di Tan. La situazione in casa è tesa a dir poco: la madre di Tan (non ne ricordo il nome, sorryxD) vive da anni praticamente da reclusa, anche se nel lusso. Non può quasi uscire di casa e la sua esistenza e posizione è tenuta segreta a tutti: non solo non può reclamare il suo diritto ad essere la madre di Tan ma deve inoltre sottostare ai maltrattamenti della legittima moglie del marito, che non vive con loro ma è conosciuta come la madre di Tan: è una donna potente, ambiziosa e rancorosa. In questo idilliaco quadretto familiare si inseriscono i due figli: Won è il figlio maggiore, quello che desidera solo subentrare nell'azienda di famiglia. È freddo e controllato e, soprattutto, pieno di rancore nei confronti di Tan, riconosciuto come legittimo dal padre e destinato da lui a ricoprire un ruolo di pari importanza a quello del fratello nell'azienda. Per questo Tan, che a dispetto di tutto ama molto Won, viene mandato in America e lì rimane per anni, sperando così di guadagnarsi l'approvazione del fratello. Tan non è interessato all'azienda, ma la sua sola esistenza è un pericolo per la posizione di Won.
Lee Min Ho*-*
Tan all'inizio lo conosciamo come un ragazzo tormentato. Nonostante abbia tutto e all'apparenza sembri arrogante e sicuro di sè, sulle sue spalle grava una tristezza infinita. Per amore del fratello rinuncia a tutto ma ancora non basta. L'incontro con Eun Sang (Park Shin Hye) cambierà tutto. Per lei deciderà di tornare in Corea e non solo: per lei sfiderà la sua famiglia. 
Il personaggio di Tan mi è piaciuto molto. Quando ritorna a casa è una persona molto diversa da quella che è partita e non desidera ritornare al passato. Eun Sang rappresenta una speranza per un futuro mai sognato, un obiettivo per un ragazzo che da anni si limitava a sopravvivere giorno per giorno. Soprattutto, Tan nasconde una vena di determinazione e spietatezza che emergono nel suo scontro con i familiari. Stanco della situazione (non solo del sistematico rifiuto del fratello ma anche della reclusione a cui è condannata sua madre da anni), si oppone a un destino prestabilito, perde tutto e lo riguadagna, in un gioco di forza con il padre, un uomo che avrei preso volentieri a mattonate sui denti (peggio della madre di Goo Joon Pyo, e ho detto TUTTO).
Soprattutto, mi è piaciuto molto il suo legame con Young Do. Un tempo amici, poco prima della sua partenza per l'America è successo qualcosa che ha incrinato irreparabilmente i loro rapporti. Nel ritrovarsi, i vecchi rancori tornano violentemente a galla, esacerbati dal fatto che entrambi si innamorano della stessa ragazza.
Kim Woo Bin
Young Do è un altro personaggio incredibilmente affascinante. Instabile, pericoloso, sembra una tigre in gabbia pronta ad azzannare. Perfino nei suoi rapporti con Eun Sang rimarrà sempre un provocatore, che attacca e nasconde le ferite dietro l'aggressività. Nonostante ciò, il suo personaggio è forse quello che subisce un cambiamento più netto in tutta la narrazione, e questo soprattutto grazie all'influenza di Eun Sang, che lo colpisce fin da subito ma che diventa anche un mezzo per fare del male a Tan. 
Anche lui figlio di un uomo ricco e potente, erede di una grande fortuna, come tutti questi ragazzi ricchi e infelici nasconde un passato doloroso di cui porta le cicatrici e ha un rapporto col padre segnato da una tensione costante e un rancore a malapena contenuto. Ma se Tan reagisce con forza, Young Do reagisce con violenza - due reazioni molto diverse e che porteranno a esiti totalmente opposti.
Nel corso del drama, il rapporto fra i due vecchi amici subirà nuove trasformazioni e il cuore del loro rapporto - un certo avvenimento che li ha portati alla rottura - troverà un suo scioglimento.
Ma adesso veniamo al punto dolente: la protagonista, Eun Sang.
Park Shin Hye
Tralasciamo la recitazione, sulla quale non ho nulla da dire - l'attrice mi è piaciuta. È proprio il personaggio di Eun Sang che, spesso e volentieri, mi ha irritata, a volte non l'ho proprio capita.
La critica più dura che le faccio è quella di lasciarsi molto sballottare dai due personaggi maschili. Sebbene abbia fin dagli inizi le idee ben chiare nei suoi rapporti coi due, nonostante ciò spesso e volentieri non riesce a imporsi con nessuno dei due. Non che questo atteggiamento di imposizione sia fatto con effettiva cattiveria. Il fatto è che ci troviamo davanti a due ragazzi con caratteri molto forti, che tendono a prevaricare. Per fronteggiare due tipi simili ci voleva una protagonista con un carattere più energico (Jan Di, dove sei??), meno incline a farsi mettere i piedi in testa. Eun Sang mi è sembrata molto arrendersi passivamente alle decisioni di altri e questo suo atteggiamento mi ha molto infastidita. 
Un altro appunto. Nel momento in cui Tan si innamora di Eun Sang, purtroppo la ragazza va incontro a una valanga di guai. Questo è un classico dei drama di un certo tipo: la poveraccia non deve permettersi di alzare troppo la cresta o la vendetta dei genitori di lui sarà tremenda (il che, volendo, può fare riflettere sulla rigidità delle classi sociali in Corea). In questo caso, ha giocato a suo sfavore il mio paragone con la già citata Jan Di (lo so che non si dovrebbe, ma spesso durante la visione mi è capitato di paragonare i due drama e i relativi personaggi). Una delle cose che ho amato di Jan Di è stato il coraggio con cui accetta e affronta i suoi sentimenti per Joon Pyo. Nel caso di Heirs, invece, la protagonista reagisce o con la passività o con la fuga. Non decide mai di fidarsi totalmente di Tan e di chiedere il suo aiuto. E questo lo ferisce moltissimo, perchè Tan mette in crisi tutto il suo mondo per stare con lei ed Eun Sang sembra sempre diffidente, pronta a mollare tutto alla prima difficoltà. Tutte queste considerazioni non mi hanno certo aiutata ad apprezzare il suo personaggio.
 

Un altro personaggio che mi ha colpita molto è quello della madre di Tan.
Agli inizi non ci viene presentata in una luce particolarmente favorevole: è l'amante del Presidente Kim, che vive nel lusso più ostentato e tratta male il personale. Piano piano, però, iniziamo a conoscere meglio questa donna che sembra sempre attaccata al bicchiere di vino e che si rivela essere solo una donna infelice e depressa. Molto più giovane dell'uomo con cui vive come una moglie, è trattata come un segreto vergognoso e non ha nessun potere, nessuna autorità. La sua posizione è assolutamente instabile, pur dopo molti anni: è soggetta alle prepotenze di tutti e l'unica speranza in una vita nera è il figlio, che ama moltissimo ma che è relegato in America da tre anni. Per lui farebbe tutto, compreso fingere di non essere sua madre agli occhi del mondo e rimanere relegata in casa, per paura che la sua sola esistenza possa rovinarlo.
Anche il suo personaggio attraversa una fase di cambiamento, data anche dal suo rapporto con la governante della casa, che è la madre di Eun Sang. Le due iniziano a conoscersi, si accapigliano, si ricattano, si difendono; infine diventano amiche, di quel genere che bisticciano ma si vogliono bene.


Infine, le ultime considerazioni (già vi ho ammorbati a sufficienzaxD). Heirs è un drama che pullula di personaggi, tanto che agli inizi mi è risultato difficile seguire i vari legami. Dopo i primi episodi, però, mi sono abituata ai nomi, ai volti e alle loro complicate relazioni e sono entrata nella storia.
I personaggi di questo drama sono tutti infelici, chi per un motivo e chi per un altro. In particolare i più giovani, che devono sottostare alle imposizioni dei genitori e sopravvivere alla ferocia di una scuola composta da elite, nonostante abbiano apparentemente tutto sono sempre in lotta con loro stessi e con le loro vite. Ognuno reagisce a suo modo: chi è cattivo, chi è freddo, chi ha tentato il suicidio. Le famiglie coreane non saranno magari proprio così, ma da varie cose che ho letto in giro credo che ci si vada comunque vicino, specialmente per i chaebol (termine coreano che indica gli eredi di grandi imperi familiari). I genitori non si fanno scrupoli nell'imporre la propria volontà e non disdegnano neanche di fare pressione sui loro punti deboli per costringerli a obbedire. E in una società così fortemente gerarchizzata come quella coreana, dove più che l'effettivo rispetto contano la posizione sociale e l'anzianità, i figli molto difficilmente riescono a opporsi davvero a queste famiglie ingombranti. Certo, ribadisco, in questi drama sicuramente è una situazione esagerata.


In conclusione, come si sarà capito, questo drama mi è piaciuto parecchio. Dopo i primi episodi, mi ha tenuta letteralmente incollata. L'ho trovato molto equilibrato (il già citato Boys over flowers, ad esempio, ha un ritmo diseguale per tutta la sua durata): la vicenda si dipana nei 20 episodi senza subire stalli (almeno, io non li ho percepiti) e lo scioglimento è anche il momento della conclusione e della chiusura. Si, ci sono un paio di story line secondarie che avrebbero potuto essere un po' più approfondite, o che non si chiudono effettivamente (sebbene lo spettatore possa tranquillamente intuire cosa avverrà), ma sono piuttosto soddisfatta del finale - che, si sa, è uno dei punti deboli dei KDrama.
Infine, per rispetto alla tradizione (:P), eccovi un paio di ost che ho apprezzato particolarmente*-*


E infine la mia preferita!




E anche questo post è finito! Grazie a chi lo ha letto tuttoxD

Virginia