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giovedì 6 aprile 2017

Recensione: Trilogia del Novecento di Eraldo Baldini

Titolo: Trilogia del Novecento
Autore: Eraldo Baldini
Casa editrice: Einaudi
Numero di pagine: 336
Formato: Cartaceo

È la vigilia del Giorno dei Morti del 1906. L'apparizione di una donna con gli stivali che rivuole indietro il suo terreno basterebbe a far scappare chiunque. Maddalena no, non scappa. E avrà una storia da raccontare. Quattro reduci della Grande Guerra salgono in montagna per lavorare a una carbonaia, e restano coinvolti in una serie di eventi inquietanti. È la terribile esperienza della trincea che spinge le loro menti a trasfigurare la realtà, o il bosco nasconde davvero un Nemico? L'ispettore ministeriale Carlo Rambelli viene inviato nel Ravennate per indagare su una presunta epidemia di malaria. Giunto sul posto dovrà fare i conti con omertà, superstizione e squadracce fasciste. E con la strana scomparsa dei cadaveri di sette bambini. Grazie a un'affascinante miscela che combina paure ataviche e spietati pregiudizi, Baldini ci regala tre storie magnetiche immerse in una geografia provinciale carica di mistero.

Buon giovedì lettori! Il weekend si avvicina a grandi passi ed io l'attendo trepidante e per varie ragioni. Innanzitutto, mi prenderò una piccola pausa dalla faticosa situazione che si è creata e di cui vi parlavo nel precedente post; e poi perchè sarà un finesettimana di letture intriganti e maratone in tv. Perchè non solo mi vedrò la seconda parte di Kill Bill e Il giovane favoloso (e già per questo ho gli occhi a cuoricino*-*), ma potrò finalmente sapere che cosa succede nella sesta stagione del Trono di spade, perchè oggi ho comprato il cofanetto*-* *-*
Quindi sarò come morta e risorgerò - di pessimo umore probabilmente - lunedì mattina, pronta a tornare a fare il mio dovere.
Ma pensiamo alle cose piacevoli (Il trono di spade*-*).
Vi avevo detto che avrei cercato di stare più dietro al blog e quindi eccomi qui, per recensirvi una delle mie ultime letture. Anche in questo caso, mi è giunta in soccorso la biblioteca, dopo quasi un anno che avevo messo gli occhi su questo libro. Perchè, diciamocelo, la cover è fenomenale, e anche i titoli dei racconti mi avevano colpita. Leggendo la trama ho fatto il resto: gotico, romagnolo, pubblicato da Einaudi?
Le premesse c'erano tutte. Ma sono state soddisfatte?


La Trilogia del Novecento di Baldini raccoglie tre storie nere: Nostra Signora delle patate, Terra di nessuno e Mal'aria. La particolarità è che sono tutte ambientate nel romagnolo (se pensate che io sto vicino a Bologna, posso dire che è quasi a casa miaxD), nei primi anni del Novecento. La collocazione temporale è molto importante in tutti e tre questi racconti lunghi, perchè i protagonisti hanno a che fare con la guerra e con il fascismo, due fatti salienti della nostra Storia più recente.
Vorrei analizzare separatamente i tre racconti.

- Nostra Signora delle patate

La prima vicenda narrata è quella che mi ha colpita un po' di meno. Si tratta di una narrazione comunque molto scorrevole ma che, a mio parere, non ha la stessa carica emotiva delle altre due.
In un paesino del romagnolo, completamente perso nel nulla, avviene un miracolo: una bambina, la piccola Maddalena, incontra una notte la Madonna, che reclama per sè un campo di patate. Ma è una Madonna molto strana quella incontra Maddalena. Così strana che la bambina, a un certo punto, comincia a dubitare di ciò che veramente ha visto. Ma la voce ormai si è già sparsa e il meccanismo si è messo in moto. Intorno a questo "fatto miracoloso" vertono e si intrecciano gli interessi di tutta la comunità: i lavoratori del posto, comunisti convinti, che vedono in questa visione l'opportunità per attirare molti turisti e mettere su un commercio redditizio; il parroco del paese, che con la costruzione di una Chiesa consacrata alla Madonna sul campo da lei indicato come suo spera di ravvedere una popolazione sempre meno religiosa, per lavarsi un po' la coscienza di un lavoro pigro e mal fatto; il padrone della terra di tutta la zona, che teme di vedere i suoi braccianti sollevarsi in una sommossa rivoluzionaria come in altre parti del circondario; infine, il proprietario del campo, che riesce a far cambiare la versione ufficiale per mantenere per sè una terra che gli rende bene, riservando alla Vergine un campo lì vicino dove non cresce nulla.
Quello che doveva essere un momento di unione e Mistero per tutta la comunità, diventa la mercificazione e il commercio del sacro. Nessuno si salva da questa scaltreria, che non può portare a nulla di buono. I fatti successivi lo confermeranno.
In questo racconto vediamo il cinismo con cui Baldini smonta ogni vezzo ideologico dei suoi personaggi, svelando l'ipocrisia di ogni sistema politico e religioso. Sotto i bei discorsi ognuno guarda al proprio interesse, un interesse che si concretizza nel soldo. E non scampa nessuno da questo giudizio impietoso: il parroco come i braccianti "comunisti", pronti a chiudere la bocca davanti alla possibilità di intascarsi un bel gruzzolo.
L'unico personaggio innocente da tutta questa macchinazione è Maddalena, sincera nel suo dubbio, che però infine decide di vendersi a sua volta, ma per una ragione molto più nobile: manca il pane in tavola, e una piccola bugia potrebbe sostentare lei e sua madre per molto tempo.
Il racconto è scritto in maniera molto scorrevole e, pur non riservando grosse sorprese, si fa leggere bene. Come ho già detto, però, lo trovo molto inferiore agli altri due racconti della raccolta.

- Terra di nessuno

Con questa storia, finalmente, ho trovato il gotico, il noir promesso in quarta di copertina. E non solo. Ammetto che, leggendo tutta la seconda parte la sera tardi, circondata solo dal silenzio e illuminata solo da una flebile luce, a un certo punto un brivido mi ha ghiacciato la schiena, e alla fine della storia ho deciso di chiudere con la lettura fino al mattino dopoxD
La primissima cosa che mi ha colpita di questo racconto è la vicenda. Abbiamo dei giovanissimi reduci dalla Prima Guerra Mondiale. Hanno vissuto la trincea, ovvero il freddo, la fame, la paura e la disperazione; le granate volavano di continuo da un fronte all'altro, gli uomini cadevano come mosche ("Si sta come/ d'autunno/ sugli alberi/ le foglie" dice Ungaretti); il fetore dei corpi morti e in putrefazione, dei corpi non lavati, degli escrementi, della paura. Tutto questo è stata la trincea, tutto questo si portano dietro, a casa, questi ragazzi. Ma non riescono a liberarsene. L'angoscia li perseguita e ciò che più avevano bramato - il ritorno a casa, dalle loro famiglie - si rivela essere un luogo diverso da ciò che ricordavano. Gli affetti sembrano sbiaditi, la vita di tutti i giorni stenta a decollare. L'unica cosa rimasta vivida è il ricordo di quelle sensazioni, di quel legame che si è creato in questa situazione estrema. E per questo decidono di ritrovarsi tutti e quattro - Enrico, Adelmo, Settimio e Martino - per passare insieme l'estate a lavorare in montagna.
Ciò che li aspetta è un'esperienza terribile, in bilico fra la sanità e la follia. Soli in quei boschi scuri e quasi crudeli, stretti nella morsa della montagna, lontano dal resto del mondo, come distinguere ciò che è vero da ciò che è falso? Davvero il bosco sembra respingerli, rifiutarli? Sono facce, quei ghigni scolpiti nei tronchi neri e nodosi? Possibile che la guerra non debba finire mai?
Soli nel bosco, circondati, serrati, pressati. Quella in cui sono finiti, si chiede a un certo punto Enrico, è forse la terra di nessuno, quella sottile striscia di terra che non appartiene ad altri che non ai morti, teatro di gemiti e lamenti strazianti, dove il terriccio si impasta di sangue?
La scrittura di Baldini si presta perfettamente a questa narrazione di terrore e incertezza crescenti. Il suo stile è quasi cinematografico e presta grande attenzione ai dettagli sensoriali: il suono dei maledetti succiacapre, uccelli che gracchiano lugubri; un sassolino che colpisce la finestra; gli odori, pungenti e intensi; il freddo, il terrore che congela i muscoli. Ogni cosa è descritta con grande maestria e il lettore si trova avvinto, stregato, terrorizzato. Come i protagonisti, neanche il lettore capisce più cosa è reale e cosa è follia. Precipitiamo nel baratro oscuro da cui non si ritorna e tutto il tempo lottiamo per rimanere lucidi, senza riuscirci. Perchè la guerra non è più fuori, ma dentro. La guerra è incisa nell'anima, nelle ossa di quei soldati, di quei sopravvissuti. La vita è la terra di nessuno, in attesa che ci siano di nuovo sangue, grida e spari. Non puoi salvarti se il tuo tormento è dentro di te.

- Mal'aria

Come avrete intuito, Terra di nessuno è un racconto che mi ha abbastanza scossa, e mi sono quindi apprestata a concludere questo viaggio in una Romagna lontana nel tempo con l'ultima narrazione. Qui entra in scena con forza il Fascismo: Carlo Rambelli è un ispettore della sanità e, sotto pressioni dello stesso Duce viene inviato a Spinaro, un paesino perso tra le paludi dove sono avvenute morti inspiegabili nel corso dell'estate. Il sospetto è che sia un'epidemia di malaria, comune in quelle zone di nebbie e paludi dove i progetti di bonifica sono ancora in corso e dove, probabilmente, i superstiziosi abitanti preferiscono affidarsi a stregonerie da quattro soldi piuttosto che alle evidenze scientifiche della medicina. Ma a prescindere, ci sono delle leggi da rispettare, e il compito di Rambelli è di andare sul posto e appurare se le normative vengono rispettate.
Ciò che si ritrova davanti Rambelli è spaventoso: un luogo claustrofobico, dove tutti sanno e nessuno parla, e le nebbie pesano come un macigno sulle spalle degli abitanti.
Di nuovo, una storia orrorifica e oscura, che mi fa tornare i brividi a ripensarci. L'aria di Spinaro è greve e maligna, si insinua in ciò che si respira, in ciò che si mangia; indebolisce il sangue, diventa una componente della quotidianità, un'aria malefica soffiata dalla Borda, la creatura mostruosa che vive nelle paludi e strangola i bambini con le loro stesse viscere.
Rambelli è ostinato, fiuta che c'è qualcosa di marcio, qualcosa che non vogliono dirgli. E non aiuta che i fascisti della zona gli stiano sempre col fiato sul collo. Ma con l'aiuto di Elsa, un'affascinante giovane del posto, inizia a vedere qualche collegamento in ciò che è avvenuto.
Ed è qualcosa di mostruoso.
Il finale di questo racconto è tremendo, totalmente inaspettato. Quando l'ho finito mi sentivo ancora in subbuglio, un senso di amarezza mi si spandeva nello stomaco, una sottile angoscia mi si era insinuata dentro. Ed è stato difficile tornare alla realtà e distaccarmi da ciò che avevo appena letto.

Anche a distanza di giorni, continuo a ricordare molto bene le sensazioni provate mentre leggevo questo libro. Inutile dire che spero di leggere altro di Baldini, ma a piccole dosi, perchè finali del genere un giorno mi ucciderannoxD

Virginia