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sabato 29 ottobre 2016

Recensione: Belgravia di Julian Fellowes

Titolo: Belgravia
Autore: Julian Fellowes
Traduttore: Simone Fefè
Casa editrice: Neri Pozza
Numero di pagine: 414
Formato: Cartaceo

Nel giugno del 1815, Bruxelles appare 'en fête', con le affollate bancarelle nei mercati e le carrozze aperte pitturate a colori vivaci. Nessuno immagina che l'imperatore Napoleone sia in marcia, pronto ad accamparsi sul limitare della città da un momento all'altro. La diciottenne Sophia Trenchard, tipica bellezza inglese bionda dagli occhi azzurri, non ha alcun interesse per le questioni belliche; i suoi pensieri sono rivolti a Lord Edmund Bellasis, erede di una delle famiglie più importanti della Gran Bretagna, che le ha appena procurato gli inviti per il ballo della duchessa di Richmond. La guerra ha alterato gli schemi, permettendo di tralasciare le solite regole, e l'ambiziosa Sophia è intenzionata a non lasciarsi sfuggire questa occasione, insperata per una ragazza con i suoi natali. Suo padre, James Trenchard, è "il Mago", un abile commerciante che fornisce pane e birra ai soldati. Partito da una bancarella a Covent Garden, grazie a un vero talento per gli affari, ha compiuto una vertiginosa scalata sociale, spinto dall'insopprimibile desiderio di appartenere al bel mondo. Anne, la moglie di James, sembra essere l'unica della famiglia Trenchard ad aver conservato un po' di buon senso e a ostacolare l'unione tra la figlia e Edmund Bellasis. Durante il ballo un aiutante di campo irrompe nella sala recando con sé una missiva. Le truppe francesi hanno oltrepassato il confine e gli ufficiali inglesi, le uniformi da gala ancora indosso, vengono richiamati ai propri reggimenti...
Buon sabato, amici lettori e ben ritrovati! Oggi vi propongo la recensione di un altro dei miei regali di compleanno - sono stata incredibilmente brava, ormai li ho letti quasi tutti*-* -, un libro che mi ha incuriosita fin dall'originalissima tecnica di pubblicazione. La Neri Pozza, infatti, lo ha inizialmente proposto un capitolo a settimana, facendo ritornare noi lettori ai bei tempi di Dickens e della sua rivista, che ha pubblicato con costanza nomi del calibro di Wilkie Collins ed Elizabeth Gaskell. Ovviamente, come segno dei tempi che avanzano, è cambiato il formato: non più in cartaceo, tra le pagine di una rivista, ma in digitale. Ma io, che non ho pazienza e sono tremendamente ingorda e materialista, ho preferito aspettare la pubblicazione del volume completo e me lo sono accaparrato in cartaceo. Perchè, diciamocelo, la Neri Pozza rende bene così, con queste edizioni eleganti e un po' altere. Io, pur ammirandone il catalogo e la fattura, ho cominciato solo di recente a comprarli in modo un po' più costante e, indovinate un po'? Mi è scoppiata la febbre Neri Pozza, letteralmente! La mia wl si è improvvisamente raddoppiata, nella foga un po' consumistica di avere libri su libri.
Chiusa questa digressione, eccovi il mio parere su questa lettura.
Il nostro prologo è a Bruxelles, nel 1815. Si tratta della famosa festa data dalla duchessa di Richmond, interrotta poi dall'avanzata di Napoleone, che culminerà con la sua definitiva disfatta a Waterloo. Su questo quadro realmente delineato dalla Storia si muovono i nostri personaggi fittizi: la bella e ambiziosa Sophia Trenchard, i suoi genitori e Lord Edmund Bellasis. Saranno loro i futuri protagonisti di una vicenda che vedrà il suo pieno svolgimento solo vent'anni dopo.
Non so se lo sapete, ma Fellowes è lo sceneggiatore della celebre serie tv Downtown Abbey. Io non l'ho mai vista, ma la trama si articola in questa antica magione signorile, tra i nobili e la servitù, cuore pulsante - e spesso ignorato - della casa. Anche in questo romanzo Fellowes segue nobili e domestici, ricchi e poveri, intrecciando invidie, rancori e amori impossibili. A unire questa variegata umanità un segreto, che fa capo a quel lontano ballo dalla duchessa di Richmond e che spinge i borghesi arricchiti Trenchard e i nobili Brokenhurst a interagire gli uni con gli altri e a interessarsi delle sorti di un anonimo Charles Pope, giovanissimo mercante di cotone in cerca di sostegno economico.
Il libro è scorrevolissimo e si legge molto piacevolmente. Sebbene non ci siano grossi segreti per il lettore - in realtà tutto appare piuttosto chiaro fin dagli inizi - è comunque piacevole seguire lo sviluppo dei personaggi e il modo in cui le loro vicende si intersecano. I personaggi più interessanti, a mio parere, sono stati Susan, moglie di Oliver (il figlio dei Trenchard - Anne e James) e John Bellasis, nipote ed erede dei Brockenhurst. Se il secondo è un'arrivista senza scrupoli, la prima è una bugiarda arrampicatrice sociale, un'astuta intrigante che mi ha portato alla mente la ben più complessa e affascinante Becky Sharp di quel capolavoro che è La fiera delle vanità
Il modo in cui Fellowes mescola nobiltà e servitù è piacevole, anche se non così originale. In generale, non si può riconoscere al libro altro merito che non sia quello di intrattenere piacevolmente il lettore, fine non disprezzabile e a cui adempie dignitosamente.
Vorrei però spendere due parole su alcuni personaggi.
Il protagonista della vicenda, il motore dell'azione, è il già citato Charles Pope. Egli è anche al centro di invidie e gelosie, di amore e ammirazione. Ma chi è questo Charles Pope, per dar adito a tutto questo scalpore?
Nessuno di degno di nota.
Fellowes ci porta in scena questo giovane che, miracolosamente, riunisce in sè ogni virtù: volenteroso, intraprendente, bello, virtuoso, nobile d'animo. Le qualità si sprecano e non stupisce che il povero Oliver, un personaggio che mi ha fatto molta compassione, subisca il confronto spietato che i genitori di lui gli pongono davanti.
Ecco, l'unica convinzione che ho di Charles Pope è che è un'idiota. Nonostante tutti i tentativi di Fellowes di farlo entrare nelle grazie del lettore, con me ha mancato clamorosamente il colpo, e mi sono invece trovata a simpatizzare con i detrattori di Charles, che si pongono sulla scena come personaggi molto più sfaccettati di lui, nonostante Fellowes cerchi di renderli assolutamente disprezzabili. Charles è un manichino vuoto e odioso e il mio cuore malvagio ha desiderato fino all'ultimo - senza osare sperarci - che gli accadesse qualcosa di molto brutto.
Si, sono perfida.
A parte questo appunto, il libro si è rivelato molto piacevole e mi ha lasciato il desiderio di provare, un giorno, a leggere altro di questo autore.

Virginia