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lunedì 22 agosto 2016

Recensioni in pillole: Albion - Il principe spezzato di Bianca Marconero e Obsidian di Jennifer L. Armentrout

Buon inizio settimana a tutti! Festeggio questo lunedì con ben due recensioni, una delle quali su un libro a cui tengo molto e che aspettavo da tempo.
Ma eccovi le mie recensioni:)

Titolo: Albion - Il principe spezzato
Autore: Bianca Marconero
Casa editrice: Limited Edition Books
Numero di pagine: 300
Formato: Digitale

Riccardo, 99 minuti prima della fine. Morgana, 1167 giorni prima dell’inizio.

Un conto alla rovescia verso l’inevitabile. Il racconto di due vite legate per spezzarsi. Due strade che portano verso un unico istante, che è una fine e un inizio.



Albion – il principe spezzato narra l’antefatto della saga. Accanto a Riccardo e Morgana si muovono i personaggi che hanno reso unico il ciclo di Albion.


Da quanto aspettavo questa novella (se tale si può definire un romanzo di 300 pagine)? Da dicembre, più o meno, da quando ne era prevista la pubblicazione. Ebbene, siamo ad agosto ma mi sento di perdonare all'autrice questo ritardo più che volentieri. 
Non so bene da che parte iniziare per recensire questo piccolo gioiello.
Credo che inizierò... dall'inizio (o dalla fine, dipende dai punti di vista).
Lascio la parola a Bianca Marconero, sperando che queste parole vi intrighino come hanno intrigato me.

"Il cuore. Si è fermato.
Cadrò, senza rialzarmi.
Svanirò io e svaniranno i sogni, quei pochi che ho avuto il coraggio di fare.
I ricordi mi travolgono e mi presentano il conto. E tu sei la prima ad arrivare, giungi prima di ogni sollievo, prima della consolazione, prima del perdono. Prima di tutto, per negarmi ogni cosa.
Come una macchia d'inchiostro, hai oscurato la mia vita, come un raggio l'hai rischiarata. Come un chiodo, ti sei conficcata più a fondo. E alla fine morirò, con te piantata nel cuore. Lo so, perchè sto morendo e il chiodo c'è ancora, Lo porto con me ovunque sto andando.
Sono sul limite e mi aggrappo. Non ora, penso. Non ora, urlo. Non prima che tu mi sia accanto. non prima che tu mi abbia preso la mano. Non potrò scivolare dall'altra parte, se non ti avrò vicina.
Ti aspetto.
Fai presto.
O morirò in eterno." 

Per chi se lo stesse chiedendo, bestemmiando, non ho fatto nessuno spoiler. Questo companion non è che un prequel della saga principale (Albion e Albion - Ombre sono gli unici titoli finora usciti), dove Riccardo, una delle voci narranti del libro, è morto da 2 anni ed è solo il fratello del protagonista, il mio amatissimo Marco Cinquedraghi.
Di cosa ci parla la Marconero, in questa "morte che dura 300 pagine"? Scioglie definitivamente ogni dubbio su ciò che è accaduto due anni prima, alla morte di Riccardo, e ci permette di conoscere meglio Morgana, ambigua amica/nemica di Marco in Ombre, e Riccardo, il misterioso fratello di Marco. Io già sapevo che li avrei amati, perchè Ombre (quel romanzo è così bello da far male, che aspettate a leggere questa serie??) me li aveva avvicinati, facendomi capire che ogni personaggio, soprattutto Riccardo, aveva ancora tanto da dire e da svelare.
A mio parere, la parte più interessante è stata quella di Riccardo che, a poche ore dalla fine, quasi presentendo ciò che accadrà, ripercorre rapidamente la sua vita, i fatti salienti, i rapporti più complessi e importanti: quello con Morgana, oscuro e distruttivo; quello con Marco, fatto di rivalità e rancore (fra l'altro, Marco Mignon è ADORABILE*-*). Riccardo non viene liberato da ogni colpa e ci viene presentato così com'è: duro, orgoglioso, competitivo; ma anche indifeso e rifiutato.
Morgana già mi era piaciuta in Ombre e qui è stata, più che altro, una riconferma. Nel suo caso, ripercorriamo l'attivazione e gli anni all'Albion con Riccardo.
Perchè il meglio deve ancora venire.

"E se io volevo che tu mi toccassi e se tu volevi essere toccata, perchè non lo abbiamo semplicemente fatto?
Perchè, al contrario, ci siamo cercati senza trovarci, sfiorati senza abbracciarci, voluti senza accettarci, amati in questo modo così sbagliato?" 

Questo pezzo sintetizza perfettamente il rapporto che viene a crearsi fra Morgana e Riccardo, sfrondato da ogni eredità e predestinazione: vulnerabilità dell'uno e forza dell'altra, in un eterno circolo che sembra destinato a non spezzarsi mai (la comunicazione, mi sembra, è un problema di tutta la famiglia Cinquedraghi).
La Marconero ci narra, ancora una volta, di magia ed eredità, di amore e odio; di ombre e luce, e in questo caso le une vincono sulle altre, perchè Morgana e Riccardo, pur pieni di luce come sono, dentro appartengono alle ombre.

Vi consiglio talmente tanto questa saga (vi lascio qui il link dove trovate la trama del primo, Albion) che non so da che parte iniziare a dirlo. L'unico appunto: purtroppo - PURTROPPO - non potete iniziare a leggere da questo titolo (che, per inciso, è gratis), perchè fa molti spoiler sul secondo romanzo. Questo prequel si pone, idealmente, fra il secondo e il terzo romanzo (a breve in pubblicazione, da quel che mi è dato di capire - tipregotipregotiprego).


Titolo: Obsidian
Autore: Jennifer L. Armentrout
Casa editrice: Giunti
Numero di pagine: 336
Formato: Digitale

Primo libro della serie "Lux".
E se l’amore viaggiasse alla velocità della luce? 
Katy, una book blogger diciassettenne, si è appena trasferita in un paesino soporifero del West Virginia, rassegnandosi a una noiosa vita di provincia. Noiosa finché non incrocia gli occhi verdissimi e il fisico da urlo del suo giovane vicino di casa: Daemon Black è la quintessenza della perfezione. Poi quell'incredibile visione apre bocca: arrogante, insopportabile, testardo e antipatico. Fra i due è odio a prima vista. Ma un giorno Daemon salva Katy da un’inspiegabile aggressione, bloccando il tempo con... un flusso sprigionato dalle sue mani. Sì, il ragazzo della porta accanto è un alieno. Un alieno bellissimo invischiato in una faida galattica, e ora anche Katy, senza volerlo, c’è dentro fino al collo. L’unico modo per sopravvivere è stare incollata a Daemon. Sempre che lei non lo uccida prima...
Sexy, appassionante e irrinunciabile, Obsidian è il primo capitolo della serie "Lux".

Le aspettative, spesso, sono il cuore del problema. Se ti aspetti un capolavoro, ti ritrovi una schifezza (anche se non sempre, per fortuna!), e viceversa.
Nel mio caso, avevo aspettative rasoterra e cercavo solo una lettura leggera per spezzare un momento di pesantezza. E sono rimasta piacevolmente sorpresa.
Ora, parliamone.
Questo libro non è perfetto (ANZI) e fin troppo spesso mi ha ricordato Twilight e mi ha fatto alzare gli occhi al cielo.
Eppure.
Eppure la scrittrice è J. L. Armentrout e, cavolo, si sente. La scrittura è ironica, brillante, scorrevole. Ti fa andare oltre ai difetti, ti inchioda al Kindle, ti fa desiderare di avere subito, ora, immediatamente anche gli altri cinque titoli per polverizzare la serie e sentirsi perfettamente sereni e appagati. Perchè si, a volte necessitiamo di romanzi così, che non sono profondi o scritti benissimo e magari sono anche un po' superficiali, ma che ti fanno staccare la spina e ciao, buonanotte a tutti, ci si rivede dall'Altra Parte, quando avrò letto sei libri uno dietro l'altro e vorrò solo ripulirmi il cervello con 1000 pagine di Dostoevskij e, magari, dormire per un'era geologica.
Ecco, per rendere l'idea.
Obsidian è un romanzo carino, scorrevole, divertente.
E non chiedevo altro.


Queste sono state le letture del mio finesettimana (più metà di un altro libro che non vi spoilero e che spero di potervi recensire presto) e ne sono assolutamente soddisfatta.
E voi? Avete letto questi romanzi, li conoscete? 

martedì 2 agosto 2016

Recensioni in pillole: Il Terzo Reich di Roberto Bolano, Il problema è che ti amo di Jennifer L. Armentrout e La valle delle bambole di Jacqueline Susann

Dopo quasi una settimana eccomi di ritorno! Siamo in agosto ormai, il caldo è al suo culmine e si avvicina settembre, l'autunno, il ritorno alla routine. Fra una cosa e l'altra, la mia presenza sul web ultimamente è stata limitata e prevedo ancora qualche tempo di latitanza. Nonostante ciò, mantengo la mia decisione di condividere sempre con voi almeno una parte delle mie letture, anche se in maniera sintetica (se mai mi sarà possibile) e cumulativa.
Con questo post di oggi sintetizzo le mie ultime tre letture, per condividere con voi il mio pensiero e sentire anche la vostra opinione.

Titolo: Il Terzo Reich
Autore: Roberto Bolano
Casa editrice: Adelphi
Numero di pagine: 325
Formato: Cartaceo

Appena mette piede nella sua stanza d’albergo sulla Costa Brava, il giovane Udo Berger ottiene, dopo molte insistenze, che gli venga portato un grande tavolo, sul quale piazza il wargame di cui è campione assoluto e di cui intende elaborare nuove e più audaci strategie: il Terzo Reich. L’atmosfera è delle più beatamente, ottusamente balneari. Eppure, quasi subito, sentiamo che non tutto è luce, e che nell’ombra sono in agguato fantasmi inquietanti. Né ci vorrà molto perché la liscia superficie della routine vacanziera si incrini: e dalle fenditure vedremo apparire qualcosa in cui non potremo che riconoscere il Male. A mano a mano che l’estate si spegnerà, l’albergo, svuotandosi, assomiglierà pericolosamente a quello di Shining – mentre noi, insieme a Udo (sempre più ossessionato dal suo gioco, e risoluto a trovare il modo di portare alla vittoria l’esercito tedesco nella seconda guerra mondiale), cominceremo a interrogarci sugli eventi ominosi a cui andiamo assistendo. A chiederci, per esempio, che cosa abbia davvero in mente Frau Else, l’affascinante ed enigmatica proprietaria dell’albergo, o perché il Bruciato, l’uomo dal corpo e il volto coperti di cicatrici ripugnanti che vive sulla spiaggia, abbia ingaggiato contro Udo una lunghissima partita di Terzo Reich – una partita che sembra trasformarsi, a poco a poco, in una cruenta, allucinata «lotta per la vita e per la morte». Ma soprattutto ci chiederemo per quali tortuose vie quel che avviene nel gioco influenzi gli avvenimenti del mondo reale – o non è piuttosto il contrario? Pubblicato a sette anni dalla morte dell’autore, questo romanzo del primo Bolaño rivela già tutta la forza e la sapienza della sua scrittura, la sua capacità di evocare atmosfere di sorda, velenosa minaccia.

In molti, ho notato, sono interessati a questo autore. In tanti mi avete detto che aspettavate una mia opinione, un'impressione, per avere una traccia a vostra volta. Bene, mi dispiace un po' scrivere queste righe, perchè Bolano non solo mi incuriosiva ma è anche considerato un autori di  culto per molti. La verità, nuda e cruda, è che non ho capito questo romanzo. L'ho letto, sforzandomi di capire a ogni pagina quale fosse il significato di determinate scelte, del suo stile così particolare, e infine devo dichiararmi vinta.
Lo stile di Bolano è incredibilmente evocativo: la Spagna da lui ritratta è onirica, misteriosa, quasi fuori dal tempo. Il protagonista stesso perde i connotati, si scambia con il Bruciato, smarrisce sè stesso e la propria individualità in questo processo di evoluzione contraria che lo trasforma da uomo a bestia. L'unica cosa che conta è il gioco, la battaglia fittizia - ma lo è davvero? - con il suo misterioso avversario. 
Dopo aver chiuso Il Terzo Reich, più confusa di prima, mi sono un po' documentata e, cercando in internet, ho scoperto che questo romanzo, pubblicato postumo, va fuori dai soliti schemi narrativi dell'autore. Questo mi ha lasciato un briciolo di speranza, perchè voglio riprovarci, magari questa volta con qualcosa di meno "sperimentale". Per fortuna che esiste la biblioteca!

Titolo: Il problema è che ti amo
Autore: Jennifer L. Armentrout
Casa editrice: Nord
Numero di pagine: 450
Formato: Digitale

Da quattro anni, il silenzio è lo scudo che la protegge dal resto del mondo. Circondata dall'affetto dei nuovi genitori adottivi, Mallory Dodge ha cercato di superare i traumi del passato, di convincersi di non avere più bisogno di essere invisibile, ma le cicatrici dell’anima bruciano ancora e non le permettono di dimenticare. Ecco perché dover frequentare l'ultimo anno di liceo in una scuola pubblica, dove sarà costretta a uscire dal guscio, la terrorizza. Tuttavia è proprio a scuola che accade l’inaspettato: tra i suoi nuovi compagni c’è Rider Stark, l’unico raggio di sole nella sua infanzia da incubo, il ragazzo che in più di un'occasione l'ha protetta dalla violenza del padre affidatario. Rider però è cambiato: ha un atteggiamento arrogante, una pessima reputazione e pare che sia invischiato in una rete di cattive compagnie. Anche se, dietro quella maschera da sbruffone, Mallory riconosce ancora il suo eroe d’un tempo… un eroe per di più molto affascinante. Eppure gli anni trascorsi lontano da Mallory hanno segnato profondamente Rider, che ben presto si troverà davvero nei guai. E Mallory sarà la sola a poter fare la differenza. Ma riuscirà a far sentire la propria voce e a battersi per il ragazzo che ama, o la paura la farà tacere per sempre?

Dopo Bolano, ho sentito il bisogno di leggere qualcosa di leggero e più frivolo e cosa c'è di meglio, che risponda a questi canoni, di un libro di Jennifer Armentrout?
Le sue storie sono classiche e piacevolmente prevedibili, eppure questa volta ha avuto una marcia in più. La vicenda che si dipana è raccontata con una grazia e una delicatezza fino ad ora nuove, per me, nello stile di questa autrice, che incentra il focus narrativo su una protagonista fragile che si riscoprirà forte e che, coraggiosamente, ricostruirà sè stessa attraverso i legami con la famiglia, gli amici e l'amore. E, naturalmente, il passato.
Se si tralascia il lato un po' Step Up del libro, credo che questo sia il romanzo che, ad ora, mi è piaciuto di più di quest'autrice.

Titolo: La valle delle bambole
Autore: Jacqueline Susann
Casa editrice: Sonzogno
Numero di pagine: 528
Formato: Cartaceo

La Seconda guerra mondiale è finita da poco e - per chi è giovane e intraprendente come Anne, Neely e Jennifer - New York rappresenta il Grande Sogno. Le tre ragazze, che arrivano dalla provincia americana, approdano a Manhattan per cercare fortuna. E, a loro modo, la trovano: una recita nei musical di Broadway, un'altra lavora nella pubblicità, la terza riesce a sposare un attore-cantante famoso. Poco per volta, però, la buona sorte le abbandona. E allora, per tirare avanti, l'unica consolazione restano le "bambole" ovvero, nel gergo di quegli anni, le pasticche che servono a trovare un po' di pace o di eccitazione. Finché anche quelle non si trasformano in uno strumento di autodistruzione. Pubblicato nel 1966, La valle delle bambole di Jacqueline Susann fu uno dei più clamorosi casi editoriali della letteratura americana, arrivando a vendere nel mondo oltre 30 milioni di copie (come Via col vento). Al grande successo contribuiva l'aura scandalosa di una prosa che metteva in scena, con linguaggio schietto, storie d'amore e di sesso, ma che, soprattutto, intercettava i cambiamenti nei costumi di massa. L'autrice era un'esordiente non più giovanissima, eppure incantava poiché riusciva a toccare, con voce autentica e senza autocensure, i temi brucianti della vita delle donne: il piacere, il lavoro, l'amore, il matrimonio. Non è dunque strano che oggi figure influenti come Gloria Steinem e Lena Dunham abbiano incoronato il libro di Jacqueline Susann come un classico della cultura pop. Un classico che oggi, a cinquant'anni di distanza, ha ancora molto da dire.

Arriviamo ora al pezzo forte di questo riepilogo: la mia ultima lettura, un gioiellino edito Sonzogno che si è fatto divorare in due giorni netti, nonostante la mole. La storia di Anne, Neely e Jennifer, apparentemente, non ha più nulla da raccontarci: la solita vicende di tre ragazzine che cercano il successo nella Grande Mela e vi trovano, a sorpresa, infelicità e menzogna. In realtà non si può non tener conto dell'effettivo anno di pubblicazione (1966), dell'impronta autobiografica (l'autrice stessa, a 18 anni, andò a New York in cerca di fortuna) e lo stile della Susann, scorrevole e appassionante ma che non ci risparmia nulla. Davvero siamo così lontane dai tempi in cui, per le donne, l'unica cosa importante era l'aspetto fisico (più ancora che il talento!), in cui a 30 anni si è già all'inizio della fine, in cui il mondo è creato dai maschi per i maschi? Cosa può esserci per noi, se non la valle delle bambole, quale altra salvezza può esistere, quando anche noi ormai vacilliamo?
Non è un capolavoro questo romanzo eppure l'amarezza che lascia alla parola "fine" sopravvive anche tempo dopo che il libro è già stato chiuso e riposto e un altro lo ha sostituito. Se la vita di Hollywood è più dura, non possiamo fare a meno di identificarla, senza quella teatralità, anche alla nostra vita di tutti i giorni. Le cose sono cambiate, davvero? A me questa storia ha lasciato solo amarezza e disgusto e disprezzo per personaggi per i quali possiamo soffrire ma che non riusciamo mai del tutto ad amare.

Virginia