Visualizzazione post con etichetta Chiacchiericcio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Chiacchiericcio. Mostra tutti i post

lunedì 9 ottobre 2017

Chiacchiericcio#7: Le storie ci cambiano




Buongiorno a tutti e buon lunedì! Oggi torno con una rubrica che doveva essere a cadenza mensile ma che, neanche a dirlo, è caduta nel dimenticatoio dopo poco tempo. Per chi non la conoscesse, è semplicemente quell'articolo che mi prendo per chiacchierare in maniera un po' più intima con voi. Non tornerà tutti i mesi, però mi piacerebbe rispolverarla, una volta ogni tanto.
Oggi parliamo di un argomento che mi è sempre interessato molto. Sono molti i libri belli - o anche bellissimi - che un lettore trova sul suo cammino ma, se ci pensate bene, sono pochi quelli che non si limitano a segnarci ma che impattano su di noi, cambiano il nostro modo di pensare e influenzano la nostra realtà. Certo, quello è molto difficile, ma talvolta accade. Ho deciso di ripercorrere con voi questo mio brevissimo ma importante percorso, che spesso è solo la concretizzazione di un cambiamento avvenuto in mesi o anni e poi consolidato da parole giuste lette al momento giusto.




Non potevo non parlarvi di lui, perchè tutto è partito da qui.
Per il mio ottavo compleanno, mio zio mi regalò Harry Potter e il prigioniero di Azkaban. Qua ha inizio la mia esperienza da lettrice e, per certi versi, il cambiamento più profondo. HP mi ha portata alla lettura, che è diventato per me il momento più importante della giornata. Non mi ha mai portato altro che gioia questa mia passione e quindi non smetterò mai di parlarvi di quel giorno e di ringraziare J.K. Rowling per avermi introdotta in questa realtà.



A 11 anni vidi il film di Zefirelli tratto dal celebre romanzo Jane Eyre. Pochi giorni dopo, in biblioteca, trovai questa precisa edizione e me la portai a casa. Nonostante io ne abbia acquistate altre due e abbia letto questa storia in altre edizioni ancora, rimango affezionata a questa, perchè è la prima, quella con cui ho conosciuto l'amore, in un certo senso.
Si può dire che Jane Eyre sia stata la mia personale educazione sentimentale. Se, come dice la mia professoressa di letteratura francese, la sua generazione lo ha conosciuto con La principessa di Cleves, io l'ho trovato qui, per la prima volta. Col senno di poi, mi ritengo molto fortunata, perchè il mio esempio è una donna intelligente e umile, modesta ma mai sottomessa, fiera e orgogliosa e pronta a sacrificare perfino la propria felicità per rispettare sè stessa e i propri ideali.
Che dire, poi, del signor Rochester? Non un uomo semplice, non un uomo giovane o bello (non che sia vecchio, certo!). Il signor Rochester è la perfetta controparte per Jane: fiero e orgoglioso, intelligente, mai sottomesso. Certo, in lui troviamo anche una certa arroganza, per non parlare di un carattere chiuso e bizzarro, ma è per questo che l'ho amato e che continua ad essere il mio primo amore e, forse, anche un modello - inarrivabile. Certo non è perfetto, ma con il signor Rochester ho imparato che l'amore è quello che si associa al rispetto dell'altra persona, per l'ammirazione per il suo carattere e la sua intelligenza, prima ancora che per il suo aspetto. Poi, ripeto, non è perfetto: è un manipolatore, un prepotente e un bugiardo, ma Jane non gli si arrende mai ed è questa la differenza con altri libri più moderni.



Avevo 16 anni quando lessi questo libro. In seguito lessi tutto ciò che trovai in biblioteca di Natsuo Kirino, ma questa rimane l'opera che più di tutti mi ha segnata e turbata. Non si lega a un'ideologia specifica come nel caso degli altri libri. La sua influenza fu più sottile e profonda e fu soprattutto un trauma. Si, Grotesque mi colpì come un pugno e lo amai e odiai alla stessa maniera. In tre giorni di frenetica lettura mi immersi per la prima volta nel Giappone crudele di questa autrice, che prendeva tutte le mie debolezze, tutte le mie insicurezze e le esponeva al mondo senza pietà, in tutta la loro meschinità. Non so se, leggendolo adesso, ne sarei stata turbata alla stessa maniera, perchè sono cambiata. Eppure credo che Natsuo Kirino abbia - involontariamente - messo su carta la mia più grande paura e che anche adesso non mi lascerebbe indifferente. Leggere questo romanzo è stato come viaggiare nelle mie più profonde oscurità e paure e nel riemergere mi rimase per giorni un senso di angoscia e turbamento che ricordo ancora.




Se i primi titoli sono tutto meno che nuovi per chi mi segue già da un po', adesso comincio a mostrarvi quei titoli che ho incontrato in tempi più recenti e la cui influenza è stata determinante in altri sensi.
Ho letto Dio di illusioni a 20 anni. Era un momento durissimo: avevo finito le superiori ma rimandato l'università a data da destinarsi, senza sapere bene che fare. Per motivi personali, mi sono ritrovata a fare un corso da OSS. Un'esperienza determinante per me, in positivo come in negativo. Qua si è aperto un periodo cupo che ancora non si è chiuso del tutto, una crisi che mi ha cambiata e non lo dico tanto per dire. In un momento dove mi approcciavo a una realtà lavorativa che prometteva di durare una vita e che mi ingrigiva, spegneva ogni mia creatività, ho letto questo libro. Un capolavoro, per me, sul passaggio dall'adolescenza all'età adulta, una riflessione senza sconti sulla cultura e sulla natura umana. Sembrava che parlasse di me e per me e nelle parole di Donna Tartt ho ritrovato ciò che avevo perso: l'amore per la conoscenza, per lo studio della letteratura e di tutto ciò che definiamo umanistico. Grazie a questo libro mi sono iscritta all'università e ho deciso di provare a darmi un'opportunità.




Si passa qui a tutt'altro argomento - senz'altro più spinoso.
Ho letto A sangue freddo a 21 anni e Capote è andato a cementare ed esplicare una convinzione che da anni era dentro di me ma ancora non avevo ben compreso.
L'argomento della pena di morte è controverso. Tutti, prima o poi, ci troviamo ad arrovellarci intorno a questo quesito: è giusto o no? Il fatto che da noi in Italia non ci sia non ci esenta, a mio parere, dall'interrogarci al riguardo, a maggior ragione alla luce di quanto sta avvenendo nel mondo.
Per tutta la mia adolescenza sono stata a favore della pena di morte. Non sono un carattere pacato, anzi. Mi arrabbio facilmente - anche se magari non lo mostro - e ho quel genere di rabbia impetuosa che brucia con forza sul momento ma che si spegne con altrettanta velocità. Leggendo e vedendo certe cose, è fin troppo facile cedere alla rabbia e a istinti più primitivi.
Eppure.
Crescendo, ho iniziato a mettere in dubbio quella che era stata una mia ferma convinzione. Per mia natura mi metto molto in discussione e in questo caso cominciai a dubitare di ciò che avevo sempre affermato con sicurezza. Il capolavoro di Capote non ha fatto altro che mettere in luce con prepotenza quelli che erano i miei dubbi e le mie incertezze, e lo ha fatto senza voler convincere, limitandosi a esporre con uno stile quasi asettico una vicenda di cronaca nera. Nulla è stato inventato, nulla è certo se non la colpevolezza degli imputati, eppure comunque alla fine del libro avevo un'idea chiara della mia posizione in merito. Che era diametralmente opposta a quella che avrei avuto pochi anni prima.

Questi sono stati i libri che, finora, hanno inciso in maniera oggettiva sulla mia vita e sul mio modo di pensare. Sono pochi, ma se rifletterete vi renderete conto che anche nel vostro caso si possono contare sulla punta delle dita.
Nel prossimo Chiacchiericcio, vi parlerò dei film che hanno influenzato la mia visione. Anche qui saranno pochi ma significativi (ovviamente per me).
Adesso però tocca a voi? Ci sono dei libri che vi hanno cambiato? Se si, quali?

Virginia



lunedì 9 gennaio 2017

Chiacchiericcio#6: Bilancio del 2016



Buon lunedì, carissimi lettori, bentornati e benvenuti su Virginia e il Labirinto, dove finalmente torno ad asfissiarvi con le mie chiacchiere sui libri. E per confermare la mia non perduta logorrea, eccomi con un Chiacchiericcio epico in cui faccio con voi il bilancio del 2016 e vi comunico qualche novità.
Partirei da queste ultime e cercherò di non dilungarmi troppo.
Per prima cosa, vi informo che la rubrica W... W... W... Wednesday è sospesa e non credo che ritornerà qui sul blog.
Durante queste vacanze ho invece preparato una nuova rubrica. La cadenza dovrebbe essere di due articoli al mese, l'1 e il 15. Non vi dico di cosa si tratta e confermo l'appuntamento per il 15, sperando di riuscire a proporvi qualcosa di interessante.
Questi gli annunci, passiamo al bilancio di quest'anno appena passato. Come - ho notato - per molti altri, non è stato un grandissimo anno. Ho deciso di non scendere nel dettaglio, per non allungare troppo un articolo che è già minaccioso di per sè, quindi mi limiterò a dirvi che qualche rara gioia c'è stata.
Il 20 maggio 2016 ho aperto il blog e non ho ancora smesso di congratularmi con me stessa per aver seguito il cuore, anche contro l'ansia, onnipresente compagna di viaggio. Grazie al blog ho messo alla prova me stessa, ho trovato uno sfogo alla chiacchiera librosa e ho creato qualcosa di mio, mio soltanto di cui sentirmi orgogliosa. Non da ultimo, il pensiero di condividere sul web il mio pensiero ha rinnovato e rafforzato il mio piacere nella lettura, stimolandomi. Ho anche conosciuto, grazie al blog, persone che, come me, amano i libri, e con alcuni dialogo, ho degli scambi e anche un'amicizia (Autumn sto parlando di te). Insomma, il blog mi ha portato tanto e, anche se mi chiede un po' di tempo, non sono assolutamente pentita di aver intrapreso questo viaggio:)
Parlando di bilanci librosi, nel 2016 ho letto 101 libri, uno di più di quel che mi ero prefissata. 
Ho letto in tutto 41.944 pagine e scoperto, su 101, 44 nuovi autori.
Per chi si preoccupa delle "quote rosa", una piccola premessa. Non ho mai fatto caso al sesso di un autore, non me ne sono mai preoccupata e mai lo farò, perchè i parametri con cui giudico un'opera sono ben altri. Detto ciò, dei 101 libri 73 sono stati scritti da donne e 28 da uomini. Dovrei inserire le "quote azzurre", immaginoxD
Ma ora che vi ho informati su questi dettagliucci, passiamo al clou dell'articolo, la Top Ten. Che, ovviamente, non sarà una classifica (non posso scegliere, già ne ho dovuti selezionare 10!), ma solo un elenco delle 10 migliori letture del mio 2016:)

1. Shadowfell, Raven Flight e The Caller di Juliet Marillier


Sixteen-year-old Neryn is alone in the land of Alban, where the oppressive king has ordered anyone with magical strengths captured and brought before him. Eager to hide her own canny skill--a uniquely powerful ability to communicate with the fairy-like Good Folk--Neryn sets out for the legendary Shadowfell, a home and training ground for a secret rebel group determined to overthrow the evil King Keldec. 

During her dangerous journey, she receives aid from the Good Folk, who tell her she must pass a series of tests in order to recognize her full potential. She also finds help from a handsome young man, Flint, who rescues her from certain death--but whose motives in doing so remain unclear. Neryn struggles to trust her only allies. They both hint that she alone may be the key to Alban's release from Keldec's rule. Homeless, unsure of who to trust, and trapped in an empire determined to crush her, Neryn must make it to Shadowfell not only to save herself, but to save Alban.

La prima che vi presento è una trilogia YA (si, sto già barandoxD). Juliet Marillier è una delle mie scrittrici preferite e ha solo un difetto: in Italia non esiste quasi. Io ho tagliato la testa al toro e sono passata direttamente all'inglese, e con ottimi risultati! Questa è una trilogia meravigliosa, un continuo crescendo con un culmine finale che lascia con un'invincibile nostalgia di luoghi mai visti ma vissuti con tutta l'anima.
Una scrittura poetica, un mondo ispirato alla Scozia, una storia d'amore coinvolgente e due personaggi femminili da bucare il cuore.
Com'è che ancora non l'avete letta??

2. A sangue freddo di Truman Capote


Pubblicato nel 1966, "A sangue freddo" suscitò una serie di polemiche di carattere letterario ed etico-sociale. L'autore venne accusato, tra l'altro, di voyerismo cinico, per aver voluto registrare "oggettivamente" un fatto di cronaca nera, anzi di violenza gratuita, avvenuta nel cuore del Middle West agricolo: lo sterminio brutale di una famiglia da parte di due psicopatici. Nel libro, la visione puntuale delle dinamiche della vicenda, ottenuta grazie all'assidua frequentazione dei due colpevoli, giustiziati dopo un processo durato sei anni, è filtrata e riscattata attraverso una sapiente rielaborazione stilistica.

Un reportage giornalistico in veste di prosa, per oggetto un fatto di cronaca nera che sconvolse l'America. Una narrazione oggettiva e impersonale che, però, avvince il lettore e fa emergere interrogativi angoscianti ed incredibilmente attuali: umanità e mostruosità possono convivere in una persona? La pena di morte è giustizia ho solo un omicidio "a sangue freddo", al pari del crimine che va a punire? E che responsabilità ha, ognuno di noi, nel creare un mostro?
Domande che emergono spontanee nel corso della lettura e che rimangono incastrate a fondo nell'animo del lettore, che se le porterà dietro per lungo tempo.
Un capolavoro della letteratura americana.

3. Furore di John Steinbeck


Pietra miliare della letteratura americana, Furore è un romanzo mitico, pubblicato negli Stati Uniti nel 1939 e coraggiosamente proposto in Italia da Valentino Bompiani l’anno seguente. Il libro fu perseguitato dalla censura fascista e solo ora, dopo più di 70 anni, vede la luce la prima edizione integrale, nella nuova traduzione di Sergio Claudio Perroni. Una versione basata sul testo inglese della Centennial Edition dell’opera di Steinbeck, che restituisce finalmente ai lettori la forza e la modernità della scrittura del Premio Nobel per la Letteratura 1962.
Nell’odissea della famiglia Joad sfrattata dalla sua casa e dalla sua terra, in penosa marcia verso la California, lungo la Route 66 come migliaia e migliaia di americani, rivive la trasformazione di un’intera nazione. L’impatto amaro con la terra promessa dove la manodopera è sfruttata e mal pagata, dove ciascuno porta con sé la propria miseria “come un marchio d’infamia”. Al tempo stesso romanzo di viaggio e ritratto epico della lotta dell’uomo contro l’ingiustizia, Furore è forse il più americano dei classici americani, da leggere oggi per la prima volta in tutta la sua bellezza.

Nel 2016 è scoppiato l'amore fra me e Steinbeck e tutto ha avuto inizio con questo libro.
Epico, immenso, tragico.
La storia, ancora attualissima, della povertà e dell'immigrazione; la lotta di una famiglia di braccianti contro l'avidità, il potere e l'indifferenza. Una scrittura potente, magistrale; una narrazione corposa, un poema epico dei poveri e dei vinti, con una conclusione di quelle che solo Steinbeck riesce a dare.

4. La valle dell'Eden di John Steinbeck


Nel paese di Nod, a est del giardino dell’Eden, dove la progenie di Caino andШ a vivere secondo la leggenda biblica e che nel romanzo di John Steinbeck corrisponde simbolicamente alla valle percorsa dal fiume Salinas nella California settentrionale, si intrecciano le storie di due famiglie, gli Hamilton e i Trask. Protagonisti della saga, che va dalla Guerra civile alla Prima guerra mondiale, da una parte il vecchio Samuel Hamilton, immigrato dall’Irlanda; e, dall’altra, Cyrus Trask insieme ai figli Adam e Charles, e ai nipoti Aron e Caleb, gemelli nati dalla misteriosa Cathy Ames, reincarnazione di Eva e di Satana allo stesso tempo, emblema del male nel mondo, con il quale tutti nel corso della lunga vicenda devono misurarsi. Pubblicato negli Stati Uniti nel 1952 e ora riproposto nella nuova traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini, La valle dell’Eden è il romanzo in cui Steinbeck ha creato i suoi personaggi più affascinanti e ha esplorato più a fondo i suoi temi ricorrenti: il mistero dell’identità, l’ineffabilità dell’amore e le conseguenze tragiche della mancanza d’affetto.
Al tempo stesso saga famigliare e moderna trasposizione del mito, La valle dell’Eden è il capolavoro della maturità di Steinbeck, da cui nel 1955 Elia Kazan ha tratto l’omonimo film con James Dean.

Non potevo non parlare anche di questo romanzo. Saga famigliare, romanzo sul rapporto padre-figlio e fratello-fratello, storia del rapporto fra 2 famiglie l'una agli antipodi dell'altra, riproposizione di un episodio biblico. C'è di tutto in questo romanzo, che abbandona l'epicità dei toni di Furore e favorisce quelli più intimi, creando alcuni dei personaggi più belli che io abbia mai letto. Non è un romanzo "complesso" o da interpretare, ma ha una potenza primitiva, di quelle che colpiscono e non si fanno più scordare.

5. Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi


Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell'impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del Satana occidentale: la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d'amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.

Questo romanzo, oltre ad essere meraviglioso, è anche stato il protagonista della mia primissima recensione qui sul blog. Capite, dunque, che vi sono particolarmente affezionata.
Un libro sui libri, un'autobiografia, un documento inestimabile per capire un po' meglio la nostra storia, ormai indissolubilmente legata a un'altra cultura, quella islamica. Da ultimo - ma non ultimo - un romanzo bellissimo.
Qui la mia recensione.

6. La Storia di Elsa Morante


La Storia, romanzo pubblicato direttamente in edizione economica nel 1974 e ambientato a Roma durante e dopo l'ultima guerra (1941-47), Elsa Morante ha consegnato la massima esperienza della sua vita. È la sua opera piú letta e, come tutti i libri importanti, anche quella che piú ha fatto discutere. Cesare Garboli, nell'introduzione a questa edizione tascabile, traccia un bilancio critico sul romanzo a piú di vent'anni dalla prima pubblicazione.

Un altro mio grandissimo amore del 2016, che ritroverete in questa classifica. Con questo romanzo imponente, a cui mi sono approcciata quasi in punta di piedi, ho conosciuto la Morante e la sua scrittura evocativa, avvolgente, ammaliante.
La storia di Ida, Nino, Useppe e Davide; di Roma; dell'Italia tutta. Una storia nella Storia, minuscola in questo flusso sterminato, ma non per questo insignificante. Perchè sono le nostre storie, che si intersecano a creare un unico, grande arazzo.
Qui la mia recensione.

7. La storia infinita di Michael Ende


Bastiano è un giovane goffo, e non è quel che si dice comunemente un "ragazzo sveglio", ma la lettura (e il termine è improprio, perché egli passerà alternativamente dal ruolo di lettore a quello di personaggio e di protagonista) di questo libro lo farà cambiare e farà cambiare la Storia stessa. Gli farà capire che il "fa' ciò che vuoi" che sta scritto sull'amuleto ricevuto in dono non significa "fa' quel che ti pare", ma esorta a seguire la volontà più profonda per trovare se stessi. Che è la strada più ardua del mon do. Il libro e Bastiano la percorreranno insieme, e il ragazzo attraverserà tutti i suoi desideri e passerà dalla goffaggine alla bellezza, alla forza, alla sapienza, al potere, fino a quando dovrà fermarsi.

Non si finisce mai di essere bambini, neanche a 21 anni; soprattutto a 21 anni. Questo libro, riletto dopo un primo approccio al massimo tiepido risalente a più di 10 anni fa, mi ha dato moltissimo e contiene molto di più di molti libri non per bambini: più verità, più poesia, più profondità. Il messaggio è semplice ma non per questo scontato ed è moderno ancora adesso. 
Qui la mia recensione.

8. La vera storia del pirata Long John Silver di Bjorn Larsson


Ci sono libri che danno pura gioia. È quel che capita con il romanzo di Larsson: ci ritroviamo adulti a leggere una storia di pirati con lo stesso gusto dell'infanzia, riscoprendo quella capacità di sognare che ci davano i porti affollati di vascelli, le taverne fumose, i tesori, gli arrembaggi, le tempeste improvvise e le insidie delle bonacce. Chi racconta in prima persona è Long John Silver, il terribile pirata con una gamba sola dell'"Isola del Tesoro", fatto sparire da Stevenson nel nulla per riapparirci ora vivo e ricco nel 1742 in Madagascar, intento a scrivere le sue memorie. E non è solo a quel "e poi"? che ci veniva sempre da chiedere alla fine delle storie che risponde Larsson, è al prima, al durante, al dietro.

Un romanzo effervescente, dove realtà e finzione si fondono e danno vita a uno dei "memoriali" più avvincenti che io abbia mai letto. L'irriverente voce di Silver non si perde in sentimentalismi e ci ricostruisce, pezzo dopo pezzo, la sua storia. All'interno della narrazione, però, trovano posto anche tematiche molto più serie: le condizioni di vita dei marinai, la tratta degli schiavi e la vita come pirata.
Qui la mia recensione.

9. L'isola di Arturo di Elsa Morante


Arturo, il guerresco ragazzo dal nome di una stella, vive in un'isola tra spiagge e scogliere, pago di sogni fantastici. Non si cura di vestiti né di cibi. È stato allevato con latte di capra. La vita per lui è promessa solo di imprese e di libertà assoluta. E ora ricorda. Queste sono le sue memorie, dall'idillio solitario alla scoperta della vita: l'amore, l'amicizia, il dolore, la disperazione.
Secondo romanzo della Morante dopo Menzogna e sortilegio (1948), L'isola di Arturo(Premio Strega 1957) confermò tutte le qualità della scrittrice romana: l'impasto di elementi realistici e fiabeschi, la forte suggestione del linguaggio.
Arturo, come Elisa in Menzogna e sortilegio, «si porta addosso la croce di far parte non di un oggi ma di un sempre».

Vi avevo detto che Elsa Morante sarebbe ritornata:)
Questo romanzo è, semplicemente, meraviglioso. Un libro piccolo di dimensioni ma gigantesco nei sentimenti che suscita. Una storia sulla crescita, l'amore e la solitudine; una piccola epica su sentimenti e personaggi quotidiani, con uno stile impeccabile ed eclettico. Imperdibile.
Qui la mia recensione.

10. La guardia, il poeta e l'investigatore di Jung-myung Lee


Nel 1944 la Corea è sotto l’occupazione giapponese, e nella prigione di Fukuoka non si permette ai detenuti coreani di usare la propria lingua. Un uomo, una guardia carceraria, viene trovato brutalmente assassinato, e un giovane collega dall’animo sensibile e letterario viene incaricato di condurre l’indagine e trovare il colpevole. La vittima era temuta e odiata per la sua brutalità, ma quando l’improvvisato investigatore avvia la sua inchiesta interrogando custodi e detenuti, ricostruendo poco a poco i movimenti degli ultimi mesi, un diverso e sorprendente scenario si impone alla sua attenzione. Dall’inchiesta sull’uomo emerge il passato di un povero analfabeta orfano dei genitori, il faticoso riscatto attraverso il lavoro, la carriera nella prigione, la scoperta di una passione inaspettata, il ruolo di «censore» con l’incarico di controllare la corrispondenza in entrata e in uscita dal carcere. E soprattutto il legame con un detenuto particolare, un famoso poeta coreano, autore di scritti sovversivi. E proprio attorno al poeta ruota l’intera vicenda: nel corso dei suoi interrogatori il giovane si trova a parlare sempre di più con il prigioniero e, come prima di lui la guardia assassinata, a immergersi in un dialogo fatto di letteratura, d’arte, di libertà. Si scopre a desiderare la bellezza dei suoi versi clandestini, a subire il potere eccitante e al tempo stesso rasserenante della parola poetica.
Calibrando suspense e ricostruzione storica, dolore e dolcezza, il romanzo dipinge un universo di contrasti: le condizioni dei detenuti obbligati ad abolire il proprio nome, la costante violenza fisica e psicologica alla quale sono sottomessi, il raggio di luce dei poemi del poeta realmente esistito Yun Dong-ju le cui parole diventano merce di contrabbando, balsamo di speranza, sfida provocatoria e coraggiosa alla crudeltà degli esseri umani. 

Una delle ultime letture del 2016, a riprova che le belle sorprese possono arrivare fino all'ultimo. Una storia su cui non avrei scommesso e che invece mi ha colpita moltissimo.
Un'ambientazione inedita per un romanzo che fonde letteratura e vita; un inno al potere dell'arte in tutte le sue forme; una storia su un conflitto culturale e generazionale, e sull'importanza di un'identità.
Qui la mia recensione.


Questi sono stati i 10 libri che più mi hanno colpito in questo proficuo 2016. Tante letture, tante soddisfazioni, qualche contrarietà. Che il 2017 sia un anno di meravigliose letture e meravigliose avventure per tutti.
Alla prossima,

Virginia













lunedì 31 ottobre 2016

Chiacchiericcio#5: Lucca Comics and Games 2016



Carissimi lettori, buon Halloween! In questa giornata nebbiosa perfettamente intonata alla celebrazione (a Bologna senz'altro) ho deciso di condividere con voi un Chiacchiericcio molto speciale, dedicato tutto al Lucca Comics and Games, fiera del fumetto, dei giochi e del fantasy per antonomasia qui in Italia e a cui io ho partecipato ieri per la mia primissima volta.
Innanzitutto, i motivi che mi ci hanno spinta. Non sono una cosplayer - anche se un pensierino talvolta lo faccio - e non leggo fumetti, per non parlare dei giochi (perchè nessuno li farebbe con me, ovviamente. Che persone noiose che conoscoxD). Allora, perchè andare?
Le risposte sono due.
Brandon Sanderson e Virginia de Winter.
Per chi bazzica questi luoghi da un po' deve avermeli già sentiti nominare. Sono due scrittori fantasy che io amo moltissimo e che ieri sono finalmente riuscita a incontrare. La particolarità di questa esperienza è stata ancora più ampia, fra l'altro, perchè chissà quando Sanderson tornerà mai nelle vicinanze dalle lontane Americhe e Virginia de Winter si è mostrata per la prima volta in pubblico con questa presentazione. L'emozione è stata, in entrambi i casi, grandissima e io ho sorriso tutto il tempo come una scema.
Ma andiamo con ordine.
Nonostante tutti i miei tentativi, non sono riuscita a fare una cosa semplice come passare una foto dal telefono al blog. Avrei voluto mostrarvi quella che io e mia sorella abbiamo fatto con Sanderson, a testimonianza che si, è avvenuto davvero. Vista la mia inettitudine, però, vi rimando al mio profilo di Instagram, dove mi trovate come Virginia Fairfax Rochester, sempre con il faccione di Charlotte Bronte come foto di profilo. Là ho postato l'immagine in questione (fra l'altro, se in effetti siete curiosi e vi va di andare a vedere, secondo voi quale delle due ragazze sono? Piccola curiositàxD).
Adesso eccovi la mia versione un po' più dettagliata.
Eravamo piuttosto pochi a farci firmare i libri. Io e mia sorella ci eravamo portate i primi - e per ora unici - due volumi delle Cronache della Folgoluce: una l'ha dedicata a me, una a Teresa, personalizzandola con una piccola frase molto cara ai fan (life before death e bridge four*-*). C'è stato il tempo per un saluto e qualche domanda, la firma e le foto. Sono uscita - e non sto esagerando - con le ginocchia deboli per l'emozione. Incontrarlo, finalmente, è stato bellissimo.
L'incontro con Virginia de Winter è stato un po' più articolato, perchè non ci sono stati solo gli autografi ma anche la presentazione de La spia del mare, che io ho acquistato proprio ieri allo stand della Mondadori.
Che dirvi, senza invadere la privacy di questa bravissima scrittrice?
Virginia non me la sarei mai immaginata così. Si guardava intorno intimidita, quasi incredula di vedere che tutti noi eravamo lì per lei. La prima cosa che ho pensato, sentendola parlare, è che mi sembrava una persona dolcissima. Sui social - dove tutti siamo più disinvolti, certo - l'ho conosciuta come ironica, divertente, brillante. Si, è anche tutte queste cose, ma ha un lato di dolcezza che non mi ero aspettata e che mi ha colpita subito al cuore. Mi è piaciuto quello che ha detto e come l'ha detto; mi ha colpita con la sua disponibilità e con la sua gratitudine per noi fan. Mi ha fatta sentire importante - ci ha fatti sentire tutti importanti - dando attenzione a tutti, riservando uno sguardo e una parola affettuosa a tutti. E si, ho ANCHE le sue foto, ma voglio rispettare la sua riservatezza, che da sempre protegge, e rimarranno nel mio cellulare e nel mio cuore.
Se Sanderson e la de Winter hanno monopolizzato la giornata, c'è anche stato posto per altro. Lucca è una città bellissima e mi sarebbe piaciuto vederla con un po' più di calma, senza dover fare a pugni per ogni passo (ma quanti eravamo domenica??). La giornata era calda e soleggiata, perfetta per camminare senza meta e perdersi ad ammirare i cosplayers (bravissimi, davvero!) e mi si è scaldato il cuore nel rendermi conto che, per quanto sola con le mie stranezze possa sentirmi a volte, in Italia siamo tanti, tantissimi, tutti pronti a emozionarci, travestirci e farci chilometri solo per poterci riunire, per poter incontrare i nostri autori preferiti, scoprire un nuovo gioco/fumetto/libro.
Questa giornata, nella mia miglior tradizione, non è stata priva di ansie (per fortuna Teresa è una persona molto più pacata, altrimenti non so come fareixD). L'ansia di non trovare questo famigerato Padiglione Carducci ("Si, signorina, è dall'altra parte della città"!!) e di non arrivare in tempo, l'ansia di esserci perse a Lucca (mi perderei pure a casa mia se fosse umanamente possibile) e non per ultima l'ansia di aver perso lo shuttle per Bologna (arrivato con 30 minuti di ritardo, ci tengo a precisare. L'ansia era giustificataxD),
Ma quante altre cose belle ci sono state? Quante persone ho conosciuto, che probabilmente non incontrerò mai più, di cui magari non so i nomi? In fila per Sanderson, con altri due appassionati di fantasy (non mi capita spesso di parlare con appassionati come voi, ragazzi!); in fila per l'autografo della De Winter (ancora fantasy come se non ci fosse un domanixD). Soprattutto, il gruppo di disagiati sullo shuttle per Bologna, compagni di ansie e di giochi demenziali durati per due ore e mezzo e con i quali mi sono fatta tantissime risate, chiudendo degnamente le giornata.
Questa esperienza è stata bellissima e sono felice di averla potuta fare e di averla fatta con mia sorella. Spero di poterla ripetere, ma in ogni caso è stato uno dei giorni più emozionanti della mia vita.

Virginia



giovedì 22 settembre 2016

Chiacchiericcio#4: Le recensioni negative

Rubrica inventata da me a cadenza mensile

Nonostante le premesse poco rosee, anche questo mese arriva il Chiacchiericcio, anche se un po' in ritardo (non disperate per L'Angolo del Self, spero di riuscire a postare anche quello!).
Lo spunto per questo mese mi è venuto da una mia personale considerazione fatta durante il Liebster Award: come blogger (permettetemi di definirmi così) odio scrivere recensioni negative, come lettrice sono quelle che preferisco. 
Come blogger odio scriverle perchè, fondamentalmente, rappresentano una sconfitta per me. Leggo per trovare nuove storie di cui innamorarmi, ci investo tempo e soldi e, se le mie speranze vengono deluse, l'emozione prevalente è la delusione, non certo il compiacimento. E poi, nonostante la mia aura da st***a, mi dispiace ripagare l'impegno di una persona con una critica. Ciò non toglie che sarò sempre sincera, ma sappiate che mi dispiace - in particolar modo se siete dei Self e quindi vi dovete fare un mazzo quadruplo per cercare di farvi conoscere.
Perchè allora dico che, come lettrice e frequentatrice di blog e siti di recensioni, dico di preferirle?
Il discorso qui si fa più complesso. Innanzitutto, vorrei fare un distinguo.
Avatar di Gamberetta, blogger di Gamberi Fantasy
 Nasco come lettrice di fantasy (e non me ne vergogno, lo sono ancora!). In quanto tale, per forza di cose mi sono formata su blog quali Gamberi Fantasy, anche se non vi ho mai partecipato attivamente, limitandomi a leggere e imparare la lezione. Una caratteristica di blog di questo tipo - e il motivo per cui sono stati tanto chiacchierati fino a qualche anno fa - è specializzarsi in romanzi di autori italiani (ovviamente di genere fantasy) e di farne spietate recensioni che, se da una parte avevano il merito di metterne in luce con chirurgica precisione ogni aspetto, dall'altra spesso e volentieri diventavano un vero e proprio massacro. Non ho intenzione di riaprire una polemica ormai stantia, quindi mi limiterò a dire che, per quello che mi riguarda, questo genere di recensione mi ha divertita agli inizi e stancata dopo pochissimo. Questo per dire come, a mio parere, non sia questo il genere di recensione negativa utile. Innanzitutto per lo scrittore (si, le scriviamo anche per voi!), che non riuscirà mai a recepire il messaggio di fondo di una recensione così dissacrante, ma neanche per il lettore, che capisce nel giro di breve come da parte del blogger ci sia un gusto tutto speciale nel leggere libri che già sa che non gli piaceranno per distruggerli enfatizzandone ogni aspetto (niente finzioni, non vi state sacrificando per l'umanità, lo fate perchè, non so come, vi piace). Perderà così interesse (questo è stato il mio caso) e non riterrà più attendibili recensioni scritte con malafede (se recensite apposta libri che già sapete che non vi piaceranno per me si, ci mettete la malafede).

Qual è allora la recensione negativa utile?
Innanzitutto, è quella sincera, quella che non ha secondi fini. Il lettore potrà trovarci delusione, rabbia o dispiacere, ma non dovrà mai percepirvi falsità o cattive intenzioni (non è così scontato, se seguite la community di scrittrici Self su Facebook, in particolare - così mi pare - del genere rosa).
In secondo luogo, è la recensione obiettiva. Il recensore sa di cosa parla e cerca di esporlo nel modo più efficace possibile, senza divertirsi o altro, semplicemente per far capire al lettore quali sono i punti fondanti della sua critica.
Perchè le trovo più utili delle recensioni positive?
Avrete notato che, quando ci piace un libro, tendiamo a perdere ogni senso critico. Questo perchè nessun libro è perfetto in quanto frutto di soggettività e recepito da un'altra soggettività ancora - dallo scrittore al lettore. Quando amiamo un libro (io per prima) a un certo punto diventiamo ciechi ad ogni difetto, ce ne dimentichiamo e ci facciamo travolgere dalla storia. Da questa mancanza di senso critico nascono recensioni bellissime, piene di cuore e assolutamente travolgenti, che trasmettono molta positività al lettore e lo entusiasmano, ma non gli trasmettono alcuna oggettività.
Questo aspetto è presente nelle recensioni negative che seguono i parametri da me segnalati prima. Saranno recensioni meno entusiaste, ma più prudenti e oggettive (si, nonostante anche la negatività sia frutto di un parere soggettivo). Per intenderci meglio ancora. 
 Mi è capitato, quando la storia mi prendeva moltissimo, di soprassedere su alcune ingenuità di trama, di stile e, si, lo ammetto, di grammatica
Quando devo decidere se acquistare un libro o meno, la prima cosa che faccio è andare a cercare delle recensioni (combatto strenuamente a favore delle recensioni, anche se alcuni - anche blogger - hanno ammesso di non leggerle!). Lasciando da parte i blog - che interpello come prima cosa -  mi affido molto anche ad Amazon. Dopo aver letto un paio di recensioni positive, però, le tralascio e mi leggo solo quelle negative. Specie in caso di Self, è lì che vengono fuori eventuali errori di grammatica e strafalcioni simili; in caso di classici, è lì che guardo per capire se la traduzione è buona o meno. Insomma, sono più obiettive, sono più precise, danno più informazioni.
Questo, ovviamente, è un discorso generale. Purtroppo l'altro aspetto delle recensioni negative è che possono sfuggire di mano (un "fa schifo!1!" senza altra giustificazione ha lo stesso valore intellettuale della carta igienica) e che certe volte si fanno troppo soggettive, esattamente come quelle positive.
Si tratta di un equilibrio sottile e noi, lettori e blogger, dobbiamo imparare a destreggiarci e a vivere entrambi i lati della barricata, ma ricordandoci sempre che la passione, quella per la lettura e la scrittura, è la base portante.

E voi? Cosa ne pensate delle recensioni negative? Credete che il mio discorso abbia senso o non siete d'accordo?

Virginia

domenica 14 agosto 2016

Chiacchiericcio#3: L'onestà del lettore (e lo scandalo Marion Zimmer Bradley)

Rubrica inventata da me a cadenza mensile.

Nei commenti su una vecchia recensione, mi è stato ricordato che, per un lettore, è doveroso approcciarsi ai libri con "onestà". Il che significa, per come l'ho interpretato io, che non bisogna permettere al pregiudizio -o ad una preconoscenza della storia - di influire su quella che è l'effettiva qualitàdel romanzo in questione.
Questo piccolo rimprovero ha attecchito dentro di me e mi ha portato tutta una serie di riflessioni, che si sono fin troppo presto staccate dal libro singolo che era stato lo spunto del commento fino ad allargarsi ad alcune considerazioni generali che avevo piacere di condividere con voi, per sentire anche la vostra opinione.

Qualche anno fa, il mondo della letteratura di genere ha subito uno scossone non da poco. La scrittrice di fantasy e fantascienza Marion Zimmer Bradley (1930-1999) è stata accusata dalla sua stessa figlia, a 15 anni dalla sua morte, di reiterate violenze sessuali, su di lei e su molti altri bambini. Un riassunto di questa torbida storia lo trovate qui. Per parte mia, volevo concentrarmi sulle reazioni a questa notizia e su ciò che questa scoperta ha causato a me.
Come potete immaginare, fu un vero scandalo. Per chi non la conoscesse, Marion Zimmer Bradley (comunemente chiamata MZB per comodità, abbreviazione che userò anch'io d'ora in avanti) è stata un nome importantissimo del fantasy e della fantascienza della seconda metà del Novecento. Le sue opere più note sono il lunghissimo Ciclo di Darkover e il noto Ciclo di Avalon (un titolo su tutti, il bellissimo Le nebbie di Avalon). Nel momento in cui Moira Greyland, figlia della scrittrice, ha reso pubbliche le sue accuse, le prime reazioni sono state lo sdegno da un lato e la diffidenza dall'altro. Qualcuno accusò la Greyland di mentire, non si sa bene per quale motivo. Per parte mia, credo che la Greyland abbia detto la verità, ma non voglio discutere nemmeno di quello.
Qual è stata la reazione dei lettori, una volta che le prime reazioni si sono placate?
I fan di MZB si sono divisi in due fazioni: da una parte chi ha messo da parte tutti quei libri precedentemente amati, disconoscendoli, incapaci di rivedere con gli stessi occhi le opere di una donna che, qualunque sia la verità, è ormai compromessa e, forse, rovinata per sempre; dall'altra ci sono quei lettori che hanno deciso di scindere la Scrittrice e la Donna, sottolineando come anche in passato molti nomi di scrittori noti e tuttora amati erano stati associati a comportamenti molto poco etici e morali (usiamo un eufemismo).
Per parte mia, la prima reazione è stato lo shock. MZB è una scrittrice molto importante per me. Non ho letto tutta la sua produzione perchè l'ho sempre recuperata un po' a spizzichi e bocconi nelle varie biblioteche (è infatti quasi introvabile) e in casa ho solo La donna del falco (primo titolo con cui l'ho conosciuta, ormai 10 anni fa), Le nebbie di Avalon e Le luci di Atlantide; nonostante ciò, l'ho sempre apprezzata molto come autrice e non manco di leggere tutto ciò che trovo di suo.
Dopo il momento di sbigottimento iniziale, ho cominciato a interrogarmi su come avrei dovuto comportarmi. Disconoscere i suoi romanzi o decidere di ignorare le ultime scoperte?

Non è importante qual sia stata la mia scelta. Ciò che è importante è la riflessione che ne nasce e che si va a legare con quella nata in seguito al commento di cui accennavo all'inizio e che voleva essere solo un rimarcare che ogni libro è qualcosa di oltre un pregiudizio.
Quando si può parlare di onestà del lettore? Che cos'è? Si tratta di una sorta di moralità? Possiamo - è giusto - scindere uno scrittore dalla sua vita, se è vero che molti titoli (penso soprattutto ai classici) assumono un'altra fisionomia, se letti con la conoscenza dell'autore? Moltissimi libri assumono importanza SOPRATTUTTO in considerazione della vita dell'autore (si pensi a libri quali Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Christiane F. o Il diario di Anna Frank e tutto il filone della letteratura "di testimonianza"). Il vissuto può donare - o togliere - valore a un'opera. Ma è giusto accostarsi a determinati libri - o non accostarvisi - solo in virtù di questa preconoscenza, di questo pregiudizio? Siamo lettori onesti, in questo caso?

Come vedete, le mie sono domande che si rincorrono e non offrono risposte. Io per prima sono molto confusa - il caso MZB, per me, è stato emblematico - e non so bene come regolarmi. Non sempre una brava persona scrive un buon libro, e viceversa. Noi, in quanto lettori, bombardati da mass media e non autorizzati a non sapere, ci ritroviamo a dover rivedere di continuo i nostri limiti. Popolano i nostri scaffali romanzi che, fino a 50 anni fa, sarebbero stati banditi e avrebbero ricevuto solo disgusto. Si pensi al caso della Lolita di Nabokov. Pubblicato nel 1955, fece scandalo; adesso nessuno si stupisce più. Siamo nell'epoca dell'Erotico e del Dark Romance (e non vuole essere una critica a questi generi, ci mancherebbe!), simbolo che il nostro senso del "giusto" e dello "sbagliato" (se così possiamo definirli), vanno inibendosi, confondendosi. Scompaiono, semplicemente. Vediamo film splatter, leggiamo libri fin troppo espliciti su tutto. Non ci sono tabù e questo di per sè è diventato un tabù. 

Ancora una volta, la dimostrazione che la letteratura e i libri generano più domande delle risposte che forniscono, e per fortuna!
E voi, cosa ne pensate? Il lettore deve essere onesto, nel suo approcciarsi a un romanzo? E che cos'è l'onestà per un lettore, secondo voi?

Virginia


sabato 9 luglio 2016

Book Tag "I più e i meno"


Ed eccomi tornata con un nuovo Chiacchiericcio, questa volta incentrato su un Book Tag. Ringrazio Ely del meraviglioso blog Il Regno dei Libri per aver pensato a me. Prima di iniziare, però, volevo spendere due parole sull'andamento del blog. Virginia e il Labirinto è in rete da ormai un mese e mezzo (giorno più, giorno meno). Ad oggi, ho 15 iscritti e più di 1000 visualizzazioni. Certo, possono sembrare cifre modeste, ma per me sono importantissime. Volevo quindi ringraziare tutti i miei lettori, fissi o occasionali che siano, per star partecipando insieme a me a quello che è un piccolo sogno che si avvera. Quindi, grazie di cuore a tutti.

Cominciamo però con il Tag, che è piuttosto lungo. Vi avverto (se già non lo avete intuito): sono irrimediabilmente logorroica.
E adesso, let's go!

1. Le citazioni alle quali sei più legata
Dunque, premetto che non sono solita sottolineare le citazioni o, in un qualunque modo, segnarmi le frasi che più mi sono piaciute. Motivo per cui non ho molto materiale su cui basarmi per rispondere a questa domanda. 
C'è però una parola. Ho amato molto un libro e tutto il senso di questo meraviglioso romanzo (nonchè della mia personale filosofia di vita) è racchiuso in quest'unica parola: Timshel. Il libro di cui parlo è La valle dell'Eden di John Steinbeck. Non vi dico il significato di questa parola, dovete cercarlo voi. Possibilmente leggendo il libro in questione, già che ci siete;)

2. I libri che ti hanno strappato il cuore
Ho già spiegato nel mio precedente Chiacchiericcio che ogni libro da me amato si è preso un pezzetto di cuore. Ci sono però stati tre libri in particolare che, complice probabilmente un ottimo tempismo, sono riusciti a "darmi" concretamente qualcosa. Sono insomma riusciti a cambiare in modo sostanziale la mia percezione della vita, o di me stessa. O di tutti e due.
Jane Eyre di Charlotte Bronte.
Grotesque di Natsuo Kirino.
Dio di illusioni di Donna Tartt.

3. I libri che hai odiato con tutta te stessa.
"Odiare" è una parola forte. Senz'altro un libro che mi è rimasto impresso negli anni per la reazione negativa che mi aveva suscitato è Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon. Ma avevo 12 anni quando lo lessi, quindi non so proprio dirvi il motivo di tale ripugnanza.

4. I libri che ti hanno fatta sognare
Riservo questa parte del Tag ai libri che parlano all'immaginazione e ai sogni per eccellenza: i fantasy. E il primo autore che mi viene in mente è, senza ombra di dubbio, Brandon Sanderson, con le sue Cronache della Folgoluce, una serie che è un'esplosione di immaginazione e creatività.

5. Gli autori che ami di più
Questa domanda non vale, ce ne sono troppi! 
...Se proprio devo scegliere qualcuno, scelgo il trio Bronte: Charlotte, Emily e Anne. Credo che i loro libri (in particolare quelli di Charlotte) siano ormai diventati parte della mia stessa essenza.

6. Gli autori che proprio non ti convincono
Il primo nome che mi viene in mente è Amabile Giusti. Sebbene io abbia letto tutti i suoi libri - e con molto piacere, anche! - non riesco mai ad amarli totalmente, c'è sempre qualcosa che manca il bersaglio. Un vero peccato, perchè è una scrittrice estremamente prolifica e versatile, nonchè nostrana.

7. Gli autori che ti incuriosiscono
Su questa domanda passo. Sono troppi gli autori che mi incuriosiscono ma che devo ancora recuperare. Sono contenta, perchè questo significa che ho ancora davanti a me parecchi anni di scoperte letterarie:)

8. I personaggi che hai amato
Ne nomino solo tre (e ne tralascio 3000):
Lucy Snow, indimenticabile protagonista di Villette, ultimo grande romanzo di Charlotte Bronte. Se non l'avete ancora letto vergognatevi correte a recuperarlo.
Tali, uno dei personaggi più importanti della trilogia di Shadowfell di Juliet Marillier. 
Caleb Trask, uno dei protagonisti del già citato La valle dell'Eden di Steinbeck.

9. I personaggi che hai odiato
Sicuramente Regal della Trilogia dei Lungavista di Robin Hobb, per citare un'antagonista. Ed Emma dell'omonimo romanzo di Jane Austen. Lo so, non è personaggio così semplice da classificare, e ci ho provato! Le ho concesso tonnellate di attenuanti, ma ho continuato a trovarla assolutamente detestabile.

10. Chi tagghi?
Be', consideratevi TUTTI taggati:) Mi piacerebbe però molto leggere le risposte di Neeks del blog Il Lounge di Neeks Ayzawa e di Arianna di Sparire nei libri. Però, ripeto, siete tutti taggati!



Il Book Tag è finito. I miei programmi sono di tornare a breve con una recensione (il libro l'ho già finito, devo solo trovare il tempo materiale di mettermi lì e buttare giù un articolo che sia corretto da un punto di vista grammaticale e che abbia un senso. Nell'attesa di questo momento, vi saluto tutti.
Alla prossima
Virginia