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Titolo: Le due torri Autore: J.R.R. Tolkien Traduttore: Vicky Alliata di Villafranca Casa editrice: Bompiani Numero di pagine: 300 Formato: Cartaceo |
In questo secondo romanzo della trilogia di Tolkien, gli amici della Compagnia dell'Anello lottano separati. Merry e Pipino sono fatti prigionieri dalle forze del Male, ma riescono a fuggire e trovano soccorso in uno strano mondo di esseri giganteschi, mezzo vegetali e mezzo umani. Aragorn, un enigmatico personaggio che si era unito alla Compagnia all'inizio dell'impresa, stringe alleanza con i guerrieri di Rohan, un popolo fiero che per secoli ha resistito all'assalto delle tenebre. Frattanto Frodo e il devoto Sam si imbattono in Gollum, un viscido essere che era stato l'antico possessore dell'Anello, e lo costringono a condurli verso Monte Fato. Ma spaventose creature li attendono al varco e il loro cammino si interrompe tragicamente. Prefazione alla seconda edizione inglese di J. R. R. Tolkien.
Salve a tutti lettori e buongiorno:) L'ultimo mio articolo era all'insegna dell'ansia e della depressione più nera a causa di un esame imminente. Be', l'esame è andato (e anche molto bene), quindi il sole è tornato a splendere e l'ansia si è sciolta come neve al sole e io mi godo una piccola settimana di vacanza prima di buttarmi nuovamente nello studio (questa volta tocca a Storia Romana). Culmine della mia settimana sarà mercoledì sera, quando parteciperò a un evento davvero molto speciale e del quale non vedo l'ora di parlarvi qui sul blog, quindi restate collegati;)
Con il tempo finalmente libero dallo studio, ho potuto riprendere in mano Le due torri, temporaneamente abbandonato nei giorni immediatamente precedenti all'esame, e in brevissimo tempo l'ho terminato. Eccomi qui dunque a parlarvene, e questa volta ho davvero un bel po' di cose da dire, quindi preparatevi!
Con Le due torri Tolkien riprende la narrazione nel punto esatto in cui l'aveva interrotta: Aragorn, Legolas e Gimli accorrono in aiuto di Boromir; Pipino e Merry sono prigionieri degli orchi; Frodo e Sam proseguono da soli il viaggio verso Mordor.
Ancor più che per il primo libro, non posso non prendere in considerazione anche il film nel fare questa recensione. Innanzitutto perchè la trilogia cinematografica fa ormai parte in maniera indelebile dell'immaginario collettivo ed è diventata un unicum (almeno nel mio caso) con i libri; in secondo luogo perchè le differenze con il libro cominciano ad essere piuttosto pesanti, e spesso portano a male interpretare alcuni personaggi, se non delle tematiche stesse del romanzo.
Ma andiamo con ordine.
La prima differenza che mi ha molto infastidito, e che secondo me indica una interpretazione sbagliata del pensiero di Tolkien, potrebbe apparire una sciocchezza. Appena prima che scoppi la battaglia al Fosso di Helm, giunge in aiuto a Rohan una truppa di arcieri elfici inviati da Elrond. Nei film il tema dell'aiuto reciproco, del rinsaldarsi di antiche alleanze da tempo dimenticate è uno dei più importanti, uno dei fulcri dell'intera vicenda.
Nel libro Elrond non manda alcun aiuto.
Potrebbe sembrare una differenza di poco conto, e in effetti lo è. Il punto è che, a mio parere, Tolkien ci manda in tutta la trilogia un messaggio ben preciso e questa modifica lo vanifica. Nella mia rilettura, infatti, ho improvvisamente realizzato che Il Signore degli Anelli è una storia sugli Uomini. Se le opere precedenti di Tolkien (Lo Hobbit, Il Silmarillion e i vari racconti) sono infatti piene di creature magiche e incantesimi, in quest'ultimo pezzo di storia di Arda tutto è ormai in decadenza: i Draghi sono tutti scomparsi, i Nani non si fanno ormai più vedere da tempo e gli Elfi stanno abbandonando queste sponde. Le uniche eccezioni sono gli Hobbit e gli Ent, ma di loro parlerò dopo.
Credo che questa scelta sia stata simbolica. Ormai la magia sta abbandonando la Terra di Mezzo, ciò che ne rimane sono solo vestigia di un passato favoloso e quasi dimenticato e gli Uomini, eredi della terra, devono battersi per essa contro il Male. Male a cui, lo ricordo, sono straordinariamente sensibili e vulnerabili.
Come vi dicevo, Ent e Hobbit sono casi un po' particolari.
Decidendo di rendere gli Hobbit protagonisti della storia - loro, così piccoli e comuni - Tolkien ci mostra come le imprese grandiose non siano appannaggio di soli uomini eccezionali, anzi. Come dice Sam nel corso del romanzo, infatti, gli eroi veri, quelli che vengono ricordati, non sono quelli che si buttano alla ricerca del pericolo ma quelli che vi si trovano coinvolti malgrado la loro volontà; e nonostante tutto vanno avanti, sapendo che è la cosa giusta da fare (questa scena, nel film, è davvero da gonfiare il cuore di commozione). Gli Hobbit, quindi, sono in realtà poi un lato dell'umanità, quello della quotidianità, delle piccole cose.
Con gli Ent il discorso è un po' diverso e si coinvolge un'altra delle tematiche più importanti del romanzo e, poi, dell'intera trilogia. Una delle opposizioni più forti della storia, infatti, è quella dell'industrializzazione (definiamola così) contro la natura. Lo scontro tra gli Ent e Saruman diventa il simbolo di questo scontro. Inutile dire che nella visione di Tolkien l'industrializzazione ha un carattere fortemente negativo: Saruman distrugge tutto ciò che è intorno alla sua torre, sfregia la terra creando pozzi, fa incroci abominevoli. Ma la forza della natura, si sa, è irrefrenabile, e nel romanzo è rappresentata dai millenari Ent.
Le altre due grandi differenze con il film, quelle che non mi sono piaciute, coinvolgono due personaggi.
Il primo è Faramir. La natura di questo personaggio viene totalmente stravolta nel film, dove cede (anche se solo temporaneamente) alla tentazione dell'Anello; nel libro, invece, non vacilla mai, in netta contrapposizione col fratello Boromir. È come se Faramir rappresentasse l'intelligenza e Boromir l'istinto, entrambi presenti nell'uomo e, forse, nodo centrale della sua lacerazione interiore. Tolkien ci mostra due reazioni diverse al Male e alla tentazione: se uno cede, l'altro resiste.
L'altro personaggio che viene letteralmente massacrato nel film è quello di Frodo. Io, da amante dei film, l'ho sempre ritenuto un personaggio insopportabile. Nel leggere i romanzi, Frodo è diventato uno dei miei personaggi preferiti. Nel libro Frodo è un personaggio del tutto particolare e che mi ha fatto fare tutta una serie di riflessioni, alcune anche abbastanza contrastanti fra di loro.
La prima, e la più immediata, è che Frodo mi ricorda un po' Gesù. Nel primo libro è solo uno Hobbit qualunque ma qui qualcosa è cambiato. Non è più il Frodo di prima e questo lo vede anche Sam. Più in generale, si potrebbe fare il parallelo in seguito a una considerazione: Gesù è venuto sulla Terra, secondo l'ideologia cristiana, si è fatto carico del peccato dell'umanità e lo ha espiato immolandosi. Frodo si addossa la responsabilità di portare l'Anello al Monte Fato (l'Anello che è emanazione stessa del Male). Nel farlo (SPOILER) Frodo morirà, e dentro di sè lo sa anche lui.
Ma altre mie riflessioni si sono intrecciate al personaggio di Frodo. Nelle Scritture ogni volta che ci si riferisce a Dio si usa la maiuscola (Dio, Suo figlio, eccetera). Questo formalismo viene ripreso da Tolkien, ma riferito a Sauron. Ora, sembra una stupidaggine, però ho anche riflettuto che Tolkien non era una persona qualunque ma un docente universitario, e fra l'altro di Oxford, dove insegnava filologia anglosassone. Il suo curriculum è piuttosto vasto, ma quello che voglio dire è che non credo che uno studioso di questa portata, un filologo per giunta, dunque uno studioso delle parole, possa utilizzarle a caso. Sono convinta, quindi, che la sua sia stata una scelta precisa, e anche piuttosto significativa.
Sauron, dunque, viene in un qualche modo accomunato a Satana e a Dio. In ogni caso viene rivestito di una presenza talmente ingombrante da non trovare spazio sulla scena: come Dio e il Diavolo, Sauron è spesso nominato ma mai visto concretamente. Allo stesso tempo, mi sono resa conto che a un unico centro di potere malvagio (Sauron) non veniva contrapposto un unico centro compatto positivo. Se l'ideologia cristiana, mantenendo questa chiave di lettura, contrappone Dio e Satana, Tolkien schiera Sauron contro... apparentemente nessuno. Perchè i "buoni" sono separati, sparsi per la Terra di Mezzo, a loro volta inquinati dal Male. Quindi Sauron sarebbe Satana? Dio, addirittura? Una sorta di scontro fra monoteismo moderno e politeismo pagano, per ritornare anche all'opposizione fra industrializzazione e natura?
So che questi discorsi sembrano abbastanza cervellotici (se non addirittura campati per aria), ma giuro che mi sono nati spontaneamente durante la lettura. Una lettura che mi ha dato molto da pensare, come potete vedere. A questo punto chiedo anche a voi. Se lo avete letto, avete mai dato una lettura simile alla mia? Se no, che interpretazione avete dato?
Chiudo condividendo un video bellissimo su Sam. Come ricompensa per esservi sciroppati tutte queste chiacchierexD
Un saluto a tutti, al prossimo articolo:-*
Virginia