sabato 18 marzo 2017

Recensione: Notre-Dame de Paris di Victor Hugo

Titolo: Notre-Dame de Paris
Autore: Victor Hugo
Traduttore: Luigi Galeazzo Tenconi
Casa editrice: Bur
Numero di pagine: 537
Formato: Cartaceo

Esmeralda, una giovane zingara di grande avvenenza, è solita danzare sul sagrato della chiesa di Notre-Dame, cuore della Parigi medievale. L'arcidiacono Frollo è attratto dalla giovane donna e, pur fra sentimenti contraddittori, cerca di farla rapire dal campanaro Quasimodo, un essere deforme fino alla mostruosità. Ma il capitano Phoebus de Châteaupers la trae in salvo e conquista il suo amore. Una vicenda melodrammatica, tetra, grottesca, che ha commosso lettori di tutti i tempi e spesso ispirato il mondo del cinema.

A 10 anni dalla prima (disastrosa) lettura, sono tornata a visitare la Parigi del 1482 e la meravigliosa Notre-Dame. Mi aspettavo una lettura complessa e difficile, resa meno agile soprattutto dallo stile di Hugo, dal suo ricco periodare, dal suo amore per la divagazione.
Certamente Hugo si riconferma un autore ingombrante. La sua voce permea tutta la narrazione e non ci permette mai di dimenticare che questa triste storia ci viene narrata per mezzo di un messaggero: lui stesso.
Ora, molti di voi conosceranno questo capolavoro della letteratura grazie alla versione cartone della Disney. Io in primis, al mio primo approccio, constatai con una certa sorpresa che, se i nomi erano familiari, molto di meno lo erano le vicende. Certo, rimane una base: una zingara, un soldato, un prete e un campanaro. A cambiare è tutto il resto, comprese le dinamiche fra alcuni di loro.



"Trecentoquarantotto anni, sei mesi e diciannove giorni or sono i parigini si svegliarono allo squillo di tutte le campane, che suonavano a distesa nella triplice cerchia della Città Vecchia, dell'Università e della Città.
Eppure, il 6 gennaio 1482 non è affatto un giorno di cui la storia abbia serbato ricordo."

Comincia con questa data quello che è, a tutti gli effetti, un romanzo storico. Quel giorno a Parigi non si festeggia solo l'Epifania ma, ancora più importante, è il giorno della Festa dei Folli: un giorno di pazzie e stravaganze per il popolo.
Nel giro di qualche capitolo, i personaggi principali vengono posti sulla scena dall'autore. Quella, però, che folgora tutti, dai personaggi di finzione allo stesso lettore, è lei: l'Esmeralda.

"Non era alta di statura, ma lo sembrava, tanto la sua vita era snella e slanciata. Era bruna di carnagione, ma si indovinava che la sua pelle, di giorno, doveva avere il bel riflesso dorato delle andaluse o delle romane. Anche il suo piedino era andaluso, poichè era stretto e al tempo stesso a suo agio nella graziosa calzatura. Ballava, girava su sè stessa, vorticava su un vecchio tappeto persiano negligentemente disteso sotto i piedi; e ogni volta che, girando, lo splendido suo visino vi passava innanzi, i suoi grandi occhi neri vi gettavano un lampo.
Attorno a lei tutti gli sguardi erano fissi, tutte le bocche spalancate. E infatti, mentre ella così danzava, al suono del tamburello basco che le sue braccia, pure e ben tornite, sollevavano sopra la testa esile, fragile e vispa come un'ape, con il corsetto d'oro senza pieghe, la gonna variopinta che le si gonfiava attorno, le spalle nude, le gambe fini, che la gonna, tratto tratto, scopriva, i capelli neri, gli occhi di fiamma, era una creatura soprannaturale."

Fin dall'inizio Esmeralda appare esotica, impalpabile, ultraterrena. La sua bellezza sensuale - ancor più intensa perchè unita alla giovinezza e all'innocenza - incanta non solo il poeta Pierre Gringoire, ma anche uno strano, inquietante figuro in cui il lettore riconoscerà presto Claude Frollo.
L'arcidiacono di Notre-Dame è uno dei protagonisti di questo romanzo, una figura tragica, meschina, crudele di volta in volta. Ma, se volessimo usare lo stesso linguaggio di Hugo, potremmo definirlo fatale.
Come ci dice lo stesso scrittore nell'Avvertenza a inizio libro, tutta la vicenda si plasma sulla parola Ananche da lui ritrovata un giorno nei recessi oscuri di Notre-Dame, scolpita nel muro di una delle sue torri. Questa parola appartiene al lessico della tragedia greca e in italiano è tradotta come "fatalità", "necessità".
La Fatalità regna incontrastata nella Parigi di Hugo, dove nulla avviene per caso e ogni evento che si compie sfugge all'umano arbitrio, fino ad assurgere ad una crudele e impietosa Necessità.
L'attrazione che Esmeralda esercita su Frollo è dunque "orchestrata" dalla Fatalità. E così alla gioventù e alla spontaneità della zingara si oppone l'arcidiacono, già vecchio a 35 anni, uomo incatenato al suo ruolo di religioso da decenni e che per anni ha trovato una ragione per vivere solo nello studio e nella dedizione al dovere. Un uomo che ha però una grandissima fame d'amore, che inizialmente trova sfogo nell'accudire il fratello Jeahan, di molto più giovane e rimasto orfano da neonato. Per lui deciderà di adottare un bambino orribile e deforme abbandonato davanti alla cattedrale e destinato dal volere pubblico alla morte.
Nel momento in cui vede Esmeralda, il delicato equilibrio instauratosi fra il dovere e la passione si spezza, precipitando l'arcidiacono in un vero e proprio furor amoroso.




Quella di Frollo è una follia amorosa che sconvolge i sensi. Tutto quanto vi è di buono in lui viene spazzato via da una passione soverchiante, totalizzante.

Un altro personaggio importantissimo - ma totalmente travisato nella versione Disney - è Quasimodo, il gobbo, il campanaro di Notre-Dame. La sua è una vicenda tristissima a cui Hugo concede solo uno spazio limitato.



Che dire di Quasimodo, che è guercio, gobbo, zoppo e sordo? Che è stato abbandonato dai genitori, odiato fin dalla nascita? La cattiveria degli altri lo ha incattivito, la sua solitudine lo ha reso selvatico. Neanche la bellezza e la grazia di Esmeralda lo toccano. Il momento in cui il suo cuore indurito viene scalfito è quando la zingara, presa a compassione, gli porta da bere mentre è sulla ruota. La portata del gesto, per Quasimodo, è epocale. Prima di lei, solo un altro essere vivente gli aveva mostrato pietà: Frollo, che lui ama come un cane ama il padrone.
Le dinamiche fra Quasimodo ed Esmeralda diventano il simbolo dell'eterna dialettica fra il brutto e il bello, qui portato quasi a uno stato ideale: la Bellezza e il Grottesco. Hugo, però, ribalta l'ideologia di stampo greco del "kalòs kai agathòs" ("bello e buono"), che vede una corrispondenza fra la bellezza esteriore e quella interiore. Disconosce questa corrente di pensiero nel momento in cui mette in scena Phoebus e lo mette in comparazione con Quasimodo.
Phoebus è il personaggio più negativo di tutto il romanzo. Hugo si accanisce su di lui e disegna un uomo stupido, superficiale e crudele (una crudeltà data dall'indifferenza). Ovviamente, è il personaggio a cui le cose vanno meglio, perchè la stupidità spesso si accompagna a una sua ebete forma di felicità.
Quasimodo, invece, che è orrendo fuori, è anche sincero e devoto nel suo amore e si sacrifica senza nulla chiedere in cambio, senza aspettarsi nulla.



Tre sono i personaggi femminili rilevanti nel romanzo: Esmeralda, Fiordaliso e Gudule. La terza, sebbene si leghi a tutto un filone di trama piuttosto importante, non è nota; Fiordaliso compare almeno nello spettacolo teatrale.
Ora, Esmeralda ve l'ho già presentata, ma approfondiamo ulteriormente.
Ci viene delineata come una bimba, una bimba inconsapevole della propria carica di sensualità. È bella ma ancora acerba, e il suo amore ha il candore e l'assolutezza della prima passione. Sempre accompagnata dall'adorabile capretta Djali, canta e danza, e quando è contrariata le compare sul viso un piccolo broncio. Non è una femme fatale: con Phoebus è impacciata e timida, e fin troppo sincera. Semplicissimo, per Phoebus, ingannarla; semplicissimo, per lei, perdersi per amore.
Fiordaliso è in tutto opposta a Esmeralda: una bionda e l'altra è bruna; una è nobile e l'altra è zingara; una è ricca e l'altra chiede l'elemosina ballando nelle strade. Unico anello di congiunzione è l'amore - in entrambi i casi non ricambiato - per Phoebus. Ma se una è la fidanzata, l'altra è l'amante.
Alla fine, anche per Fiordaliso - che pure non trascura di abbandonarsi a qualche meschinità - il lettore prova una certa compassione. Cieca per amore e gelosa, il suo ruolo nella storia è quello di infelice comparsa. Il futuro che le si prospetta - la disillusione, il dolore, l'amarezza, la rassegnazione - è ancora più triste.
Infine, Gudule, la reclusa. Incatenata da 15 anni al Buco dei Topi, protagonista di una storia straziante (che ricorda un po' quella della Fantine de I miserabili), il lettore assiste alla sua cattiveria, al suo dolore, alla sua disperazione.

Questi sono i personaggi principali del dramma. Ad essi Hugo affianca tutta una serie di tematiche che percorrono tutto il romanzo, intrecciandosi fra di loro. 
Ho già parlato di quella principale, che fa da motore a tutta la vicenda: l'inesorabile Ananche.
Un altro dei temi che ricorre in tutto il romanzo è quello della scrittura.
L'architettura è stata per secoli la principale forma di comunicazione. Partita come goffi sgorbi pietrosi, si è affinata e trasformata, fino ad arrivare alla magnificenza delle cattedrali, di Notre-Dame. Laddove la parola scritta era rara, costosa e fragile, la pietra è stata il maggior legame fra l'uomo e il divino. A un certo punto si assiste, però, a una trasformazione. A Gutenberg viene inventata la stampa e sarà proprio Frollo, simbolo della religiosità e della cultura (allora strettamente legate) a intuire come il libro sarà la morte della pietra.



Uno dei grandi paradossi del romanzo (e del Medioevo tutto) è la convivenza della magnificenza e dell'ignoranza, del sublime con il sudicio. In quei secoli di cattedrali e filosofia, nello stesso consesso di maggior cultura (la Chiesa), convivono una profonda scienza e un duro sostrato di superstizione. Lo possiamo vedere sempre nel personaggio di Frollo, che ci viene presentato come un grande dotto, che conosce il latino, il greco e l'ebraico; che ha studiato la filosofia, la medicina, la teologia. Eppure, come impiega la sua profonda conoscenza questo grande saggio? Tenta di trasformare il piombo in oro, rinnegando ogni studio che non sia quello dell'alchimia.
Nella stessa giurisdizione del tempo troviamo casi che già ai tempi di Victor Hugo fanno sbarrare gli occhi per l'incredulità: in vari casi giudiziari di accusa di stregoneria, oltre alla strega viene messo a morte anche il suo animale domestico (non prima di avergli richiesto una confessione, certo), accusato di essere posseduto dal demonio.
Ma le contraddizioni di quest'epoca ormai tanto lontana non sono finite. Come spiegare, solo a Parigi, la convivenza di innumerevoli patiboli e altrettanti luoghi dove è possibile ricevere asilo, e alla legge umana non è consentito accedere? Come dice lo stesso Hugo, è come se le une volessero porre rimedio alle altre, e viceversa.
Il Medioevo che dipinge Hugo, insomma, è un coacervo di contraddizioni; la sua Parigi è un ribollire di controsensi, di varia umanità, di tensioni religiose, politiche e sociali. 
E in uno dei capitoli finali dell'opera Hugo non risparmia una feroce critica alla monarchia, e una predizione: un giorno il popolo si leverà, e allora ci sarà la Rivoluzione.
Come si è intuito, ho amato moltissimo questo romanzo. Per concludere, vi lascio la canzone più bella del musical, sperando che la colonna sonora che ho scelto per voi vi abbia finora piacevolmente accompagnato (e magari convinto a dare un'opportunità allo spettacolo teatrale, se non al libro):)





Virginia









14 commenti:

  1. Che splendida recensione!
    Ho questo libro nel Kobo da un po' ormai, ma la mole di pagine mi ha sempre spaventata nonostante l'evidente curiosità.

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    1. Grazie*-*
      Io l'ho tenuto in libreria per anni, quindi tutto regolarexD I libri chiamano, aspetta che sia il momento giusto e poi armati di pazienza, che con Hugo un po' ce ne vuolexD

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  2. Bellissima la tua recensione ed anche la scelta della colonna sonora, DECISAMENTE!!!
    Io non ho ancora letto il romanzo, che possiedo in una versione della BUR vecchissima in due volumetti, era di mia nonna, ma dopo questo tuo articolo sicuramente devo recuperarlo. Nel frattempo credo che mi rivedrò, per l'ennesima volta, il musical che ho adorato! :-)

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    1. Anch'io amo il musical (si è notato??:P) e non mi stanco mai di risentire queste canzoni. Dopo aver letto il libro posso dirti che mi godo la trasposizione teatrale ancora di più e che alcuni testi hanno acquisito profondità.
      Quando lo leggi poi fammi sapere che ne hai pensato, mi raccomando!

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  3. Ciao Virginia! Inutile dirti quanto sia bella la tua recensione, è palese! La tua è un'analisi precisa e dettagliata di quest'opera, unita alle emozioni che hai provato e che hai trasmesso anche a noi.
    Io non ho mai letto il libro, né visto il musical o film, ma prima o poi vorrei recuperarlo, nonostante la sua mole mi spaventi molto. La storia comunque mi ha sempre intrigato e sono anche curiosa di conoscere i personaggi che nelle trasposizioni cinematografiche sono eliminati e che ho scoperto ora grazie a te. Insomma, prima o poi lo leggerò sicuramente :)

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    1. Ciao Maria, ti ringrazio moltissimo per le tue parole, sono felice che la recensione ti sia piaciuta*-*
      Io non posso che consigliarti sia il musical che il libro, che ho trovato meravigliosi e, a mio parere, si completano vicendevolmente. Il romanzo è senz'altro impegnativo, ma se letto nel momento giusto e con la predisposizione adatta, per me, può dare tanto. Ovviamente, se lo leggi, fammi sapere:-*

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  4. Salve! Dunque libro non letto, film Disney visto. La tua è una recensione molto approfondita ma non so se riuscirei a leggere questo tipo di libro.... come sai per certe cose devo esser molto in vena! Poi li leggi te per me no? :P

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    1. E certo che li leggo io per te!!:P
      Il film Disney c'entra poco o niente. Il musical molto meglio, ma non so quanto potrebbe piacertixD

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  5. Il musical è una meraviglia e spero presto di leggere questo altro capolavoro di Hugo, dopo aver letto i Miserabili ho dovuto rivalutarlo!
    Bellissima recensione comunque!

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    1. Se ti è piaciuto il musical lanciati col libro, che è davvero degno di nota!
      I miserabili è un capolavoro assoluto. Se sei sopravvissuta a quello, Notre-Dame è una passeggiataxD

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  6. Ciao Virginia! Non ho letto questo romanzo ma la tua analisi è talmente dettagliata, pronta, approfondita e precisa che sembra di averlo letto. Certo, conosco grazie anche alla Disney, i personaggi a grandi linee ma come tu giustamente hai sottolineato le cose, nel libro, sono diverse.
    In ogni caso è una storia piena di metafore e di significati nascosti, di sicuro non è una di quelle letture a sè stanti, che ti scivolano addosso senza restare. Si capisce, dalle tue parole, che mentre lo si legge, si aprono tanti spiragli, soprattutto riflessioni sulla società, sull'epoca, sull'estetica, sulla morale.
    Mi sono piaciuti molto i tuoi pensieri che sono andati a scandagliare il vero animo dell'opera che emerge proprio attraverso quell'essere ingombrante di Hugo.
    Insomma, mi è parsa una lettura tosta ma interessante.
    Un abbraccio!

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    1. Ciao Antonietta! Oltre al romanzo ti consiglio anche il musical teatrale, che è davvero meraviglioso e, secondo me, potrebbe piacerti molto:)
      Il libro è impegnativo, ma le vicende sono talmente appassionanti e lo stile talmente elevato che il lettore ne rimane letteralmente avvinto.
      Credo proprio che sia nelle tue corde, se un giorno ti senti in vena, buttati:)

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  7. Possiedo questo romanzo da anni, ma ancora non mi decido a leggerlo. Rimedierò, prima o poi.
    Mi piace questa tua recensione, in particolare il passaggio che riguarda quella parola greca di grande forza che Hugo inserì nel romanzo... il destino, la necessità che si fa strada in quelle vite.
    Peccato che la versione per bambini stravolga completamente il senso del romanzo.
    Ho apprezzato moltissimo il musical, che ho avuto il piacere di vedere dal vivo lo scorso anno a Roma.

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    1. Il musical è bellissimo (io l'ho visto dal vivo un mesetto fa qui a Bologna, meraviglioso*-*) e, a mio parere, rispetta lo spirito del romanzo.
      Il libro è complesso, come tutte le opere di Hugo, e sicuramente qualche livello di lettura mi è sfuggito. Certo, lui scrive talmente bene che è impossibile staccarsi*-*

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