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Titolo: La legge e la signora Autore: Wilkie Collins Traduttore: Luca Scarlini Casa editrice: Fazi Numero di pagine: 402 Formato: Cartaceo |
La Legge e la Signora, opera della maturità di Wilkie Collins, oltre a presentare diversi elementi della moderna letteratura di genere, è il primo esempio di romanzo poliziesco che ha per protagonista un investigatore donna. La vita matrimoniale di Valeria ed Eustace Woodville inizia sotto cattivi auspici. Un piccolo incidente durante la celebrazione del rito sembra confermare il clima di diffidenza e sospetto che lo ha accompagnato e che cresce ulteriormente quando, durante la luna di miele a Ramsgate, la donna viene a sapere che il vero cognome del marito è Macallan. Tornata a Londra, decisa ad andare fino in fondo, scopre che anni addietro Eustace è stato accusato di aver avvelenato la prima moglie ed è stato assolto per insufficienza di prove. Per salvaguardare il suo matrimonio, Valeria s’improvvisa detective: è convinta dell’innocenza del marito e determinata a ristabilire la verità. Si troverà così ad affrontare problemi ritenuti “inadatti a una donna”, riuscendo a venirne a capo e dimostrando la fondatezza delle proprie azioni, che tutti stigmatizzavano come folli e avventate.
Strepitoso ritratto di una donna che non esita a opporsi ai modelli e alle regole della società vittoriana, La Legge e la Signora è una narrazione coinvolgente e di grande fascino da leggere – come ogni romanzo di Collins – tutto d’un fiato.
Strepitoso ritratto di una donna che non esita a opporsi ai modelli e alle regole della società vittoriana, La Legge e la Signora è una narrazione coinvolgente e di grande fascino da leggere – come ogni romanzo di Collins – tutto d’un fiato.
«I romanzoni di Wilkie Collins sono viaggi irresistibili: agganciano subito il lettore, che quando parte non riesce più a fermarsi»
Leonetta Bentivoglio
Leonetta Bentivoglio
«Wilkie Collins è famoso, nei manuali di letteratura, per avere scritto nel 1868 il primo giallo. Ma non eccelle solo nella suspense. È anche uno scrittore di sentimenti. Ed eccelle nella pittura dei personaggi».
Antonio D’Orrico
Antonio D’Orrico
Buongiorno a tutti cari lettori, finalmente ritorno con una recensione. Vi dico fin da subito che per il primo del mese salterà la CineRecensione e il motivo è semplice: di film ne ho visti, ma nessuno che mi ispirasse un intero articolo o delle particolari riflessioni. Quindi, appuntamento al 15 con la nostra chiacchierata cinematografica.
Altra informazione di servizio. Purtroppo, a causa di un imprevisto, mi ritrovo parecchio impegnata la sera (momento in cui mi dedico al blog). La situazione non promette di sistemarsi, motivo per cui ultimamente il blog ha stentato un po' ad andare avanti (in generale, non si può dire che sia un momento vitale per il mio Labirinto). Come ogni volta, mi riprometto di impegnarmi maggiormente, e lo vorrei davvero, ma ho paura di non riuscire a mantenere questo mio proposito. Motivo per cui mi limito a rassicurarvi che no, non ho intenzione di sparire. Cercherò di impegnarmi il più possibile ma non vi posso garantire nulla.
Concluse le faccende meno simpatiche, eccovi la mia recensione.
Wilkie Collins per me è una garanzia. Ho cominciato con La donna in bianco e me ne sono innamorata pazzamente (anche grazie alle meravigliose cover della Fazi, che sono una gioia per gli occhi). Ogni volta che questa interessantissima casa editrice ci propone un nuovo lavoro di Wilkie Collins, io l'acquisto subito. E così ho fatto anche con La legge e la signora. Però l'ho lasciato sullo scaffale per mesi (nulla di nuovo insommaxD), finchè non ho scoperto che la ripubblicazione di Basil è imminente (*-*) e ho sentito la necessità di leggere questo volume.
Come forse ricorderete, quello che è considerato il capolavoro di Collins (La pietra di Luna) mi aveva un po' delusa, forse per le aspettative troppo alte. Ecco, questo nuovo titolo su cui non avevo mai letto nulla di particolare, invece, mi ha completamente stregata, scalando rapido la classifica e piazzandosi subito sotto la fenomenale accoppiata La donna in bianco/Armadale.
Ancora una volta ci troviamo davanti a un mistery e l'ambientazione è sempre un'Inghilterra un po' gotica. Valeria, fresca sposa di Eustace, si ritrova a dover scavare nel passato di suo marito e, in seguito a una sconvolgente scoperta, dovrà mettersi in gioco per chiarire ciò che vi è di irrisolto, pena l'infelicità.
Vorrei provare ad essere il più concisa possibile, per non annoiarvi troppo.
Ad avermi colpita in modo particolare in questo romanzo sono alcuni aspetti.
Innanzitutto, la protagonista.
Wilkie Collins ci delizia sempre con personaggi femminili assolutamente originali e, soprattutto, degni di nota. Davanti al mistero Valeria non si tira indietro; davanti a scoperte inimmaginabili non si perde d'animo; davanti a sfide che hanno sconfitto uomini (in un periodo dove le donne avevano l'unico ruolo di essere belle) lei persevera e porta alla luce la verità. In questa sua impresa si incontra e scontra con vari personaggi, ma uno in particolare è riuscito a spiccare fra tutti e a conquistarsi, nonostante tutto, la mia simpatia: Miserrimus Dexter, mezzo uomo e mezzo macchina - com'è descritto -, nato privo delle gambe. Personaggio assolutamente sopra le righe, talvolta animalesco, talvolta femmineo; scaltro, magnetico, folle. Nel libro la sua è una personalità ambigua che si protende e oscura tutta la seconda metà della narrazione e Valeria dovrà fronteggiare questa presenza tentacolare e inafferrabile. Preda lei stessa di sentimenti contrastanti (da una parte prova repulsione, dall'altra un'istintiva simpatia e compassione), Valeria cambia continuamente idea su di lui, ma non può non rimanerne affascinata e, talvolta, quasi soggiogata. Che differenza - mio parere - con l'insipido marito!
Ebbene si, nonostante Valeria lo ami alla follia (e quante volte rende partecipe il lettore della sua totale devozione a Eustace!), Eustace è noioso a essere gentili. Ciò che emerge dal suo passato, sebbene non smuova Valeria di un millimetro, l'addolora comunque. E il lettore stesso, nonostante Valeria cerchi di addolcire la pillola, non potrà più leggere di Eustace con gli stessi occhi. A mio parere si è trattato di un personaggio odioso, l'eroe imposto quando sbiadisce alla sola ombra dei veri protagonisti: l'intraprendente Valeria e il magnetico Miserrimus.
Ciò che più mi è piaciuto di Valeria è che - nonostante qualche commentino un po' sessista lanciato da Wilkie - è assolutamente moderna. Sfida le convinzioni e si mette contro gli amici (addirittura contro il marito!) per portare a termine l'obiettivo che si è preposta. E se inizialmente è solo in funzione di Eustace che si imbarca in questa impresa, con il passare del tempo le cose cambiano: non è più solo per Eustace, è per lei stessa. La sua diventa una sfida al mondo e a sè stessa: dimostrare che ce l'ha fatta, nonostante tutto e tutti. E per portare fino in fondo la sua decisione, si espone a critiche feroci e a offensive incredulità. Mi è piaciuta l'ostinazione di Valeria e anche il suo buon cuore, perchè sotto quella sostenutezza tipica degli inglesi c'è un animo sensibile, come si dimostra nei suoi rapporti con Dexter.
Con Dexter Collins affronta una tematica molto importante: quella della disabilità. Come dicevo, Dexter è nato senza gambe e da sempre pende sulla sua testa la minaccia della follia. Il suo temperamento instabile è destinato a naufragare, prima o poi, nel delirio. Ora, bisogna tener conto del periodo in cui è stato scritto il romanzo, ovviamente. Dexter è definito a più riprese mostruoso, ma credo che la vera deformità che colpisce i personaggi sia quella della mente, più che quella del corpo. Il carattere sopra alle righe di Dexter, infatti, se da un lato può rivelarsi ammaliante, è comunque molto inquietante, perfino un po' spaventoso. Se nella vita dovessi trovarmi davanti un uomo del genere, non so come reagirei. Lo stesso accade nel romanzo, dove i personaggi si sentono minacciati dall'instabilità di Dexter e si irrigidiscono di conseguenza.
Sullo stile di Wilkie Collins non c'è molto da dire. Le sue erano narrazioni un po' noir, gotiche, intrecciate con il mistery e, spesso e volentieri, con la superstizione: sogni premonitori, segni nefasti. Nei suoi libri espedienti simili sono all'ordine del giorno, e mi rendo conto che potrebbero non piacere a tutti. Io le apprezzo (tanto più che mi ricorda le mie amate sorelle Bronte*-*), trovo che diano quel tocco di esotismo alla narrazione.
La legge e la signora - come La pietra di Luna - è un romanzo che si occupa soprattutto della parte propriamente di indagine, tralasciando altri argomenti più sociali e che nei suoi romanzi - con uno sviluppo più o meno importante - troviamo sempre. La prossima pubblicazione, Basil, mi sembrerebbe più improntato, invece, su tematiche meno "di genere", diciamo. Vi saprò dire sicuramente, perchè io per ora ho amato ogni suo lavoro e non vedo l'ora di acquistare anche il prossimo.
Virginia