venerdì 30 settembre 2016

Recensione: Olive Kitteridge di Elizabeth Strout

Titolo: Olive Kitteridge
Autore: Elizabeth Strout
Casa editrice: Fazi Editore
Numero di pagine: 381
Formato: Cartaceo
In un angolo del continente nordamericano c’è Crosby, nel Maine: un luogo senza importanza che tuttavia, grazie alla sottile lama dello sguardo della Strout, diviene lo specchio di un mondo più ampio. Perché in questo piccolo villaggio affacciato sull’Oceano Atlantico c’è una donna che regge i fili delle storie, e delle vite, di tutti i suoi concittadini. È Olive Kitteridge, un’insegnante in pensione che, con implacabile intelligenza critica, osserva i segni del tempo moltiplicarsi intorno a lei, tanto che poco o nulla le sfugge dell’animo di chi le sta accanto: un vecchio studente che ha smarrito il desiderio di vivere; Christopher, il figlio, tirannizzato dalla sua sensibilità spietata; un marito, Henry, che nella sua stessa fedeltà al matrimonio scopre una benedizione, e una croce. E ancora, le due sorelle Julie e Winnie: la prima, abbandonata sull’altare ma non rassegnata a una vita di rinuncia, sul punto di fuggire ricorderà le parole illuminanti della sua ex insegnante: «Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi». 
Con dolore, e con disarmante onestà, in Olive Kitteridge si accampano i vari accenti e declinazioni della condizione umana – e i conflitti necessari per fronteggiarli entrambi. E il fragile, sottile miracolo di un’altissima pagina di storia della letteratura, regalataci da una delle protagoniste della narrativa americana contemporanea, vincitrice, grazie a questo “romanzo in racconti”, del Premio Pulitzer 2009.


Non so come sia potuto accadere, ma sto diventando una scrittrice notturna. Io, che la sera svengo a letto neanche avessi 80 anni suonati. La verità è che ho troppi impegni e non mi va di far languire il blog, perchè io amo questo mio spazietto virtuale e adoro voi che mi sostenete e lasciate sempre un segno di apprezzamento. Tutto questo per dirvi che l'università (che ho iniziato oggi, anyway) ha solo appesantito un carico già ingombrante e probabilmente mi ritroverò a programmare post come se non ci fosse domani. Quindi pazientate! Nessun commento verrà lasciato senza risposta e io cercherò di essere il più presente possibile anche nei vostri salotti virtuali. Solo, con un po' più di impegno (ma tutti lavorano e/o studiano, quindi non sto facendo nulla di eccezionale, devo solo imparare a calibrare bene i tempi).
Detto questo, passiamo alla recensione di oggi.

Olive Kitteridge non è un vero e proprio romanzo unitario, ma è una raccolta di racconti, tutti ambientati a Crosby, nel Maine, e tutti con una caratteristica in comune: la presenza, più o meno significativa, di Olive Kitteridge, temuta insegnante di matematica della settima classe.
Questo libro è partito lento e ci ha messo un bel po' per ingranare e, infine, coinvolgermi. Troppo, per riuscire a colpirmi davvero, e così la seconda metà riesce a riscattare solo in parte una prima sezione abbastanza scialba (questo per me, s'intende). Ogni racconto ha un protagonista diverso, più o meno vicino a Olive, ma ben presto ci rendiamo conto come ogni storia affronti, a modo suo, la stessa tematica: l'inevitabile, insostenibile solitudine dell'uomo. Viviamo le nostre vite, in ogni momento alla ricerca di qualcuno che condivida con noi il fardello dell'esistenza e, ogni volta, è come se la routine creasse un muro di ghiaccio. Allora cerchiamo altri legami, cerchiamo altre routine, fino alla vecchiaia, alla paura, alla solitudine. Ecco, una cosa che ho apprezzato moltissimo è proprio la rappresentazione della vecchiaia. Senza i soliti stereotipi, i pensionati della Strout sono incredibilmente realistici: hanno paura di morire, di restare soli; amano, anche se in modo diverso dei giovani, desiderano la vicinanza fisica che diventa anche vicinanza dell'anima.
I personaggi della Strout non sono buoni o cattivi. La stessa Olive, protagonista onnipresente, commette gravi errori, le cui conseguenze si porterà addosso per tutta la vita (il più grande: il figlio). Il racconto della visita al figlio è stato, a mio parere, uno dei più riusciti, e che angoscia nel leggere di una vita d'incomprensioni e incomunicabilità! Non ho potuto fare a meno di chiedermi se non sarà questo il destino di noi tutti: amare follemente nostro figlio e, proprio per questo, perderlo.

Olive è senz'altro un personaggio sopra le righe. Ingombrante emotivamente quanto fisicamente, è conosciuta a Crosby per le sue cattive maniere, che sfoggia in continuazione. Accanto alla sua vorace vitalità, però, la Strout delinea un aspetto più acuto, una sottigliezza nello sguardo che sembra cozzare con la sua personalità un po' alla buona. Olive sa essere, invece, estremamente esatta nei suoi giudizi.
Gli altri personaggi non reggono il confronto e spariscono davanti a lei. non per nulla, la Strout è a lei che intitola il romanzo.
Lo stile è scorrevole, pregno di una sorta di malinconia, di rimpianto, di sensazione di occasioni perdute: un amore, una vita. La sensazione è che Crosby sia l'umanità intera e questo dipinto mi ha un po' sconfortata.
Un libro delicato ma che non mi ha convinta del tutto. mi rimane la curiosità di leggere altro di questa scrittrice (magari Amy e Isabelle, di cui parlano tutti molto bene), ma se ne parlerà fra un bel po' di tempo.

Virginia

14 commenti:

  1. Davvero una bella recensione! Non conoscevo il libro ed ora è entrato nella mia wishlist :) in bocca al lupo per l'università!!! Vedrai che riuscirai ad organizzarti :*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie:)Sono felice di aver arricchito la tua wl (spero non me ne vorraixD). Crepi il lupo!

      Elimina
  2. Ciao Virginia. Sai quanto apprezzi i libri che proponi quando si tratta di questo genere narrativo però l'ho sentito dalle tue parole che non ti ha convinto del tutto.
    In ogni caso la tua recensione è precisa e propensa ad evidenziare gli aspetti più utili per chi legge e per chi vuole sapere se cimentarsi o meno in questa lettura.
    Ad essere onesta non mi ha "strapazzato" come è accaduto con altri recensiti sempre da te.
    Un abbraccio! <3

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Antonietta! In effetti, non mi ha convinto e sono sicura che la cosa ha influito sulla recensione:( Spero di rifarmi in futuro:)
      Un bacio:-*

      Elimina
  3. Virginia ciao, wowsei grande a scrivere a sera tardi, io pure svengo a letto prestissimo, la sera proprio non connetto! La tua recensione mi e' piaciuta moltissimo ma il libro non penso sia adatto per me soprattutto in questo periodo in cui ho tante letture arretrate vedremo in futuro ma per ora lo lascio in stand by, un bacione e un abbraccione di cuore ❤️

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Ely, gentilissima:) Lo so, sono una nonnetta e fiera di esserloxD In effetti non mi sembra molto il tuo genere, vai pure avanti con altro!

      Elimina
  4. Ciao Virginia! Avevo già adocchiato questo libro, ma non avevo mai letto recensioni a riguardo.. Mi ha colpito il fatto che sia una raccolta di racconti che ruotano attorno a un'unica figura..Anche se non mi sei sembrata molto entusiasta, a me incuriosisce molto comunque e sicuramente lo leggerò :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Maria:) Anch'io prima di comprarlo gli ho fatto un po' la corte. In realtà lo consiglio, credo di essere io ad averlo apprezzato il giusto, ma è una scrittrice che può dare molto. A questo punto non vedo l'ora di leggere la tua recensione:)

      Elimina
  5. In bocca al lupo per l'università! :)
    E complimenti per la recensione! Ultimamente mi ritrovo questo libro un po' ovunque, l'ho adocchiato in ogni libreria in cui sono entrata (e, approfittando della mia vacanza, ne ho girate veramente parecchie!) ma non mi sono mai convinta a portarlo a casa. E dopo aver letto la tua recensione credo di aver fatto bene. Non dico che non lo leggerò, perché continua ad incuriosirmi (E quello che hai scritto su Olive ha aumentato la mia curiosità) ma magari lo cercherò in biblioteca :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Crepi!
      Grazie mille:) In effetti non mi ha molto convinta, ma questo dipende dal gusto personale. Ti consiglio comunque di provare in biblioteca, che non si sa mai:) E poi fammi sapere che ne pensi, mi raccomando!

      Elimina
  6. Bella recensione :) per quanto dici che il romanzo non ti ha convinta del tutto, a me sei riuscita ad interessare molto perché questo libro sembra affrontare temi davvero importanti e interessanti! mi hanno sempre affascinato le storie in cui le persone sembrano non riuscire a comunicare anche se vivono insieme, forse mi affascinano proprio perché mi sono sempre sembrate realistiche, possibili... ed è quindi importante ricordarsi che se non si fa attenzione possiamo finire anche noi così :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie:) In realtà sono tematiche che, sulla carta, si sposano bene anche con me. Semplicemente, questa volta non ha funzionato, ma non è detto che non funzioni anche con te! In ogni caso, poi fammi sapere:)

      Elimina
  7. Ciao Virginia, quanto ho amato questo romanzo! E' stato il mio primo incontro con Elizabeth Strout, adoro il suo stile, come riesce a dare vita ai suoi personaggi così umani e così imperfetti. Mi era piaciuta molto anche l'ambientazione, così suggestiva e perfettamente in sintonia con la malinconia che queste storie lasciano dietro di sè. Io ne ho fatto una recensione super positiva ed ora mi approccio a leggere Amy e Isabelle. Sono curiosa di leggere cosa ne penserai

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Paola! Sono felice di sapere che ti è piaciuto così tanto e non sai quanto mi dispiace non poterti imitare! In ogni caso, non mi arrendo. Riproverò con Amy e Isabelle anche se, a questo punto, credo che aspetterò la tua recensione:)

      Elimina