mercoledì 25 maggio 2016

Recensione: Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi



Titolo: Leggere Lolita a Teheran
Autore: Azar Nafisi
Casa editrice: Adelphi
Numero di pagine: 375
Formato: Cartaceo

Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell'impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del Satana occidentale: la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d'amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.


La prima recensione è sempre impegnativa. Non si sa bene cosa scrivere: di un libro molto amato? Un libro non apprezzato? La lettura più recente, una vecchia lettura? Insomma, i dubbi sono tanti. In questo caso, ho deciso di recensire un romanzo letto il mese scorso e che si è rivelato una meravigliosa sorpresa.

Questo romanzo mi ha dato molto. In considerazione di ciò, mi è difficile scrivere una recensione. Non perchè non abbia le idee chiare, ma perchè mi sento intimidita: scriverò cose giuste? Avrò colto i punti salienti del libro? Come una scolaretta all'interrogazione, sono trepidante e timorosa a un tempo.
Azar Nafisi ci offre un libro dai molteplici livelli di lettura. Abbiamo davanti un'autobiografia, un saggio sulla letteratura, un documento di testimonianza, un libro di storia. Oltre a tutto questo - sopra a tutto questo - Leggere Lolita a Teheran è anche ottima narrativa.
Insegnante di letteratura a Teheran, la Nafisi ci racconta la storia dell'Iran durante la rivoluzione di Khomeini, dell'avvento della Repubblica Islamica, dei tumulti, della repressione, delle leggi discriminatorie sulle donne. La Nafisi intreccia la storia - la sua e quella dell'Iran - con la sua più grande passione: la letteratura, dimostrandoci ancora una volta come essa ci aiuti a meglio comprendere la vita e di come fra le due ci sia un continuo e reciproco scambio.
Il romanzo è suddiviso in 4 parti: Lolita, Gatsby, James e Jane Austen. La scrittrice mescola, di volta in volta, la sua vita e le sue riflessioni con l'analisi di questi romanzi e di questi autori, finchè, procedendo con la lettura, il lettore non si rende conto di come vi sia un legame strettissimo tra alcuni precisi concetti letterari e alcuni episodi biografici della scrittrice. Lolita - o meglio, Humbert - diventa così l'inedito simbolo di ogni totalitarismo e Il grande Gatsby, che parla della fine del sogno e dell'illusione, la metafora del disincanto degli iraniani. Si crea quindi uno stretto legame fra vita e letteratura, reinterpretando l'una alla luce dell'altra.
L'analisi della Nafisi dell'Iran di quegli anni mi ha sorpresa per la sua sensibilità. L'amarezza è presente, ma ciò che più traspare dalle parole della Nafisi è la malinconia. Ho sempre identificato l'Iran con il burqa, con il totalitarismo, con la violenza. La Nafisi mi ha mostrato l'altra faccia della medaglia: di un paese, di un popolo, di una religione. C'è molta oscurità, ma la bellezza è nascosta nel minimo particolare, nelle parole della Nafisi, nel ricordo. Ad Azar Nafisi manca la sua terra: le manca perchè da anni è ormai emigrata negli Stati Uniti e le manca perchè il regime gliel'ha portata via. Un regime che, nella sua frenesia di cancellare il passato, non fa che riportarlo più vividamente alla memoria di chi, silenziosamente, ancora si oppone.
Questo romanzo parla di identità. L'identità delle donne iraniane è stata risucchiata dal velo, dalle vesti troppo larghe, da un regime che si impone e pervade ogni aspetto della vita privata, fino ad annullarla completamente. Come un'ombra, il regime si infiltra ovunque, finchè ogni gesto compiuto e ogni pensiero non ne sono condizionati e visti unicamente in relazione ad esso.
Essendo un libro che parla di libri, Leggere Lolita a Teheran dà molto spazio al linguaggio. Fin da subito, con quell'upsilamba che introduce le lezioni private della Nafisi, comprendiamo che ogni parola avrà un suo perchè; diventa soprattutto esemplificativo di  un regime che farà delle parole le sue armi: un'ideologia è sempre propagandata e sostenuta, alla base, dalle parole, che assumono spesso significati particolare.  Vediamo così come le parole diventino pericolose, in Iran: prostituta, adultera, Occidente, traditore. Tutte parole che vengono caricate di significato e assumono così un peso particolare. Ampliando il discorso, questa particolare attenzione alle parole si estende alla cultura tutta. la censura operata dal regime, che ben conosce il nome delle parole, è uno dei principali focus del romanzo. Il "censore cieco" di cui ci parla la Nafisi si abbatte su ogni opera da lei discussa: da un provocatorio Nabokov a una inoffensiva Austen. Ognuno di questi autori ha parlato della caratteristica più insidiosa e pericolosa del regime: l'indifferenza, l'insensibilità. Per portare avanti una politica crudele come quella di Khomeini, bisogna spersonalizzare l'altro, per non immedesimarsi in lui. Si ergono muri tra le persone e si impedisce ogni vicinanza, fisica ed emotiva. Una delle più grandi cattiverie del mondo - e della nostra società - è proprio questa: rifiutare all'altro comprensione e compassione, riservando solo indifferenza, appunto, e senza tenere conto che, alla fine, come direbbe McCarthy, siamo tutti figli di Dio.
Leggere Lolita a Teheran non è però privo di difetti, sebbene siano marginali. Quello che ho notato più di tutti è un calo sulle ultime due parti del romanzo (James e Jane Austen). Inoltre, non ho potuto fare a meno di notare come il romanzo si rivolga soprattutto a una classe sociale medio alta, la stessa della Nafisi, coinvolgendo persone acculturate e tagliando fuori le fasce più povere e basse. Non ho potuto fare a meno di trovarla un po' snob (così come sono snob pure i suoi gusti letterari)..
Nel complesso, però, il romanzo mi è piaciuto moltissimo e lo consiglierei a tutti, in particolar modo se si tiene conto della crisi sociale che ha investito l'Europa (e l'Italia in particolare) in questi ultimi anni.



3 commenti:

  1. Questo romanzo mi è già stato consigliato da altre persone e io davvero non vedo l'ora di leggerlo. Ma ho come la sensazione di dover leggere prima i grandi classici citati nel romanzo, per comprendere appieno ciò che la Nafisi vuole trasmettere. Sbaglio? Aspetto il tuo consiglio, un abbraccio.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Ciao:) Guarda, quando l'ho letto avevo già affrontato solo la Lolita di Nabokov e tutti i romanzi della Austen, mentre James e Il grande Gatsby li conoscevo solo per sentito dire, e il libro l'ho apprezzato moltissimo ugualmente. Nonostante ciò, credo che sarebbe meglio affrontarlo con una buona conoscenza di tutte le parti in causa, perchè sicuramente qualcosa l'avrò perso per strada. Grazie per essere passata, un bacio:)

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